Potrebbe assumere proporzioni enormi, addirittura di livello continentale, il fenomeno della Xylella, il batterio killer che ha già sterminato centinaia di migliaia di piante d’ulivo nel sud Italia. Lo dice L’Efsa secondo cui non ci sarebbe ancora una cura per combattere il batterio scoperto nel 2013 in Salento. Due focolai, in Toscana e in Portogallo, segnalati nel 2019.
I dati diffusi oggi dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare confermano che tutti i trattamenti sperimentati in questi anni possono, al massimo, ridurre i sintomi, ma non riescono ad eliminare il batterio. L'applicazione tempestiva delle misure di controllo Ue resta quindi l'unico modo per fermarlo. Non solo: la lotta alla Xylella sarebbe complicata anche dal ritardo con cui si manifestano i sintomi.
In attesa di una cura definitiva, gli esperti dell’Efsa ribadiscono quanto sia fondamentale il controllo degli insetti vettori e la corretta e tempestiva applicazione delle misure di emergenza attualmente in vigore a livello comunitario, vale a dire il taglio delle piante infette e di quelle suscettibili di infezione nel raggio di cento metri. Ridurre le zone tampone, ovvero quelle che separano l'area infetta dall'area indenne, aumenta in misura importante la probabilità di espansione dell'epidemia.
Il batterio Xylella, capace di infettare oltre 500 specie vegetali in tutto il mondo con 100 milioni di dollari l'anno di danni calcolati solo sui vigneti californiani, è stato individuato per la prima volta in Europa nel 2013 in Salento, in Puglia, quale responsabile della sindrome di disseccamento rapido degli ulivi. Dopodiché è stato identificato in Francia, in Corsica e nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Nel 2016 è stata la volta delle Baleari, con infezione di ulivi, viti e mandorli, e di una serra in Germania. Le piante nel focolaio tedesco sono state distrutte e il batterio eliminato, operazione resa più semplice dal fatto che si trattava di un vivaio e non di una vasta area, come accade in Puglia o nella Spagna sud-orientale, dove nel 2017 il batterio viene trovato sui mandorli nella provincia di Alicante, con l'area dell'epidemia che oggi supera i 134mila ettari. Nel 2018, la Spagna ha notificato la presenza del patogeno in un ulivo situato nella regione autonoma di Madrid. Due nuovi focolai, uno in Toscana sul Monte Argentario e l'altro nel distretto di Porto in Portogallo su piante ornamentali e spontanee, sono stati segnalati all’inizio di quest’anno.