Sono diverse e numerose le evidenze che sostengono l'importanza di intervenire per migliorare il quadro di salute generale delle giovani generazioni e sono altrettante le sollecitazioni che arrivano da più parti, inducendo a considerare prioritario l'impegno della scuola di ogni ordine e grado nell'agire sul piano dell'educazione alimentare. Ciò, naturalmente, deve avvenire nel rispetto della specifica competenza educativa e in stretta collaborazione con le altre istituzioni, nell'ottica di una reciproca valorizzazione delle azioni messe in atto.
Le rilevazioni effettuate in questi anni indicano chiaramente come crescano nella popolazione giovanile i problemi legati a cattive abitudini alimentari e a stili di vita poco sani. Basti pensare come dal 1990 ad oggi si sia verificato un allarmante aumento del numero di giovani in sovrappeso o addirittura con problemi di obesità; la cifra sembra tra l'altro destinata ad aumentare anche nei prossimi anni, a meno di forti ed efficaci interventi educativi.
Per rispondere a tale 'urgenza” sanitaria, ma non solo, da qualche tempo sono stati messi in atto significativi interventi istituzionali, che hanno visto nella scuola il luogo di elezione per un'indispensabile azione preventiva di educazione alimentare rivolta alle giovani generazioni ma anche alle loro famiglie. Peraltro, il fatto che l'Expo Universale, che si terrà nel 2015 a Milano, abbia quale tema 'Nutrire il Pianeta, energia per la vita”, ponendo quindi al centro dell'attenzione la questione del cibo e dell'alimentazione delle future generazioni, offre un'occasione imperdibile per dare centralità ai temi dell'educazione alimentare e porre le basi per infrastrutture e strutture d'eccellenza a supporto della sua diffusione.
Alimentazione e cambiamenti sociali
Le nuove generazioni devono confrontarsi ogni giorno con fattori di trasformazione sociale che condizionano fortemente e purtroppo negativamente i comportamenti alimentari e le scelte fatte a tavola. Tra questi fenomeni ricordiamo per esempio:
- la destrutturazione della preparazione dei pasti, che si manifesta nella ricerca e nel consumo di alimenti ready to cook e ready to eat. In quest'ottica, la scelta alimentare privilegia quei prodotti che dispongono di un buon contenuto di servizio e sono adatti a essere consumati istantaneamente rispetto ad alimenti freschi che necessitano di una preparazione come verdura, carne o pesce;
- la destrutturazione della giornata alimentare, che si manifesta frantumando il ritmo tradizionale (colazione, spuntino, pranzo, merenda, cena) e moltiplicando le occasioni di consumo istantaneo e sregolato di alimenti reperibili in ogni ora del giorno, in ogni stagione e in ogni situazione, ma spesso di inadeguata qualità nutrizionale e a forte impatto ambientale;
- la diffusione dei pasti fuori casa, che delega alle aziende di gestione pubbliche e private il compito di scegliere qualità, abbinamenti e porzionature dei cibi di tutti i giorni, accentuando nei fruitori un'inevitabile passività rispetto ai modelli di consumo e agli stili alimentari.
La scuola, attraverso il suo radicamento territoriale, la sua ricchezza interculturale, il dialogo e l'osservazione quotidiana con i ragazzi, il presidio costante e interdisciplinare del percorso formativo, si rivela il luogo di elezione per mettere in atto una vera e propria educazione alimentare, configurandosi quindi come l'istituto sociale che prima di ogni altro può assolvere il compito di guidare il processo radicale di riappropriazione e di esplorazione emotiva e culturale del patrimonio alimentare del nostro Paese.
L'educazione alimentareParlando di educazione alimentare non si intende però solo ed unicamente porre le basi per una corretta nutrizione, ma anche spingere a considerare tutti i fattori che emergono nel fase di produzione e consumo dei pasti. In realtà, infatti, ogni attività di produzione alimentare implica un intervento dell'uomo sull'ambiente e sull'organizzazione sociale e gli effetti di tali interventi, così come i loro costi, devono essere ricompresi nell'idea di qualità reale del prodotto. Soddisfatto nel nostro Paese il problema della disponibilità di cibo (che purtroppo tocca ancora oggi una grandissima parte della popolazione mondiale), in una società come la nostra, prevale ancora un'idea di qualità 'tecnica” del cibo che però non corrisponde alla qualità globale del sistema alimentare. E anche questo è un salto da compiere sul piano culturale attraverso adeguate iniziative di educazione alimentare: sensibilizzare le giovani generazioni su un'idea di qualità più complessiva, che coinvolge, oltre al benessere del singolo, quello della società in cui vive e quello dell'ambiente da cui ottiene le risorse.
L'educazione alimentare ha come finalità ultima il generale miglioramento dello stato di benessere degli individui, attraverso la promozione di adeguate abitudini alimentari, l'eliminazione dei comportamenti alimentari non soddisfacenti, l'utilizzazione di manipolazioni più igieniche degli alimenti e un efficiente utilizzo delle risorse alimentari.
