A partire dal prossimo anno, tutte le spese di rappresentanza sostenute dalle aziende, dai professionisti e dai titolari di partita Iva dovranno essere effettuate con strumenti di pagamento tracciabili, come carte di credito o bancomat, per poter essere dedotte dalle imposte. La norma fa parte di un insieme di misure introdotte dal governo per contrastare l'evasione fiscale e potenziare il gettito pubblico, facendo emergere transazioni “in nero” che, secondo le stime, generano un impatto significativo sulle casse dello Stato.
Obbligo di pagamenti col Pos, cosa cambia
Il nuovo obbligo mira a risolvere un doppio problema: da un lato, la possibilità che chi offre servizi come alloggio, ristorazione o trasporto in taxi dichiari incassi inferiori a quelli effettivamente percepiti e dall’altro, il rischio che aziende e professionisti deducano costi non realmente sostenuti. La tracciabilità delle spese dovrebbe mettere in conflitto d'interessi chi paga e chi riceve, spingendo entrambe le parti a dichiarare le transazioni in modo trasparente.
Tutte le spese di rappresentanza dovranno essere effettuate con strumenti di pagamento tracciabili
Secondo la relazione tecnica che accompagna la manovra, i settori maggiormente coinvolti sono quelli del trasporto privato (taxi e noleggio con conducente) e della ristorazione. Nel solo comparto del trasporto, il valore complessivo della produzione è stimato a 2,87 miliardi di euro, con oltre 2,1 miliardi (76,5% del totale) generato dalla clientela business. L’evasione potenziale per questo settore è stimata intorno a 1,1 miliardi di euro. Per la ristorazione e l’alloggio, invece, il valore delle transazioni business raggiunge i 29,6 miliardi di euro, con un mancato gettito di circa 4,7 miliardi dovuto a pagamenti effettuati in contante. La Ragioneria Generale dello Stato stima che questa misura contribuirà a un aumento di gettito fiscale di 432 milioni di euro nel 2026, confermando l’impatto atteso delle nuove norme contro l’evasione.
Pos, obbligo di collegamento ai registratori di cassa
Un’ulteriore misura anti-evasione introdotta nella manovra prevede l’obbligo per i commercianti di collegare i dispositivi Pos ai registratori di cassa. Questa novità consentirà all’Agenzia delle Entrate di ricevere ogni giorno, in tempo reale, i dati sui pagamenti elettronici incassati insieme a quelli sugli scontrini emessi. Grazie a questo nuovo incrocio di dati, si potranno individuare eventuali discrepanze tra incassi e vendite dichiarate, riducendo le possibilità di evasione. L'effetto positivo stimato è un incremento di gettito di circa 50 milioni di euro già a partire dal prossimo anno.
Scatta l'obbligo per i commercianti di collegare i Pos ai registratori di cassa
Un’ulteriore stretta riguarda i dipendenti pubblici che risultano debitori per somme superiori a 5.000 euro. A partire dal 2024, questi lavoratori saranno soggetti a pignoramenti automatici sugli stipendi per sanare le cartelle fiscali inevase. Sono coinvolti circa 250.000 dipendenti, un dato significativo che riflette l’impegno del governo per il recupero del gettito anche in ambito pubblico.
Fisco, fari puntati su bar, ristoranti e pasticcerie
Una task force composta da Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, operativa da sette mesi, sta esaminando i redditi dichiarati da lavoratori autonomi, con un focus su bar, ristoranti e pasticcerie. L’analisi incrocia dati fiscali e usa intelligenza artificiale per individuare redditi sommersi, un'operazione di recupero fiscale in vista della scadenza del 31 ottobre 2024, quando le partite Iva dovranno aderire al concordato preventivo biennale o rischiare controlli più rigidi.
Agli occhi del fisco, i redditi dichiarati nel settore gastronomico appaiono bassi: nel 2022, bar e pasticcerie hanno dichiarato in media 12.266 euro, mentre i ristoranti si fermano a 15.153 euro. Il divario geografico è evidente, con i bar di Milano che dichiarano in media 20.573 euro contro i 9.412 euro di Roma e i 9.073 euro di Torino. L'obiettivo della task force è far emergere queste discrepanze e recuperare fondi, contribuendo al piano del governo di ridurre l’aliquota Irpef dal 35% al 33%, con un recupero fiscale stimato di 2 miliardi di euro.
Adesione al concordato preventivo: ultimo avviso per le partite Iva
Queste misure arrivano in un periodo delicato per professionisti e partite Iva, che hanno tempo fino al 31 ottobre per aderire al concordato preventivo biennale, una sorta di “patto” con il Fisco che consente di stabilire anticipatamente le tasse da versare nel prossimo biennio. Il mancato rispetto di questo termine aumenterà le probabilità di accertamenti e controlli, resa ancora più efficace grazie all'incrocio delle banche dati fiscali disponibili all’Agenzia delle Entrate. Oltre al concordato preventivo, è prevista una sanatoria per regolarizzare gli anni fiscali dal 2018 al 2022, con aliquote che variano in base all’indice di affidabilità fiscale del contribuente. Il nuovo pacchetto di misure punta, quindi, a ridurre l’evasione e l’elusione, facendo leva sulla tracciabilità delle transazioni e sull’incrocio delle informazioni per rafforzare il controllo fiscale e favorire una maggiore trasparenza.