Torna di attualità lo scandalo delle quote latte, che già molti milioni di euro di multa ha comportato per l'Italia nei confronti della Ue. Nel mirino c'è ancora una volta la Lega nord che ha protetto e coperto gli allevatori che hanno imbrogliato e danneggiato i colleghi seri, impedendo in più occasioni che Governi e parlamento facessero finalmente pulizia in questo autentico letamaio. La Guardia di Finanza di Milano, su ordine del pm Maurizio Ascione, ha perquisito le sedi di Milano e Torino della Lega Nord nell'ambito dell'inchiesta per bancarotta e corruzione con al centro presunte irregolarità sulle quote latte.
Roberto Maroni, Umberto Bossi, Roberto Cota e Roberto Calderoli erano presenti alle perquisizioni che la guardia di finanza ha svolto, fino alla tarda notte di ieri, nelle sedi del Carroccio in via Bellerio a Milano e in via Poggio a Torino. I finanzieri hanno portato via materiale cartaceo e informatico nell'ambito dell'inchiesta sulle quote latte partita, nei mesi scorsi, dal crack della cooperativa 'La Lombardà, travolta da un 'bucò di 80 milioni. Le perquisizioni però, spiegano fonti investigative, hanno avuto «esito parziale» perchè gli esponenti della Lega hanno opposto l'immunità parlamentare degli uffici della Lega, impedendo così agli investigatori di svolgere fino in fondo il loro lavoro.
L'inchiesta parte dal crack della cooperativa 'La Lombarda' fallita con un buco da 80 milioni di euro. Oltre alla bancarotta, gli inquirenti ipotizzano anche la corruzione perché, da quanto si è saputo, si sospetta di presunti versamenti di mazzette a funzionari pubblici e politici per interventi sia ministeriali che legislativi a favore degli agricoltori per ritardare i pagamenti sulle quote latte da versare all'Unione Europea.
"La Lega non c'entra, l'inchiesta riguarda una società che non c'entra niente con la Lega". "Non hanno trovato nulla", noi "siamo terzi e quindi la questione è chiusa". Così il segretario della Lega Roberto Maroni sulle perquisizioni in via Bellerio per l'inchiesta sulle quote latte. "Siamo avanti nei sondaggi e arrivano schizzi di fango mediatico. Prevedibile, ma nessuna paura. Avanti tutta, PRIMA IL NORD", aggiunge poi su Twitter.
TORNA IL PERICOLO MULTE
Dopo tre anni torna inatnto il pericolo multe per le quote latte, con la produzione nazionale che rischia di superare il fatidico tetto dei 10 milioni e 883mila tonnellate assegnato dall’Unione Europea all’Italia, oltre il quale scatta il cosiddetto splafonamento e le sanzioni conseguenti. L’allarme lo lancia la Coldiretti sulla base dell’andamento della produzione di latte in Italia nel 2012/2013.
I dati relativi alla campagna in corso - sottolinea Coldiretti – indicano un aumento della produzione e, nonostante gli effetti sugli allevamenti della siccità e del caldo estivi, si rischia seriamente di oltrepassare il limite oltre il quale scattano le “multe” dell’Unione Europea, come nel passato. A metà campagna, in particolare, si registra un incremento di circa il 2 per cento rispetto a quella precedente, con un esubero di 150 mila tonnellate, che si tradurrebbe in un prelievo nazionale pari a 40 milioni di euro.
Questa – rileva la Coldiretti - è' la terz'ultima campagna lattiera in cui vige il regime delle quote che secondo l’Unione Europea sparirà nel 2015. La questione quote latte - ricorda Coldiretti - è iniziata 30 anni or sono nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992, con la legge 468, poi il 2003, con la legge 119, e infine il 2009, con la legge 33, sono state le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte.
Per ultimo con la legge di stabilità' è stata introdotta una efficace norma per la riscossione coattiva, che prevede di affiancare all'Agea (Agenzia per l’erogazioni in agricoltura) l'esperienza e la capacità operativa di Equitalia e della Guardia di Finanza.
Dei quasi 4.000 milioni dovuti complessivamente per la multa, 1.700 milioni sono stati versati dallo Stato per sanare il periodo 1984-1996. Il prelievo complessivamente richiesto ai produttori per il periodo successivo ammonta a 2.264 milioni di euro, di cui ne sono stati riscossi solo 246 e altri 346 milioni sono in rateizzazione con la legge n. 119/2003. 175 milioni sono ormai irrecuperabili per fallimento, per incapacita' definitiva di versare, per sentenza di annullamento. Restano quindi da riscuotere circa 1.500 milioni, di cui 700 non sono al momento esigibili a causa di sospensive giurisdizionali mentre 800 sono esigibili. L'Agea ha intimato il pagamento del prelievo esigibile ai circa 2.000 produttori coinvolti. 600 di loro devono pagare somme superiori a 300.000 euro, cioè la gran parte del debito. La stragrande maggioranza dei circa 40mila allevatori presenti in Italia, nel corso degli ultimi anni - conclude la Coldiretti - si è invece messa in regola acquistando o affittando quote.