Era tempo che Bruno Gambacorta (nella foto) raccogliesse in un libro le storie spesso minori che stanno dietro ai cibi e dei vini che ogni giorno sono sulla nostra tavola, che ci facesse conoscere le persone che li producono, in un mondo che va veloce e che spesso non dà al consumatore i parametri giusti per riconoscere la qualità. Da 13 anni Eat Parade, la sua rubrica del Tg2, punta le telecamere sui prodotti della terra e della vigna, nei tempi strettissimi concessi dall'attualità e dalla politica, negli anni dilatati -ma non troppo- per il gradimento e per i dati dell'audience.
Questo giornalista ci ha parlato tra i primi dei prodotti della terra e della loro trasformazione in cucina in uno spazio di pochi minuti rubati alle notizie considerate 'più serie”. Il cresciuto interesse su ciò che ruota intorno al mondo del gusto hanno dilatato pian piano lo spazio della striscia, concesso repliche e inserito nuovi spazi - rubriche nelle rubriche - come Wine Parade, dedicata al vino, una vetrina sui libri sull'enogastronomia e le segnalazioni di manifestazioni ed eventi sul tema. è stata negli anni una trasmissione molto seguita, determinante per informare su ciò che mettiamo in tavola e nel bicchiere presentandoci i produttori, grandi ma spesso sconosciuti artigiani del gusto. E ora Gambacorta ha fatto quello che speravamo che facesse: ha tirato fuori dal cassetto appunti di anni, considerazioni, interviste alle persone che stanno dietro al cibo e al vino. è nato così il suo primo libro: «Eat Parade-Alla scoperta di personaggi, storie, prodotti e ricette fuori dal comune» .
è un volume diverso dai tanti che continuano a uscire sull'argomento perché ci fa conoscere tanti uomini e donne impegnati a fare qualità con la buona agricoltura, talvolta con la speranza che i figli scelgano una professione meno difficile e più remunerativa. Finalmente svincolato dai rigidi tempi televisivi, Gambacorta ci racconta 36 storie di tutte le regioni, nessuna uguale all'altra, ma tutte accomunate dal grande amore per la terra. E non mancano le ricette:sono più di settanta, tutte d'autore, alcune semplicissime e folgoranti, altre più complesse e sontuose. Il cibo e il vino possono dare anche una ragione di vita, reinventare l'esistenza dei detenuti di Bollate e degli ex tossicodipendenti di San Patrignano e di Mondo X, la coltivazione dei piccoli frutti può salvare una valle del Trentino dallo spopolamento, i terreni strappati alla mafia, grazie a Libera e a Don Ciotti, possono dare lavoro e benessere a tanti giovani alle prese con un futuro difficile.
è sempre lo stesso filo a legare storie diverse. C'è quella di Emilio Bei, ristoratore di Fermo che all'interno del suo ristorante stellato è riuscito a creare una collezione di arte moderna e contemporanea con opere di Guttuso, Ciarrocchi, Burri e D'Orazio. Sono opere di cui si percepisce la bellezza ma esprimono l'amicizia e l'affetto con gli artisti che hanno apprezzato a loro volta un'altra arte: quella di far cucina.Gambacorta ci racconta anche la storia di un principe, Duccio Corsini, rappresentante di quell'aristocrazia intelligente dei grandi marchi di vino. Discendente di una famiglia che ha donato a musei le proprie collezioni d'arte racconta che "un Corsini poteva andare a cavallo da Firenze a Roma senza mai uscire dalle sue proprietà. Ebbene, Duccio non solo ha scelto di sporcarsi le scarpe con la terra nelle tenute di San Casciano in Val di Pesa e della Marsiliana, ma ha saputo innovare nella vitivinicoltura, nella coltivazione dell'olivo e nell'ospitalità. Con la qualità ha saputo anche sfidare la diffidenza sul vino in bag in box da tre litri, contenitore pratico ed ecocompatibile. «L'agricoltura – sostiene - produce spazio per tutti, crea paesaggio. Ha un'importanza che noi stessi fatichiamo a comprendere».
