Il rafano conosciuto come senape dei monaci o cren. Appartiene alla famiglia delle Crocifere, per intenderci quella del cavolo, della rapa e del ravanello. Le sue foglie, in primavera quando sono ancora molto tenere, possono essere utilizzate nelle insalate. Ma è la radice la parte più apprezzata dai buongustai: di colore biancastro con polpa soda, dal sapore pungente dovuto ad un olio essenziale, molto gradevole e dall'odore acre.
è originario dell'Europa Orientale, consumato fin dall'antichità, durante l'Esodo dell'Antico Testamento viene citato tra le erbe amare della Pasqua ebraica. Nel Medioevo era un ingrediente assai comune nelle farmacie dei conventi ed era utilizzato per preparare medicanti di ogni tipo. In Italia lo si trova in numerosi orti, ma la sua coltivazione è sviluppata in Veneto, Lombardia, Piemonte, Campania e Basilicata che sono anche le aree di maggior diffusione. è menzionato nel patrimonio agroalimentare salvato dalla Regione Lombardia e nell'elenco dei prodotti vegetali tipici della provincia di Bolzano e della Regione Basilicata.
Il rafano viene consumato crudo, in genere si grattuggia. Le salse a base di rafano accompagnano il bollito stimolando la digestione ed esercitando una azione protettiva dell'intestino. Nell'agricoltura biologica può essere una valida alternativa all'uso di prodotti chimici; le foglie di rafano, tritate finemente e aggiunte nel cibo del cane, hanno proprietà vermifughe e ricostituenti e la radice di rafano, ridotta in pasta e unita alla grappa, è un ottimo aiuto contro strappi e dolori muscolari. Il wasabi giapponese ha una radice esteriormente molto simile al nostro rafano, ma è di colore verde con aroma e piccantezza più pronunciati. è assolutamente necessario con il pesce crudo sashimi e sushi.