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Protesta degli agricoltori al Brennero «Il falso made in Italy uccide l’Italia»

Migliaia di agricoltori e allevatori sono scesi in campo, lungo la frontiera del Brennero, per la mobilitazione volta a difendere la nostra economia e il nostro lavoro nella campagne da importazioni di bassa qualità. Chiuse 140mila aziende a causa della concorrenza sleale dei prodotti di bassa qualità importati dall’estero

 
04 dicembre 2013 | 11:13

Protesta degli agricoltori al Brennero «Il falso made in Italy uccide l’Italia»

Migliaia di agricoltori e allevatori sono scesi in campo, lungo la frontiera del Brennero, per la mobilitazione volta a difendere la nostra economia e il nostro lavoro nella campagne da importazioni di bassa qualità. Chiuse 140mila aziende a causa della concorrenza sleale dei prodotti di bassa qualità importati dall’estero

04 dicembre 2013 | 11:13
 

Sono già migliaia gli agricoltori e gli allevatori che dalle prime ore della mattina di oggi, 4 dicembre, sfidando il freddo intenso, hanno invaso la frontiera del Brennero tra Italia e Austria per la mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” promossa dalla Coldiretti per difendere l’economia e il lavoro delle campagne dalle importazioni di bassa qualità, che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane.

Nel piazzale scelto come campo base all'area di parcheggio “Brennero” al km 1 dell'autostrada del Brennero - direzione sud (Austria-Italia) ci sono trattori e decine di pullman che, nella notte, hanno già portato al valico gli imprenditori agricoli provenienti da tutta Italia.

foto di Yury Colleoni

Gli allevatori si sono schierati attorno al tracciato stradale e hanno iniziato a fermare i camion per sapere cosa arriva e dove va a finire mentre sono sollevati cartelli, indirizzati agli automobilisti in transito, per chiedere di sostenere la proposta di etichettatura obbligatoria per tutti i prodotti alimentari: “615mila maiali in meno in Italia grazie alle importazioni alla diossina dalla Germania”, “1 mozzarella su 4 è senza latte”, “Italia Germania 3 a 1, undici politici con le palle cercasi” con la foto della squadra vincitrice dei mondiali 1982”, “Il falso prosciutto italiano ha fatto perdere il 10 % dei posti di lavoro”, “Basta inganni scegli l’Italia”, “Subito l’etichetta per succhi di frutta, salumi, formaggi e mozzarelle”, “il falso made in Italy uccide l’Italia”, “Fuori i nomi di chi fa i formaggi con caseine e cagliate”.

Si contano diversi trattori, una quarantina di camper e numerosi furgoni che hanno portato prodotti tipici dalle diverse regioni per il vettovagliamento. È stata alzata dalla Coldiretti, infatti, una grande tenda sotto la quale potranno alternarsi per mangiare e difendersi dal freddo agricoltori e allevatori.

Chiuse 140mila aziende
Con la crisi sono state chiuse in Italia circa 140mila (136.351) stalle ed aziende anche a causa della concorrenza sleale dei prodotti di minor qualità importati dall’estero che vengono spacciati come made in Italy. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Unioncamere relativi ai primi nove mesi del 2013 rispetto all’inizio della crisi nel 2007.

L’allarme sulla situazione delle campagne italiane è stato lanciato con la mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia”, il cui obiettivo è smascherare il “falso made in Italy alimentare”, aiutare i consumatori a fare scelte di acquisto consapevoli in vista del Natale e sollecitare le Istituzioni a rendere operativo l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dei prodotti agricoli ed alimentari.

Solo nell’ultimo anno sono scomparse 32500 stalle ed aziende agricole e persi 36mila occupati nelle campagne, con impatti devastanti sulla sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini. La chiusura di un’azienda agricola significa infatti maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all’incuria e alla cementificazione.



Sono questi i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall'altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente.

«Stiamo svendendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all’economia all’ambiente e alla salute» afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare che «l’invasione di materie prime estere spinge prima alla svendita agli stranieri dei nostri marchi più prestigiosi e poi alla delocalizzazione delle attività produttive».

Oggi anche a causa delle importazioni di minor qualità l’Italia produce appena il 70% dei prodotti alimentari che consuma ed importa il 40% del latte e carne, il 50% del grano tenero destinato al pane, il 40% del grano duro destinato alla pasta, il 20 del mais e l’80 della soia mentre siamo autosufficienti solo per ortofrutta, vino, pollame.

La colpa è di un modello di sviluppo industriale sbagliato che ha tagliato del 15% le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) con il risultato che è aumentata la dipendenza degli italiani all’estero per l’approvvigionamento alimentare.

Dall’inizio della crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero sono aumentate in valore del 22%, secondo un’analisi di Coldiretti relativa ai dati del commercio estero nei primi otto mesi del 2013. Gli arrivi di carne di maiale sono cresciuti del 16%, mentre le importazioni di cereali, pronti a diventare pasta e riso spacciati per italiani, hanno fatto registrare addirittura un vero e proprio boom (+45%), con un +24% per il grano e un +49% per il riso.

Aumenta anche l’import di latte, +26%, anch’esso destinato a diventare magicamente made in Italy. Netta pure la crescita delle importazioni di frutta e verdura, +33%, con un vero e proprio boom per il pomodoro fresco (+59%), ma cresce anche quello concentrato (+32%). Aumentano anche gli arrivi di succo di frutta dall’estero, +16%.

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