A Melito di Napoli dove sorge lo stabilimento della Kimbo, la celebre azienda del caffè, ieri la circolazione del traffico è stata bloccata per via del presidio organizzato dai lavoratori, dopo 3 giorni di scioperi indetti dalla Flai Cgil, preoccupata per il futuro del sito produttivo che si trova alle porte di Napoli e dove lavorano 250 persone. Cosi riferisce Il Sole 24 Ore. Preoccupazioni che per l'azienda sarebbero, "comprensibili" ma esagerate e di fatto esagerate.
La preoccupazione nasce dalla mancata approvazione del bilancio, in discussione nella terza e ultima assemblea dei soci dell’azienda di torrefazione. «Dopo la proclamazione dello sciopero da parte della Flai-Cgil tre giorni fa, - ha dichiarato a Il Sole 24 Ore Angelo Savio, segretario Flai-Cgil Campania e Napoli - questa mattina i lavoratori dello stabilimento Kimbo di Melito di Napoli sono in presidio in occasione dell’ultima assemblea dei soci che dovrà approvare il bilancio da cui dipenderà il futuro del sito produttivo, che impiega circa 250 lavoratori e lavoratrici».
Dopo gli incontri con l’azienda per il sindacato, infatti, non è chiaro quali saranno gli investimenti nel sito, il suo sviluppo e i livelli occupazionali. Dubbi a cui, peraltro l'azienda ha risposto con decisione con una nota stampa, secondo la quale il "Consiglio di Amministrazione comprende e non critica le iniziative sindacali e gli stati di agitazione promossi, assolutamente nei loro diritti, purché improntati a liceità e verità".
"Non possiamo infatti omettere - continua il comunicato aziendale - l’estremo stupore e la delusione nel leggere che gli stessi sindacati chiedono alla società “verità” dopo essere stati messi al corrente, più e più volte, delle reali ragioni che ancora ad oggi non hanno portato all’approvazione del bilancio. Pertanto, riteniamo che tali dichiarazioni siano purtroppo indotte dalla rappresentazione di una "realtà" distorta.
Gli stessi sindacati sanno perfettamente che l’Amministratore Delegato, internamente supportato, lavora da mesi alacremente alla ricerca di soluzioni che garantiscano la continuità aziendale e l’assoluto mantenimento dei livelli occupazionali, mai messi in discussione. Si spera che la legittima dialettica tra le parti resti pertanto improntata al vero, al netto di strumentalizzazioni di sorta”.
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