In questo senso, il menu scolastico 'ideale” dovrebbe:
- rispettare i corretti orientamenti nutrizionali;
- preferire prodotti ortofrutticoli di stagione;
- inserire alimenti Dop, Igp e a 'filiera corta”;
- utilizzare preferibilmente condimenti di origine vegetale;
- proporre associazioni alimentari atte a stimolare l'abitudine a variare i cibi;
- incentivare il consumo di alimenti 'difficili”;
- stimolare il consumo di piatti unici.
Ma mangiare a scuola può davvero rappresentare un vero e proprio momento di educazione alla salute? Noi crediamo di sì, in quanto:
- rappresenta un'occasione per nutrirsi con equilibrio;
- aiuta ad acquisire modelli culturali e comportamenti più salutari;
- favorisce la conoscenza dei principi di una sana alimentazione;
- contribuisce a migliorare il rapporto con il cibo;
- valorizza la socializzazione e l'integrazione tra le etnie;
- stimola la curiosità verso nuovi sapori.
Il ruolo della scuolaE allora cosa sta facendo la scuola per rispondere a questo importante ruolo che le viene riconosciuto dalle istituzioni, dalle famiglie e dai nostri figli? Innanzitutto si registra negli ultimi anni una maggiore attenzione alla composizione dei menù scolastici, poi si cerca sempre più spesso di proporre associazioni alimentari che stimolino l'abitudine a variare i cibi normalmente consumati, infine si incentiva il consumo di alimenti 'difficili” come per esempio le verdure e il pesce; è inoltre cresciuta la percentuale di prodotti ortofrutticoli di stagione che viene inserita nelle proposte dei pasti e si cerca di valorizzare i piatti della tradizione gastronomica del territorio di riferimento.
Certo molto è stato fatto in questi ultimi anni, tuttavia ancora molto ci sarebbe da fare ed esistono delle criticità da tutti riconosciute e che si sta però cercando di superare. Per esempio rendere ancora più stimolanti e appetitosi i menu, magari trovando nuovi modi per proporre quei cibi che seppur presenti in mensa non vengono generalmente consumati, quali le verdure, i legumi e il pesce. Sarebbe necessario ripensare le grammature delle portate, in modo da favorire il consumo di un pasto completo e non solamente del primo piatto. Va prestata maggiore attenzione al luogo in cui i bambini pranzano: si tratta spesso di ambienti che non nascono da una vera e propria progettazione ma dall'adattamento di luoghi adibiti ad altre funzioni, con il risultato che spesso i refettori risultano talmente turbolenti e chiassosi da 'distrarre” l'attenzione dei piccoli.
La collaborazione della famigliaAl di là di queste iniziative vale la pena ribadire come anche in questo caso la collaborazione delle famiglie sia essenziale per conferire al momento del pasto a scuola una vera e propria valenza educativa, che continua anche a casa attraverso il rispetto delle stesse regole alimentari e nutrizionali che vengono insegnate quotidianamente. Fino a non troppi anni fa l'educazione alimentare si faceva in famiglia, dove gli adulti trasferivano ai giovani i molteplici valori del cibo consumato tutti i giorni. In questi ultimi decenni la famiglia ha vissuto passaggi e cambiamenti così veloci e profondi da non consentire più un'azione di guida nelle scelte e nei comportamenti di consumo dei ragazzi. Per contro, in questi anni la scuola ha visto allargare la propria responsabilità educativa a nuovi ambiti trasversali, tra i quali, appunto, quello dell'educazione alimentare.
Promotrice di cultura e di relazioni, la scuola può fornire alle famiglie e alla collettività gli strumenti necessari per comunicare e avviare un processo di reale cambiamento nei comportamenti alimentari. Le famiglie sono tuttavia chiamate, in questo quadro, a una partecipazione collaborativa su tali temi. L'influenza che la famiglia esercita sul comportamento alimentare di bambini e ragazzi è determinante e l'eventuale mancanza di interazione con la scuola può sottoporre i giovani a stimoli a volte contrastanti, generando in loro confusione e incertezza. Peraltro, la famiglia stessa, se esclusa dal percorso educativo scolastico, può assumere atteggiamenti negativi o contraddittori che, partendo da una sorta di scetticismo, possono diventare di insofferenza, per sfociare addirittura in competitività.
Solo la collaborazione attiva e partecipe delle famiglie all'attività di educazione alimentare scolastica può costituire l'elemento trainante per il successo delle diverse iniziative promosse anche dalle Istituzioni per fare sì che i nostri figli imparino a nutrirsi meglio e quindi anche a vivere meglio. Da parte nostra, in qualità di esperti di tecnologie per la sicurezza alimentare, siamo ormai da tempo impegnati ad assicurare che ciò che le future generazioni mangiano sia sano, senza dimenticarci però del fattore 'gusto”. Ecco perché in diverse realtà cominciamo ad operare anche a livello di rilevazione della qualità percepita da parte dei bambini e mettiamo in atto progetti di formazione per gli insegnanti e le famiglie.