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Caffè, chicchi a peso d’oro Ma al bar prezzi stabili

Dall'ultima elaborazione Fipe emerge un aumento nella caffetteria. Non spaventa tanto il prezzo del chicco del caffè quanto l'aumento degli affitti e dei costi di gestione. Per il presidente Fipe Stoppani: «È segno della crisi. Le attività tendono ad assorbire eventuali aumenti della materia prima»

31 agosto 2011 | 10:32

Caffè, chicchi a peso d’oro Ma al bar prezzi stabili

Dall'ultima elaborazione Fipe emerge un aumento nella caffetteria. Non spaventa tanto il prezzo del chicco del caffè quanto l'aumento degli affitti e dei costi di gestione. Per il presidente Fipe Stoppani: «È segno della crisi. Le attività tendono ad assorbire eventuali aumenti della materia prima»

31 agosto 2011 | 10:32

«Non ci spaventa tanto il prezzo del chicco del caffè, ma l'aumento degli affitti e dei costi di gestione». Lino Enrico Stoppani, presidente Federazione nazionale pubblici esercizi (Fipe), parlando con Ign, testata online dell'Adnkronos getta acqua sul fuoco sull'allarme, lanciato dall' l'International Coffee Organization (Ico). Per l'Ico, infatti, il Brasile registrerà un calo della produzione superiore alle attese con effetti pesanti sull'offerta. La produzione nazionale dovrebbe arrivare a 43,54 milioni di sacchi sotto i 48,1 milioni della precedente stagione. Il motivo? I chicchi di caffè saranno più piccoli per le avverse condizioni climatiche dei mesi scorsi.



Il prezzo del chicco di caffè quindi sembra essere destinato a salire. Ma non è detto che si ripercuoterà sulle tariffe della tazzina al bar. Dall'ultima elaborazione Fipe, dati luglio 2011, emerge, spiegano dal Centro Studi, «che la caffetteria continua a far registrare una variazione dei prezzi all'insegna della moderazione» con «un sostanziale assorbimento dell'incremento del prezzo di acquisto del caffè torrefatto da parte del bar». «è un segnale della crisi - aggiunge Stoppani - l'idea è quella di riassorbire il rialzo dei prezzi delle materie prime per non ledere i consumi. In molte attività si è cercato di agire in questo modo per evitare che il cliente alla fine cambiasse bar».

Dai dati Fipe la tazzina è il prodotto del bar con la dinamica di prezzo più virtuosa. A luglio 2011 rispetto al mese precedente la caffetteria è salita di uno 0,10, mentre il gelato artigianale dello 0,29. Il motivo? Gli esercenti, spiega il Centro Studi Fipe, sono attenti a muovere la leva del prezzo quando maneggiano il caffè. Nell'ultimo anno la variazione tendenziale è stata del 2,4% (luglio 2011/luglio 2010). «Il costo della materia prima - spiega Stoppani - influisce solo marginalmente sul costo finale della tazzina. Da noi infatti, dati alla mano, restiamo sempre sotto un euro. In media il prezzo al bar in Italia è di 0,88 centesimi».

Nonostante a trainare la produzione del caffè sia il Brasile, l'Etiopia è la sua 'patria” originaria, il luogo natio da cui si è sviluppata la straordinaria storia di questo prodotto. Perciò la Fondazione Ernesto Illy, illycaffè e l'Università di Addis Abeba hanno avviato un progetto per favorire la conservazione e lo sviluppo della specie originaria di caffè arabica, anche attraverso una collezione di piante, nate spontaneamente nelle foreste naturali dell'Etiopia.

«Abbiamo finanziato un centro di ricerche etiopico per la costruzione e il mantenimento di varietà in situ - dice Furio Suggi Liverani, direttore Ricerca e Innovazione della illycaffè -. La culla del caffè è l'Etiopia, ma il Paese ha un problema. Dal punto di vista delle pratiche agronomiche è a un livello molto più elementare, il Brasile è molto più preparato. In Etiopia non c'è uno sviluppo agronomico industriale. Parte del caffè nasce spontaneamente e il problema maggiormente sentito è quello della deforestazione. L'idea è stata quella di supportare la creazione di banche del seme in Etiopia per garantire una lunga vita al caffè».

