Sono stato, grazie all’esperienza maturata nella direzione dell’Enoteca Italiana di Siena, il primo ad aver pensato al recupero, agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso, del vitigno molisano per eccellenza la Tintilia, noto, soprattutto nella parte centrale del Molise, per le sue caratteristiche di tingere, cioè colorare di rosso il vino che, normalmente da queste parti, come nel territorio isernino, è sempre stato di colore bianco per un più facile adattamento al clima dei vitigni a bacca bianca.
Un primato che alimenta ancor di più il mio orgoglio di molisano e la mia gratitudine per la istituzione senese, figlia, nel 1960, dell’Ente Mostra Vini che, dal 1933 al 1960, aveva organizzato l’unica e più importante mostra-mercato dedicato ai vini tipici e di pregio. Dopo l’apertura dell’Enoteca, una struttura promozionale dei vini a denominazione di origine e di qualità a carattere permanente, il testimone è passato al Vinitaly di Verona, da tempo punto di riferimento dei vitivinicoltori italiani e dei consumatori rappresentati da giornalisti, importatori, ristoratori e enoteche di ogni angolo del mondo.
Una premessa necessaria per capire l’amore e la passione dei molisani per il loro vino “Tentije” o “Tentèie”, al femminile come la mitica “Barbera” piemontese, che stava per significare “vino rosso”. Il lavoro portato avanti dai cinque ricercatori del DiAAA dell’università del Molise, M. Iorizzo, V. Macciola, B. Testa, S.J. Lombardi e A. De Leonardis, riportata dalla rivista scientifica, Springer, con il titolo “Physicochemical and characteristics of red wines from the rediscovered autochthonous Tintilia grapesvine in the Molise region (Italy)”, rende omaggio ai caratteri di grande qualità della Doc Tintilia.
A conferma di questo giudizio i risultati ottenuti grazie allo studio e analisi di tredici campioni, rappresentativo dell’attuale produzione regionale, di vino Tintilia, annate 2009-2012, di cui otto provenienti dalle principali cantine imbottigliatrici di “Tintilia del Molise” Doc o Dop, mentre i restanti cinque erano vini prodotti in laboratorio con uve “Tintilia” e ceppi di lievito selezionati custoditi nella collezione del DiAAA. Tutti i campioni sono stati sottoposti ad analisi sensoriali da parte di un panel di assaggiatori coordinati da Francesco Iapaolo dell’Aspi (Associazione sommeliers professionale italiana).
“Dai dati analitici - recita la ricerca - il vino Tintilia appare come un vino molto corposo, tendenzialmente alcolico; non molto acido, ma con un potente potere tampone che ne garantisce freschezza e stabilità; ricco di sostanze fenoliche, soprattutto flavonoli e antociani ed infine, con colore equilibrato in tonalità giallo/rossa”. Un giudizio che ha trovato la sua conferma anche nell’analisi sensoriale con attributi alquanto positivi per l’aspetto visivo (limpidità, tonalità e intensità colorante), franchezza olfattiva e gusto armonico.
In pratica un profilo fisico - chimico e organolettico del vino “Tintilia del Molise” abbastanza distintivo e con peculiarità adatte a soddisfare i consumatori di vino più esperti ed esigenti. Si è detto dell’acidità e dell’effetto tampone, c’è da aggiungere che i vini Tintilia sono risultati tendenzialmente alcolici (14,2% grado alcolico medio), con una componente fenolica molto ricca a testimoniare la qualità del vino a, anche, la sua bontà, sapendo quanto contano, una volta assunti, i polifenoli contenuti in un vino rosso nel controllo di alcune patologie croniche e degenerative quali Alzheimer, arteriosclerosi, diabete e alcuni tumori.
Una grande capacità antiossidante, quindi, che rendono il vino Doc o Dop “Tintilia del Molise” un prezioso amico del consumatore, soprattutto quello che ha la fortuna di poterlo bere ai pasti tutti i giorni. Un sorso di salute che porta a pensare all’origine, il territorio molisano, importante per il vino e per l’olio, i suoi ortaggi, formaggi e salumi e, anche, i suoi tartufi, senza dimenticare il pescato con il suo mitico “Brodetto di pesce alla termolese”, una bontà che merita un viaggio per essere degustata.
Per un vino che ha bisogno della capacità degli imprenditori vitivinicoli e di un’attenta azione di marketing, cioè di tempo per essere scoperto dal consumatore, questa ricerca, dovendo procedere con più fiducia e più spinta sulla strada del successo, viene a proposito. Ecco che la Tintilia non può non ringraziare i ricercatori guidati da Massimo Iorizzo e, con essi, l’università del Molise.