Una volta era l’aperitivo scontato se ordinavi entro le nove (in realtà pagavi una consumazione facendone due), con campana a segnalare la scadenza dell’orario privilegiato. Pare sia nato a Milano e dintorni per espandersi in tutte le città italiane, poi questa moda metropolitana condita anche da ricchi e scadenti buffet è diventata un sistema per sostituire la cena, specie per i più giovani. Ma adesso anche l’“happy hour” accusa i colpi della crisi e, proprio là dove è nato, la metà degli under 35 lo sta tagliando. È quanto emerge da una ricerca della Camera di commercio di Monza, secondo la quale in Lombardia il 48% dei giovani per far fronte alle difficoltà economiche sta riducendo le spese per bar e cene fuori casa, con punte particolarmente alte proprio a Milano.
Sono invece i lombardi più in là con gli anni a salvare il settore: solo il 6% degli intervistati ha ridotto le spese per pizzerie, ristoranti e consumazioni al bar, passando al 18% di chi ha tra i 51 e i 60 anni, al 36% di coloro tra i 36 ai 50 anni, fino appunto alla metà scarsa dei più giovani. Più in generale, solo il 25% di coloro che hanno tra i 18 e i 35 anni nella patria dell’happy hour afferma di non aver cambiato nessuna delle proprie abitudini di consumo.
Per combattere la crisi e i minori introiti qualche attenzione viene posta nella riduzione degli sprechi, in particolare dei generi alimentari (da parte del 39% degli intervistati più giovani). Seguono i risparmi nei consumi di elettricità, riscaldamento e telefono (38%) mentre milanesi e loro vicini non sembrano rinunciare all’auto (un modesto 19% la “taglia”), ma soprattutto allo shopping: solo il 5% afferma di riparare quello che si rompe (vestiti, elettrodomestici e mobili), mentre il 95% continua a comprare modelli nuovi.