Le diete yo-yo creano dipendenza. Secondo i risultati di una ricerca pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences passare da giorni di dieta rigorosa a pranzi luculliani si rischia di diventare cibo-dipendenti per scacciare sensazioni negative simili a quelle provate durante l'astinenza da alcol e droghe
La ricerca è stata svolta su 155 topini di laboratorio; ma i dati ottenuti da due ricercatori italiani in forze alla Boston University School of Medicine, Pietro Cottone e Valentina Sabino, in collaborazione con Luca Steardo dell'Università La Sapienza di Roma, fanno di sicuro riflettere. Gli studiosi hanno diviso gli animali in due gruppi: senza nessuna restrizione quantitativa, quelli nel primo gruppo potevano mangiare cibo normale per roditori; i topini nel secondo invece mangiavano per cinque giorni crocchette standard, poi per due giorni bocconcini elaborati, ricchi di zuccheri, poi di nuovo cibo normale. Davanti al cibo standard i topolini che avevano provato i bocconcini prelibati apparivano svogliati e perfino un po' ansiosi; davanti ai cibi dolci mangiavano invece con gusto. Nulla di tutto questo succedeva invece ai topini che si alimentavano sempre con crocchette standard.
I ricercatori hanno scoperto che durante i periodi di astinenza dal cibo gustoso nell'amigdala, un'area del cervello coinvolta nelle risposte a stress, ansia e paura, si "accendeva" il gene per il fattore di rilascio della corticotropina (Crf). Questo accade appunto quando si è ansiosi; se invece l'ansia scompare l'espressione di Crf cala, come succedeva ai topolini che avevano di nuovo accesso alle crocchette di cioccolato. E se i ricercatori bloccavano il recettore per il Crf, tutti i comportamenti correlati all'astinenza da cibo goloso scomparivano, a dimostrazione che il fattore è un elemento chiave delle risposte all'alimentazione, oltre che all'ansia e allo stress.
L'incremento della produzione di un fattore coinvolto nello stress (che aumenta nell'uomo anche durante i periodi di astinenza da alcol e droghe) significa che le diete a yo-yo hanno la capacità di fare diventare dipendenti dal cibo preferito, perché torniamo a mangiarlo per sfuggire alle sensazioni spiacevoli così come un tossico torna alle sue sostanze stupefacenti per non avere più i sintomi dell'astinenza. Dice Piero Cottone: «Lo stress provato quando si rinuncia ad alimenti gustosi, nei periodi di dieta stretta, dal punto di vista neurobiologico ha molto in comune con gli stati emotivi negativi di chi dipende da alcol e droghe. è questo il motivo dei frequenti fallimenti delle diete: l'attivazione del Crf durante l'astinenza da cibi graditi induce la comparsa di uno stato emotivo negativo e ansioso, che contribuisce a farci ricadere nel consumo di alimenti che la dieta dimagrante proibirebbe».
«L'obesità e i disordini alimentari - continua Cottone possono essere considerati come malattie croniche recidivanti in cui si alternano periodi di astinenza dai cibi proibiti a "ricadute” compulsive, spesso incontrollabili, che continuano nonostante le evidenti conseguenze negative». Gli alimenti graditi hanno un ben noto effetto 'di rinforzo positivo”, ci inducono cioè a mangiarli in maggior quantità. Per salvare la linea, dunque, meglio diminuire le dosi perché gustare una piccola quantità del cibo preferito, in altri termini, è essere un buon trucco per non finire, in preda alle ansie da astinenza.