Il Monsupello Nature si aggiudica il premio “Bollicine dell’anno” della Guida Gambero Rosso 2015. Il miglior spumante italiano dell’anno è dell’Oltrepò Pavese; nasce dal Pinot nero e dall’eredità filosofica, tecnica ed enologica dell’indimenticato Carlo Boatti. E il Nature è nato proprio come lo spumante non dosato che lui riservava agli amici. L’azienda di Torricella Verzate (Pv) oggi guidata da Pierangelo, Laura, Carla e Carlotta Boatti sale sul gradino più alto di sempre per una delle guide enologiche italiane più autorevoli e riconosciute in Italia e nel mondo.
Nel 2001 la Monsupello portò in Oltrepò Pavese, sempre con il Nature, il primo Tre Bicchieri. Da allora i Tre Bicchieri della Monsupello sono cresciuti fino a quota 12: dal plurimedagliato “Nature” (90% Pinot nero, 10% Chardonnay) al “Ca’ del Tava”, dal rosé al “Classese”. Merito di una famiglia che non ha mai mollato, ma anche di un team affiatato: dal giovane e caparbio direttore-enologo Marco Bertelegni, un professionista meticoloso, attento conoscitore del territorio e una presenza solidale sempre, per arrivare al capo cantiniere Luigi Perduca, perito agrario cresciuto da Carlo Boatti, che dietro le quinte ne custodisce e tramanda il pensiero.
«Siamo qui - racconta Pierangelo Boatti - perché siamo una squadra, una famiglia allargata che non scende a compromessi e non molla mai. Per me questo premio nazionale è il coronamento di un sogno che mi porto dentro dal 1983, quando all’età di 13 anni aiutavo mio padre in cantina. Dopo la mia formazione enologica tra Italia e Francia, sono cresciuto sentendo parlare di qualità, in anni in cui il vino aveva un mercato facile. Con mio padre, che mi ha sempre dato molto spazio, ho reimpiantato vitigni nazionali e internazionali. Negli anni ‘80 mio padre aveva realizzato il primo moderno impianto d’imbottigliamento, acquistato autoclavi e una pressa a polmone. Qui gli investimenti non sono mai mancati, tra consulenti, vigna e cantina. Siamo stati fra i primi in Italia a credere nello sviluppare una rete commerciale nazionale ed estera per avere, sempre, il polso del mercato».
Oggi Monsupello è un’azienda-modello, forte di 50 ettari su 3 corpi aziendali. Tanto tempo è trascorso da quando Pierangelo Boatti, 18enne neo patentato, prendeva l’auto per battere a tappeto Lombardia, Piemonte, Liguria e Lazio per gettare, con il suo estro e la sua passione, il seme dell’odierna maxi rete commerciale di Monsupello: 95 agenti, 5.700 clienti in Italia, 270mila bottiglie prodotte ogni anno (una percentuale della produzione totale, paria a circa il 40%, è venduta sfusa a commercianti).
All’estero Monsupello esporta soprattutto in Svizzera, Germania, Danimarca, Belgio, Stati Uniti e Giappone. Una curiosità: i grandi vini di casa Boatti sono esportati anche nell’orgogliosa Francia. La storia della famiglia Boatti merita di essere studiata: il patron Carlo Boatti era il viticoltore della terza generazione; la prima generazione era di mezzadri; la seconda di proprietari a Oliva Gessi; la terza generazione a Torricella Verzate ha visto il passaggio dalla damigiana e il bottiglione a un moderno modo di fare impresa.
«Dietro a un grande uomo - spiega Laura Boatti, oggi addetta alle pubbliche relazioni dell’azienda di famiglia parlando della madre Carla Dallera - c’è sempre una grande donna. Mio padre è stato un vignaiolo rivoluzionario, forse preso per folle per le sue scelte pionieristiche, ma ha sempre avuto il sostegno di una donna unica, con grandi doti nel settore commerciale e della gestione d’azienda che è ancora la nostra colonna. Papà andava orgoglioso nel ricordare a tutti che in Oltrepò Pavese non ci sono industriali che fanno vino, ma piccoli agricoltori che diventano imprenditori».
Lui l’ha fatto per primo. Laura Boatti e la figlia Carlotta hanno invece interrotto il ciclo di una famiglia patriarcale: «Io appartengo alla quarta generazione - racconta Laura - e sono stata la prima a ereditare parte dell’azienda. Ci metto la mia parte poetica e creativa, la mia capacità di raccontare le emozioni e la cultura che stanno in ogni bottiglia Monsupello. Mi sento anche la memoria di Carlo Boatti, che tra le tante cose mi ha trasmesso anche l’amore per il tango. Quest’azienda non è solo prodotto ma terra, sangue e poesia».
Ora spetta alla piccola Carlotta farsi largo: «Ho 21 anni e una grande voglia di conoscere meglio la Monsupello e portare una ventata di novità che consenta di valorizzare ancora di più i nostri valori. Le moderne tecnologie di comunicazione elettronica e il nuovo marketing che possono generare mi affascinano. Penso ai giovani, perché la Monsupello deve guardare lontano». L’ha fatto sempre. Lo farà ancora.
Il Consorzio plaude al traguardo
«È un successo - spiega il direttore del Consorzio tutela vini Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli - che illumina l’intera zona di produzione. Le nostre colline del Pinot nero oggi guardano con orgoglio e un’identità rafforzata all’Italia e all’internazionalizzazione. La famiglia Boatti è uno sprone per tutti i produttori a mostrare al mondo ciò che l’Oltrepò sa fare bene. Un grazie speciale a tutti coloro che hanno contribuito con il sudore della fronte, capacità e abnegazione alla crescita ininterrotta di Monsupello fino ad arrivare all’Oscar delle bollicine italiane sulla guida Gambero Rosso».
Credito foto: Fabio Salmoirago
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