ROMA - Spesso le grandi firme della moda si sono rivolte al vino con acquisizioni di marchi oppure hanno cominciato a produrlo, vinte dall’appeal che esso suscita su chiunque si avvicini al suo mondo. Anna Fendi Venturini (nella foto), una delle sorelle regine dell’haute couture italiana ha invece intrapreso un viaggio durato un anno e mezzo nelle cantine, dalla Sicilia al Piemonte, selezionando un piccolo numero di vini, 31 in tutto, conquistata dalla loro unicità, dalla passione di chi li ha prodotti e dal territorio di cui sono espressione.
Un’impresa partita quasi per gioco insieme al compagno di vita Giuseppe Tedesco (nella foto), con la consulenza di Michelangelo Di Toma, taster di classe ben noto agli appassionati di whisky di malto. L’idea iniziale era quella di dotare di una carta di vini eccezionale ed esclusiva il ristorante di Villa Laetitia, una splendida villa liberty di Roma, a Lungotevere delle Armi, progettata nel 1911 dall’architetto Armando Brasini e da lei acquistata, restaurata e trasformata in una residenza di classe, con una ventina di camere e saloni di rappresentanza. A curare la ristorazione è l’Enoteca La Torre di Viterbo, stella Michelin dal 2010.
Va subito precisato che Anna Fendi e le sorelle non hanno più nulla a che fare con la storica griffe della moda, passata in altre mani. Ed ora, con lo stesso talento che ha messo nell’attività di famiglia, quella che si è sempre definita “una semplice artigiana della moda” ha intrapreso una nuova avventura: un’attività di accoglienza di charme che non poteva trascurare il vino.
«Amo molto questo piccolo albergo - ha detto - che deve avere per chi viene l’intimità della casa. Questo progetto sul vino mi ha fatto conoscere produttori che mettono nel loro lavoro una grande passione, la stessa che nella moda ha reso così importante il nostro Made in Italy».
Eleganti le etichette dal design minimal che portano le sua firma, mantenendo però nel lato opposto della bottiglia oltre al nome del produttore, le informazioni su vitigno, composizione e territorio. Prepotente concessione alla moda è stato il nome, anzi il “nickname” con cui i vini sono stati battezzati: da Lamè (Valdobbiadene Prosecco superiore Docg) a Plissè Soleil (Chardonnay delle Langhe), da Bavero Rosso (Amarone della Valpolicella Classico) a Velvet (Chianti Classico Riserva), da Flanella (Pinot Grigio Venezia Giulia) ad Alamaro (Sudtiroler Kerner Doc). E poi vengono Decoltée, Gros Grain, Madreperla, Sablè, Voile, Spina di Pesce, Fard, Bolero, Cat’s Walk, Negligée, Occhio di Pernice, Stiffelius, Velvet, Twill. Due i distillati: Zip (Grappa di Amarone) e Aqua Vitae uno spirito d’uva a 21% vol. ideale per aperitivo.
«Non sono un esperto - ha premesso Giuseppe Tedesco - ma siamo partiti alla ricerca del vino che piace a noi: poco, buono e tradizionale. Ci siamo mossi per un anno tra varie cantine di molte regioni, individuando piccoli produttori che ci hanno dato fiducia, perché non tutti hanno creduto nel nostro progetto cedendoci tutta la loro produzione».
Le partite dei vini scelti - questa era l’idea del progetto - sono state acquistate in blocco e saranno commercializzate o sul sito o al ristorante di Villa Laetitia. «Parliamo di piccole partite - ha precisato Michelangelo di Toma- per esempio di alcune tipologie abbiamo appena 600, o 360 o 240 bottiglie. Sono solo 200 quelle del Soave Spina di Pesce di cui disponiamo. Tutte insieme non superano il numero di 15mila. Le tirature limitatissime faranno in modo che saremo noi a scegliere chi potrà acquistarle. Certamente saranno grandi intenditori o ristoranti o strutture stellate o prestigiose». L’operazione dimostra grande passione, certo, ma è facile prevedere che la cantina presto si esaurirà. E allora? «Ricominceremo da capo nella nostra ricerca in giro per l’Italia - dice ancora Di Toma - partendo ovviamente dai produttori che abbiamo già selezionato».
La presentazione del progetto a Villa Laetitia è stata preceduta da una degustazione e seguita da una cena, in cui i vini sono stati abbinati al menu studiato dallo chef Danilo Ciavattini insieme al sommelier Luigi Picca. Sono stati serviti Trancio di salmone morbido con erbarelle spontanee, Risotto con scampi, limone candito e vaniglia, Baccalà croccante e caponata di verdure e Ganache di cioccolato e lamponi. «In questo luogo - promette lo chef Ciavattini - porterò la grande cacciagione, l’orto, i gusti di cucina della campagna viterbese e soprattutto uno stile che non sta a guardare la moda del momento».
I ripetuti brindisi tra gli esponenti del bel mondo romano e i padroni di casa e gli auguri per questa nuova avventura griffata Fendi hanno certamente assottigliato la neo-cantina di Villa Laetitia, ma l’entusiasmo dimostrato dagli ideatori del progetto farà senz’altro in modo di rifornirla con continuità.