Vigne urbane Patrimonio Unesco Torino chiama Venezia e Parigi

L’idea è stata lanciata alla presentazione della rassegna “Vendemmia a Torino” in programma ad ottobre nel capoluogo piemontese. Solo 10 giorni fa la proclamazione delle colline del Prosecco di Valdobbiadene e Conegliano . Cerrato: «Sono vigneti straordinari per la loro storia e la loro collocazione, legati a palazzi ricchi di tradizione»

16 luglio 2019 | 11:04
A dieci giorni dall’iscrizione delle colline del Prosecco nel Patrimonio dell’Umanità, arriva dal Piemonte una nuova suggestione, quella di far riconoscere dall’Unesco la rete delle vigne urbane. L’idea sarà al centro della rassegna Vendemmia a Torino, che in ottobre porterà nel capoluogo piemontese i produttori della zona.

Una vigna urbana alla periferia di Torino

Lo spunto è stato offerto ieri nel corso della presentazione della terza edizione dell’iniziativa (in programma dal 12 al 20 ottobre) da Roberto Cerrato, direttore dell'Associazione per il Patrimonio Vitivinicolo di Langhe-Roero e Monferrato. «Si tratta - ha detto - di vigneti straordinari per la loro storia e la loro collocazione, legati a palazzi ricchi di tradizione».

Così come per le colline del Prosecco, per i muretti a secco valtellinesi o per le fortificazioni di difesa veneziane, riconosciute due anni fa dall’Unesco (di cui fanno parte le Mura venete di Bergamo, Palmanova, Peschiera del Garda e altre di Croazia e Montenegro), anche i vigneti urbani hanno costituito una rete per proporre la loro candidatura a Patrimonio dell’umanità. Capofila di questa rete, ribattezzata Urban Vineyard Association, è la Vigna della Regina, a Torino e ne fanno parte anche Clos Montmartre di Parigi, i vigneti ritrovati della Laguna di Venezia, quelli del progetto Senarum Vinea di Siena. «Ci sono altri progetti nel mondo - ha ricordato Luca Balbiano, presidente dell'associazione - come quello di Manhattan e questi vigneti sono troppo importanti per essere relegati ai confini: sono come i numeri primi, unici, irripetibili. Lo scopo è di crearne una rete e valorizzarli».

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Alberto Lupini


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