Uno dei capitoli del libro è dedicato alle Cesarine, goloso quanto laicissimo ordine guidato da Egeria di Nallo, capofila di una rete di persone che amano preparare e mangiare buoni piatti nelle proprie case,condividendo l'esperienza con altri. «Il buon cibo – spiega - supera il suo valore nutrizionale per entrare da protagonista nelle relazioni tra gli uomini. Rappresenta una sedimentazione di sapere e di esperienze,tanto in chi cucina quanto in chi lo consuma».Poi c'è Graziano Pozzetto, romagnolo allergico alle luci della ribalta impegnato nella salvaguardia e nella divulgazione di piccoli capolavori del sapere contadino a rischio di dispersione, come il formaggio di fossa, lo squacquerone, la salama da sugo e la vera piadina, quella con lo strutto. Li difende ad oltranza, paradossalmente vittime del proprio successo anche dalle certificazioni di qualità come la Dop che – dice - talvolta può causare omologazioni devastanti. Fare buona agricoltura significa anche protezione del paesaggio.
è il caso degli olivi millenari di Puglia, espiantati o addirittura rubati per abbellire con le loro forme contorte i giardini di ville. La Comunità degli oliveti monumentali li protegge e nello stesso tempo ne ricava una piccola quantità di olive della cultivar Ogliarola Salentina, che risale ai tempi di Annibale e dei Messapi, e qualche migliaio di bottiglie di olio centenario. C'è la storia di Mariano Vinaccia che comprese per primo il valore del limone ovale di Sorrento che poi si aggiudico l'Igp gratificando anche quello della costiera adiacente, lo sfusato di Amalfi, la coraggiosa svolta dell'altoatesino Alois Lageder, che ha convertito i 50 ettari dei vigneti di famiglia al metodo biodinamico. Forse le pagine più belle sono quelle dedicate all'Abruzzo, dopo quella terribile notte del terremoto, il 6 aprile 2009, che distrusse vite e azzerò attività.
Gambacorta ci racconta l'impegno di tanti per ricominciare,dopo la fase del dolore e dell'emergenza. Molti si sono rimboccati le maniche, spostando altrove le loro attività. Maurizio De Luca, titolare di una enoteca distrutta, andò tra le macerie a recuperare le bottiglie ancora intere e quelle un po' danneggiate, marcandole con un apposito bollino 'a prova di terremoto” che stappa ogni tanto per chi sa apprezzarle. Anche Marzia Buzzanca, titolare del ristorante Vinalia, una stella Michelin, non si è arresa e si è spostata altrove. Racconta che per non far morire il lievito madre per fare il pane andò a recuperarlo nella cucina distrutta con la scorta dei carabinieri. Hanno dato una mano alla rinascita anche due giornalisti, Roberto De Viti e Antonio Paolini, creando la Banca solidale del vino con le bottiglie donate da un centinaio di aziende e da alcuni consorzi, offerte poi ai locali che hanno riaperto nella zona sinistrata. In alcuni capitoli del libro, come la sezione del 'Saper fare” Gambacorta ci racconta tutto sulla mozzarella perfetta sul culatello che piaceva a Giuseppe Verdi, sui salumi di pecora sardi e sui i risi storici del Nord Italia. Ci parla di iniziative come Cantine aperte, I musei del Cibo, Adotta una pecora e, infine, in una speciale appendice ci fa conoscere i protagonisti e i luoghi della nostra Italia del gusto, legata alla terra e alle tradizioni, segnata da una passione che copre la fatica.
Questo giornalista gourmet, napoletano, classe 1948, è da un quarto di secolo in Rai anche come esperto cultura, spettacolo ma anche di scienze e di sanità (ha una laurea in medicina nel cassetto). Ha vinto numerosi premi giornalistici, fra i quali il Cnn World Report Award nel 1996, il Premio Voltolino per la divulgazione scientifica, l'Oscar del vino 2002 assegnato dalla rivista Bibenda e nel 2010 il Premiolino. L'ultimo riconoscimento l'ha ricevuto a Piobbico, il Trofeo Galvanina come Miglior giornalista enogastronomico nell'ambito dell'11° Festival della Cucina italiana, dedicato ai sapori mediterranei.
Eat Parade. Alla scoperta di personaggi, storie, prodotti e ricette fuori dal comune
272 pagine
15,90 euro
RAI ERI e Vallardi