Un ottimo osservatorio per valutare l'andamento del mercato del caffè espresso è rappresentato dal TriestEspresso Expo che si svolgerà a Trieste dal 25 al 27 ottobre 2012. La fiera biennale, esclusivamente dedicata agli operatori internazionali della filiera, lo scorso autunno ha infatti riunito novemila operatori del caffè, provenienti da ottantacinque Paesi. La manifestazione si svolgerà nel rinnovato Magazzino 26, edificato nel 1890 quale edificio di stoccaggio di punta per il caffè all'interno del del Porto Vecchio di Trieste. «Senza dubbio chi espone al TriestEspresso - dice Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio di Trieste che da quest'anno è subentrata nella gestione dell'evento -, sia un produttore di caffè torrefatto, verde, accessori o macchinari, cerca a Trieste in primis una porta verso il Centro Est Europa. Oltre ai vicini Balcani e all'Ungheria nell'ultima edizione abbiamo registrato un picco nel numero di operatori in visita da Russia e Ucraina, realtà molto dinamiche e con una crescente attenzione all'espresso. Per contro la debolezza del dollaro penalizza gli scambi con il Nuovo Continente».

Guardando invece a come il mercato mondiale guarda al caffè espresso italiano, sono eloquenti i risultati dell'ultima edizione. «Il dato più significativo è il forte aumento nel numero di visitatori professionali dall'Asia, quasi triplicati negli ultimi due anni. I Paesi più rappresentati sono Cina e Corea, a testimonianza di una crescente curiosità e di un mercato dell'espresso in espansione e con grandi potenzialità. Il recente accordo che abbiamo siglato per la promozione della manifestazione in Cina con Hotelex Shanghai ne è la naturale conseguenza. Anche la presenza di operatori australiani ha registrato un balzo in avanti, con diverse catene di coffee shop e grossisti in visita. Guardando a mercati più vicini al nostro, dal Medio Oriente si registra una sensibile crescita nella presenza di operatori israeliani in cerca di nuovi prodotti, lenta ma costante la crescita di operatori da Arabia Saudita e Libano, mentre la Turchia con i suoi quasi 80 milioni di abitanti e un mercato dell'espresso ancora agli inizi rappresenta da sempre un target importante per il TriestEspresso. Guardando al futuro intendiamo mantenere la posizione acquisita nel Centro Est Europa, investire ulteriormente in Asia e potenziare la promozione nei Paesi del Medio Oriente, in quest'ottica in ottobre saremo a Dubai alla Middle East Coffee and Tea Convention».

Ma il caffè lavorato in Italia, dati della Camera di Commercio di Milano, è apprezzato anche all'estero. La voce export in questo settore segna un trend positivo (+21,2%). Nel 2010 l'Italia ha esportato caffè torrefatto (non decaffeinizzato) per un valore di oltre 237 milioni di euro, destinato soprattutto a Germania (16,3%), Francia (14,3%) e Austria (7,9%). Il Mezzogiorno fa la parte del leone nella classifica delle province con il maggior numero di imprese di torrefazione: in testa Napoli (69 imprese, il 6,2 % del totale nazionale), seguita da Palermo (47), Roma (46), Catania e Bari (a pari merito con 40 attività). Dai dati della Camera di Commercio di Milano emerge che sono 1.112 le imprese italiane attive nella lavorazione del caffè, tè e altri infusi, in crescita dello 0,2% in un anno. Lavorano principalmente caffè (728 imprese), settore che cresce del 5,1% dal 2010 e si concentra tra Campania (88 imprese attive), Lombardia (79), Toscana (72) e Sicilia (70).


Fonte: Adnkronos


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