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Molino Paolo Mariani
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È ormai allarme pane -12% dei consumi in due anni

Per il presidente della Fippa, Luca Vecchiato, la flessione applicata alle 22 milioni di famiglie dà una perdita di 530 milioni di euro. Oltre 500 milioni di euro saranno bruciati entro la fine dell’anno da una crisi che ha colpito un comparto duramente il comparto della panificazione artigiana

 
06 luglio 2010 | 18:50

È ormai allarme pane -12% dei consumi in due anni

Per il presidente della Fippa, Luca Vecchiato, la flessione applicata alle 22 milioni di famiglie dà una perdita di 530 milioni di euro. Oltre 500 milioni di euro saranno bruciati entro la fine dell’anno da una crisi che ha colpito un comparto duramente il comparto della panificazione artigiana

06 luglio 2010 | 18:50
 

Luca Vecchiato«La contrazione dei consumi del pane è un dato di fatto. Anche i panificatori sono in calo. Registriamo una contrazione generale dell'acquisto del pane con un -12% negli ultimi 2 anni». Così Luca Vecchiato, presidente della Federazione italiana panificatori (Fippa) commenta il dato Istat sul calo della spesa alimentare delle famiglie italiane nel 2009 e in particolare sulla perdita di 2 euro mensili (da 82 a 80 euro) per il pane.

«Il decremento applicato alle 22 milioni di famiglie equivale a una perdita di 530 milioni di euro. I dati convalidano la drastica riduzione dei consumi di pane che avevamo previsto a marzo 2009, con oltre 500 milioni di euro bruciati entro la fine dell'anno da una crisi che ha colpito un comparto – quello della panificazione artigianale - composto da piccolissime imprese che danno lavoro a 400 mila addetti» .

I dati sono confermati anche dall'indagine Swg per Fippa: negli ultimi due anni lo scontrino medio familiare per la spesa del pane è sceso del 2,73% (2,14 euro odierni contro i 2,20 euro del 2008). In diminuzione anche la quantità acquistata (400,5 gr - pari a 100 grammi a persona - contro i 446,5 gr del 2008) e, di conseguenza, gli acquisti medi settimanali per famiglia (2,01 kg contro i 2,28 del 2008), mentre rimane stabile la frequenza di acquisto (5 volte a settimana).

Una crisi che influisce pesantemente sul comparto ‘pane artigianale' anche a causa di una significativa erosione della quota di mercato dei panifici da parte della Gdo. «Oggi più che mai – continua Vecchiato - occorrono regole chiare a salvaguardia della nostra categoria e soprattutto a tutela dei consumatori. Per questo è indispensabile che al più presto si proceda all'emanazione del regolamento che distingua in etichetta – come avviene per il latte - il ‘pane fresco' dal ‘pane conservato'. Una distinzione, sempre più urgente, che doveva essere applicata già dal 2007 dopo le liberalizzazioni del Decreto Bersani. Ma il regolamento attuativo previsto dalla Legge n. 248 del 2006, non è stato mai emanato. Il calo dei consumi è figlio anche di quest'assenza di informazioni al consumatore, che non sa che il pane artigianale è totalmente diverso rispetto a quello industriale. Non siamo più nelle condizioni di poter aspettare».

 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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