'Cioccolato amaro e caffè” non è solo una recente canzone di Matteo Becucci, ma già dal lontano Settecento questi due elementi andavano a braccetto. Infatti, nella Venezia di quegli anni nascevano le prime botteghe del caffè, che erano certamente anche botteghe della cioccolata, dove si sperimentavano ricette sempre nuove.
Viene da sé che divenne di tendenza offrire un pezzetto di cioccolata da sciogliere nella tazza del caffè o da gustare subito dopo, moda che secondo alcuni è nata in Francia, ripresa poi dai Savoia, tanto che a Torino esiste una variante della tradizionale bevanda, il Bicerin, chiamato anche 'pur e barba”, cioè caffè e cioccolato.
Circa una ventina di anni fa molti bar hanno iniziato ad offrire insieme al caffè il Napolitain, un cioccolatino di forma rettangolare che il più delle volte portava il nome del locale. Le origini di questo nome sono incerte: alcuni lo vogliono legare a Napoleone, grande consumatore di cioccolata, ma di certo non ha niente a che vedere con la città di Napoli. Oggi è una tradizione superata, vuoi perché con l'andare del tempo il cioccolatino ha perso la sua identità, vuoi perché il cioccolato è diventato scadente, oppure perché il peso si è ridotto trasformandosi in una mera operazione commerciale.
Qualche locale ha sostituito il Napolitain con il chicco di caffè ricoperto di cioccolato. Nei ristoranti, invece, insieme alle 'friandises” (dolcetti di pasticceria secca, biscotti al burro con cioccolato o marmellata) viene offerta una pralina, e il Napolitain è ritornato ad essere un cioccolatino di alta qualità confezionato in astucci da degustazione per poter apprezzare le differenze e le peculiarità dei vari cioccolati.
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