G8 e scelte strategiche per il settore a livello globale, crisi e difficoltà per le imprese agricole, competitività e valore morale dell'Enciclica papale: sono questi i temi al centro della relazione all'Assemblea generale di Confagricoltura del presidente Federico Vecchioni (nella foto).
CENTRALITà DELL'AGRICOLTURA E G8
«è ormai assodato da tutti gli indicatori economici e sociali che il settore agricolo costituisce un perno della strategia di crescita nei prossimi anni. Per questo noi sosteniamo - ha spiegato Vecchioni - la creazione di un'agricoltura efficace e sostenibile. Siamo perfettamente in linea con le indicazioni che vengono dal G8: i 12 miliardi di dollari che i "Grandi" intendono destinare nei prossimi tre anni al settore primario vanno indirizzati su infrastrutture, logistica, tecnologia e ricerca, migliorando il sostegno allo sviluppo dell'agricoltura, che negli ultimi anni ha invece subito una contrazione nelle disponibilità delle risorse». Anche «il recente G8 agricolo voluto dal ministro Zaia ha richiamato a maggiori sforzi verso l'evoluzione degli obiettivi di produzione e questa strada, che oggi può aiutare la sopravvivenza di milioni di persone, è anche quella per garantire loro il diritto alla qualità del cibo».
ENCICLICA
«Benedetto XVI, nell'Enciclica "Caritas in veritate", sottolinea come "Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare e la perdita della fiducia è una perdita grave". Al contrario degli avventurismi - ha aggiunto Vecchioni - di un certo tipo di finanza perversa, l'agricoltura italiana coniuga tradizione e innovazione, incarna i valori del merito, dell'etica del lavoro, della centralità dell'individuo e del rispetto dell'ambiente».
CRISI
«Ottobre sarà il mese della verità - ha spiegato il presidente di Confagricoltura - per le nostre imprese, che sinora hanno sostenuto il Paese in crisi con la loro anticiclicità. In un panorama economico indiscutibilmente difficile nonostante i vari cenni di ripresa l'agricoltura ha fatto da diga, dando un contributo essenziale al Pil, contenendo l'inflazione e dando uno sbocco occupazionale importante a molte migliaia di italiani che si sono trovati senza lavoro (il settore impiega nel Paese circa un milione e mezzo di persone)».
Senza dimenticare, ha aggiunto, «le ulteriori valenze del settore primario a soccorso dell'economia, con l'impegno nella produzione energetica. Noi, dunque, abbiamo fatto da argine alla congiuntura e lo faremo ancora, finché ne avremo le forze. Il primo trimestre 2009 ha confermato il trend del settore che registra una situazione di stabilità del valore aggiunto (+0,1%), rispetto ad un calo tendenziale del Pil del 6% e dell'industria di oltre il 14%. Anche se questa variazione costituisce comunque una frenata rispetto al precedente andamento positivo della nostra agricoltura: il valore aggiunto è infatti pur sempre diminuito nel primo trimestre 2009 rispetto all'ultimo trimestre del 2008».
«Ma la nostra capacità di tenuta - ha avvertito Vecchioni - non è senza limiti: secondo un'indagine tra i nostri associati ottobre si presenta come la linea rossa al di là della quale si entra nelle ombre del rischio liquidità e del rischio patrimoniale. E va ricordato a chiare lettere che i nostri imprenditori agricoli hanno tutto il patrimonio investito nelle aziende - che non delocalizzano - e quindi hanno tutte le carte in regola per chiedere la massima fiducia alle banche (gli impieghi attivi degli agricoltori superano i 37 miliardi di euro)».
COMPETITIVITà
«I costi di produzione aumentano, mentre export e consumi interni si contraggono. In due parole: le spese salgono e gli incassi scendono, ha continuato Vecchioni, una formula tanto semplice da enunciare quanto micidiale per qualunque impresa. A ciò si aggiunge che, come troppo spesso accade, non abbiamo i mezzi per confrontarci ad armi pari con i nostri competitori, anche se partner all'interno dell'Unione europea. La Francia, ad esempio, sostiene con centinaia di milioni di euro la sua agricoltura. Può l'Italia essere da meno? Credo proprio di no. Quindi, come il governo è intervenuto per dare sostegno all'industria con il decreto Tremonti, così bisogna modulare l'intervento anche per dare ossigeno alle imprese agricole che, ad oggi, restano in gran parte tagliate fuori dai provvedimenti dell'esecutivo per il rilancio dell'economia».
«Se le cose rimanessero così sarebbe - ha aggiunto - un grave errore, visto il contributo fondamentale alla ripresa che il settore può dare. Ci rendiamo conto di quanto la coperta sia corta, il decreto del ministro dell'Economia è una buona base per dare le giuste premesse alla ripresa, ma non si deve dimenticare l'agricoltura. Per questo chiediamo che il settore primario venga incluso nella "Tremonti ter", perché a pieno titolo parte essenziale dell'economia del Paese».
EUROPA
«Dobbiamo renderci conto - ha proseguito nella sua analisi Vecchioni - che il bilancio Ue è insufficiente e quindi l'Italia deve essere abile nel segnalare tempestivamente a Bruxelles le sue priorità. Paradossalmente la Commissione spinge sul dirigismo e diminuisce i fondi a disposizione. Noi siamo pronti a fare la nostra parte a fianco della buona politica, per dare nuovi spazi all'agricoltura. Dal "Doha round" ci vengono le opportunità per bilanciare rischi e opportunità della globalizzazione. Superare la crisi rilanciando la competitività è quindi una scommessa per il nostro sistema agroalimentare e per il nostro Paese perché la domanda dei Paesi in via di sviluppo ed emergenti potrebbe essere "catturata" dai Paesi nostri competitor».
Le imprese associate a Confagricoltura rappresentano oltre il 45% della produzione lorda
Le imprese associate a Confagricoltura - datoriali, familiari e societarie - sono 564mila. Rappresentano oltre il 45% del valore totale della produzione lorda vendibile (Plv) agroforestale (21,6 miliardi di euro sui 48 complessivi) e del suo valore aggiunto (32 miliardi di euro) e coprono circa il 38,5% (5 milioni di ettari) della superficie agricola utilizzata (Sau) di 13 milioni di ettari. L'Inps - spiega una nota - ha validato circa 74mila deleghe rilasciate da imprese agricole datrici di lavoro associate a Confagricoltura che rappresentano il 60% delle giornate di lavoro dipendente in agricoltura complessive annuali e che collocano Confagricoltura al primo posto per rappresentatività dei datori di lavoro in agricoltura (riscontrabile dai dati ufficiali Inps). Oltre 500mila lavoratori dipendenti sono assunti da aziende agricole associate a Confagricoltura:inoltre rappresenta circa 24 milioni di giornate lavoro.