Una storia confusa, ma un gusto unico Tutti i profumi dell'Aleatico

12 agosto 2017 | 12:14
di Piera Genta
Sicuramente si tratta di un vitigno di remota coltivazione, la cui origine è dibattuta. Secondo alcuni autori, come Trinci (1738), sarebbe stato introdotto in Italia ed in particolare in Puglia, dai Greci. A supporto di questa tesi, si pensa che l'antico nome Liatico o Liatica potesse derivare dal vitigno greco Liatiko, coltivato a Creta, conosciuto ed apprezzato già nel XVI secolo, quando Francesco Redi, poeta e scienziato dei Medici, ne tesseva le lodi nel Bacco in Toscana.



Ed ancora che il suo nome derivi dal greco iouliatico, che significa “luglio”, il mese della sua maturazione. Il pittore Bartolomeo del Bimbo nel Seicento lo raffigurò in un suo dipinto con il nome di Liatico della Villa de' Biadori, conservato al Museo della Natura morta di Poggio Caiano (Prato).

Altre testimonianze storiche lo descrivono tra i protagonisti delle Colline Pisane (Giovanni Mariti, 1797) , e tra quelli della Val di Nievole (Sismondi, 1801), come uva moscato rossa. Di Rovasenda a fine Ottocento lo colloca in provincia di Lucca descrivendolo come Aleatico ciliegino noto anche con il nome Occhio di Pernice. Secondo altri studiosi, come Gallesio (1839), l’Uva Liatica o Livatica, deriverebbe dalla propagazione per seme dei moscati.

Recenti studi condotti da Crespan e Milani (2001) hanno dimostrato che l’Aleatico ha un legame di parentela diretta con il Moscato Bianco, dal quale ha ereditato la sua inconfondibile aromaticità e nulla ha a che fare con il vitigno greco Liatiko. Tra i vari sinonimi con cui è stato descritto troviamo Aleatico di Portoferraio, Uva Liatica, Leatico, Aliatico, Aleatica, Aleatico nero di Firenze e Aleatico gentile.

Non particolarmente diffuso, si trova in Lazio, principalmente nell’area della Tuscia, ed in Puglia, la sua terra d’elezione resta l’isola d’Elba dove generalmente viene appassita. Questo vino passito piaceva a Napoleone che lo scoprì durante il suo breve esilio volontario sull’isola dopo l’abdicazione dal trono francese nel 1814.

Con il nome di Vernaccia di Pergola la troviamo nelle Marche in provincia di Pesaro ed entra nella Pergola Doc. La sua presenza è stata segnalata anche su altre isole del mar Tirreno e in particolare in Corsica dove è stata tradizionalmente utilizzata per la produzione di "Rappu", vino di grande struttura e alcool, usato come aperitivo.

Si trova presente nelle tipologie dolce, vendemmia tardiva, passito o liquoroso. È un vino generalmente di grande colore e consistenza. Il suo profilo aromatico risulta molto ampio, dal fruttato (amarena, marasca e prugna secca, piccoli frutti di sottobosco rossi e neri), al floreale (viola, rosa, peonia e genziana) allo speziato (chiodo di garofano, cannella ed erbe officinali) fino al ricordo, in chiusura, di cioccolato e cacao. L’ingresso al palato è caldo, morbido ed armonico, generalmente di grande persistenza, lascia ricordi di amarena, fichi e frutti rossi in confettura. Perfetto da solo, ottimo abbinamento con pasticceria secca e dolci al cioccolato.

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Alberto Lupini


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