Vini e superalcoolici. E poi carne e formaggi. Questa la hit list dei prodotti preferiti dai taccheggiatori (termine politicamente corretto per indicare i ladri), che nel nostro Paese rubano nei negozi specializzati, nei superstore ma anche nei discount. È solo uno dei dati (forse il più curioso) che emerge dalla lettura dell’edizione 2014 del Barometro Mondiale dei Furti nel Retail, presentato a Milano.
Condotta da The Smart Cube, una società specializzata nella fornitura di analisi e ricerche personalizzate, l’indagine si rivolge ai propri committenti e li aiuta nel prendere decisioni cruciali, basandosi sui risultati di migliaia di indagini e avvalendosi di una rete di centinaia di analisti. Ma se l’Italia piange, il resto del mondo non ride: il Barometro rivela, infatti, che nei Cinque Continenti gli ammanchi di cassa (nello slang specifico sono le “differenze inventariali”) sforano la cifra di 96 miliardi di euro.
I responsabili? I potenziali compratori, ma anche la criminalità organizzata, i dipendenti, i fornitori che frodano e gli errori amministrativi. Lo studio sul costo dei furti e sulla disponibilità della merce conferma che gli articoli più rubati, in Italia e in Europa, sono quelli, naturalmente, più facili da nascondere e da rivendere e che i settori maggiormente colpiti sono l’alimentare, con vini e superalcolici al primo posto, seguiti da carne fresca e formaggi.
Ma anche nel settore fashion non si sta meglio: i prodotti più a rischio sono giubbotti in pelle, calzature ed accessori moda, mentre per l’Health&Beauty, sono, in ordine, i prodotti per il trucco, le creme per il viso e le lamette a sparire per primi da banchi e dispenser. Per non parlare degli I-Phone, degli smartphone e dei videogames, in assoluto i prodotti globalmente più rubati.
Interessante anche il dato relativo al periodo in cui le differenze inventariali sono più alte: oltre il 60% dei rivenditori contattati ha dichiarato che il Natale e le festività di fine anno sono il periodo con la maggiore percentuale di furti e ammanchi. L'alto traffico di persone, i clienti che vogliono acquistare i regali, i punti vendita con eccesso di scorte e l'assunzione di personale a tempo sono le cause principali di questo fenomeno.
Dall'altro lato, solo il 6% dei retailer intervistati ha citato la Pasqua come periodo di alte differenze inventariali. Solo cattive notizie, allora? No, certo: in Italia gli ammanchi sono in diminuzione rispetto all’anno scorso, attestandosi all’1,09% delle vendite, per un valore pari a 3,1 miliardi di euro di perdite annue per gli esercenti ed una maggiore spesa, di circa 94 euro, a persona. In specifico, lo studio evidenzia come nel nostro Paese oltre il 75% delle differenze inventariali siano da attribuirsi ai furti, compiuti dai clienti per un 53,4% e dai dipendenti per il 22%. Seguono gli errori amministrativi (16,3%) e le frodi da parte dei fornitori (8,3%).