«È utile ricordare a tutti che la Repubblica Italiana è una e indivisibile, come recita la Costituzione. Il nostro è un grande Paese, che da sempre rappresenta unitariamente le sue istanze a livello comunitario. La Politica agricola comune (Pac) e la sua riforma sono un tema troppo serio per poter essere strumentalizzato per logiche di partito o a fini propagandistici. Sono da ieri in Lussemburgo, dove rimarrò fino a domani, per discutere con i nostri partner europei la riforma della Pac e difendere così gli interessi e i diritti di tutti gli agricoltori italiani, che siano lombardi, veneti, toscani, campani, siciliani o di qualsiasi altra Regione. Se il presidente Maroni ha delle particolari questioni riguardanti la Pac che gli stanno a cuore, può serenamente rivolgersi a me». Con queste parole il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo (nella foto), ha criticato le dichiarazioni di qualche giorno fa del presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni (nella foto), sulla riforma della Pac.
Maroni, infatti, in una conferenza stampa a Bruxelles tenutasi dopo l’incontro con il presidente della Commissione Ue, Josè Maunel Barroso, aveva rivendicato un ruolo leader della Regione nelle operazioni di negoziazione. «Non è giusto - aveva dichiarato Maroni - che la Lombardia sia considerata come un’ancella. Voglio incontrare il commissario Ue all’Agricoltura il prima possibile, per rivendicare il mio ruolo di governatore nella negoziazione della Politica agricola europea. Per dire che la Lombardia vuole essere leader sia nel negoziato che nel confronto con l’Ue».
Per la Lombardia, aveva poi aggiunto il governatore, che è la prima regione agricola d’Italia e la seconda d’Europa, «tagliare i fondi della Pac significa mettere in difficoltà migliaia di aziende. Voglio che la Commissione sappia che una decisione del genere sarebbe un dramma. Voglio dire quello che penso e voglio negoziare. Capisco che i riti diplomatici non lo prevedono, ma si può sempre cambiare se è utile. È un percorso che inizia, perché a Bruxelles non sono abituati a trattare direttamente con le Regioni». Secondo Maroni «i governatori delle Regioni del nord sono l’interfaccia della Commissione» perché solo loro conoscono «le specificità» dei loro territori.
«Torneremo sul tema - aveva concluso Maroni - perché ci preoccupa il negoziato in corso e non siamo soddisfatti delle risposte che sono state date all’assessore Fava. Non attendo il 17 ottobre per rivendicare un ruolo sul negoziato (quando la Regione sarà alla Presidenza dei Quattro motori per l’Europa). L’Europa che sarà non potrà essere che l’Europa delle Regioni e dei Popoli».