Alla fine, il Comune di Milano ha scelto le maniere forti e ha iniziato a smantellare i “locali galleggianti” sul Naviglio Pavese. Tra questi il “Frank Pummarola”, uno dei più grandi e noti della zona. La contesa tra Comune e titolari va avanti da 30 anni, c’è un ricorso in sospeso ma non se ne è tenuto conto.
«È incredibile. Sembra siano passate le cavallette». A dirlo al
Corriere della Sera è
Riccardo Rossi - titolare del “Frank Pummarola” - mentre osserva attonito le immagini degli
operai che smantellano un pezzo del suo locale. Lui assicura che non è arrabbiato ma amareggiato. «No, non sono arrabbiato - spiega al
Corsera - non posso nascondere che un po’ ce lo aspettavamo. Ma sono amareggiato, questo sì: lo scempio che stanno facendo è un colpo al cuore. Anche se la struttura non fosse mia. Stanno distruggendo i frutti di tanta fatica e investimenti,
oltre a uccidere i Navigli».
Rossi ripercorre gli ultimi passi di questa trentennale vicenda chiarendo alcuni passaggi: «Su uno dei ricorsi è vero che lo scorso luglio il Tar non ci ha concesso la sospensiva, però il ricorso è ancora pendente: i giudici amministrativi devono ancora discuterlo nel merito. Non sappiamo ancora quando accadrà. Stiamo aspettando. Cosa che invece il Comune non ha fatto, e nell’attesa ha distrutto tutto».
Lo stesso titolare non intende darsi per vinto, non vuole arrendersi e promette di arrivare fino in fondo per vincere la causa. Ma, nel frattempo, deve fare i conti con quanto questa operazione costerà alla sua attività. «Il Comune ci ha già inviato i costi per la rimozione: sono 70 mila euro. Ma ci penserà il Comune, perché è un conto che non credo proprio pagheremo noi. Di sicuro adesso rimarranno a casa dieci persone: sono quelle che lavoravano ogni giorno sul barcone. Vediamo se qualcuno potrà andare in pensione anticipata. Senza contare che vanno in fumo anche i 240mila euro di investimenti previsti per i prossimi due anni».
Rossi è amareggiato per il modo con cui il Comune è passato all’azione: «Qui non stiamo parlando di smantellamento o asportazione del barcone, ma di distruzione. Stanno spaccando tutto: i vetri, i mobili, hanno sradicato il tetto. È davvero uno scempio. E comunque non ci avevano comunicato niente. Lo avevo intuito, però, quando ho visto posizionare i cartelli di divieto di sosta e i lavori per staccare i cavi elettrici. Avevo capito che stamattina (ieri, ndr) sarebbero arrivati. Anche se non potrebbero».