Limito: nel più grande vigneto labirinto la riscoperta del vino degli antichi romani

Nella Tenuta Antoniana di Carpineti è stato creato un labirinto vigneto: qui si coltivano varietà autoctone quasi dimenticate come Bellone e Nero Buono, oltre all'Abbuoto, alla base di vini amati dagli antichi romani come il Cecubo

11 luglio 2024 | 09:30
di Mariella Morosi

Ci affascina l'idea del labirinto: un gioco continuo tra volontà e imprevisto, metafora dell'incertezza della nostra esistenza nella ricerca di un approdo. Nella Tenuta Antoniana dell’Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti questa emozione è stata materializzata creando un vero labirinto nel verde di un vigneto, tra boschi, cielo, il mare in lontananza e non lontano dal celebre Giardino di Ninfa. 

 

Dove si trova il labirinto vigneto?

Siamo nel suggestivo territorio di Bassiano, Sezze e Sermoneta (Lt), su su un altopiano a 400 metri d’altezza. Il labirinto è stato chiamato "Limito" ed è un'opera di design e di land art, viva come una vigna che cresce e dà il frutto, rappresentativa di bellezza, arte e creatività. La firma è dello Studio di Architettura del Paesaggio Fernando Bernardi. Una porzione di circa tre ettari è stata ripensata completamente in una chiave inedita per dare al vigneto dove prosperano le varietà autoctone Bellone, Abbuoto e Nero Buono,  la funzione di includere e accogliere, di ospitare invece che di creare barriere.    

 

«Generalmente - spiega il titolare dell'azienda Paolo Carpineti - un filare è composto da un punto A e un punto B, non c’è modo di attraversarlo come vuoi. A me questa cosa ha sempre data un senso di scarsa accoglienza, penso che un vigneto debba essere un luogo ospitale che ognuno può attraversare e vivere come vuole. Inoltre Il labirinto è metafora del percorso della vita che ognuno di noi svolge cercando di trovare la strada per il raggiungimento dei propri sogni, della propria visione e realizzazione. Ci sono momenti in cui sono presenti ostacoli e interruzioni, situazioni in cui si deve cambiare direzione per imboccare finalmente quella giusta. È un po’ come fa il vino che, attraverso un calice, fa emergere  la  sincerità, la sensibilità per comprendere noi stessi ma anche la capacità e la convivialità per accogliere gli altri». 

Carpineti: perché un labirinto vigneto?

Da anni Carpineti aveva in mente il progetto di abbandonare lo schema di impianto classico e parallelo dei filari di vite, e dare una nuova espressione “del far vivere la vigna”. Il  percorso di realizzazione è stato lungo, fatto di studi e rilievi col supporto di droni per uno schema nuovo, piantando e allineando vite dopo vite. L'opera misura 80 metri di diametro, con 4 ingressi e due soluzioni differenti. Due piazzole per la sosta poste ai lati di esso, circondate da 8 cipressi, svettano come colonne e sono un punto di riferimento per chi lo attraversa. Infine due spirali, come onde, danno dinamicità all’intero disegno e possono essere percorse entrando da un lato ed uscendone dall’altro. Si raggiunge partendo dalla struttura principale della tenuta, lungo una strada sterrata di circa 4 chilometri.

Che vini nascono nel labirinto vigneto?

L'idea della rinascita è nella scelta delle varietà autoctone allevate: anzitutto Bellone e Nero Buono, storiche ma quasi dimenticate. Ora sono state valorizzare con approccio biologico per vini identitari. Ma è stata recuparata anche un'altra uva antichissima: l’Abbuoto, alla base di vini amati dagli antichi romani come il Cecubo, decantato da Orazio e Plinio. Il concetto del labirinto racchiude anche una proposta sperimentale:  le sue onde e le ombre sviluppano l'idea funzionale della gusta maturazione del frutto e non manca neppure la scenografia del cambiamento stagionale di colori nel fogliame. 

 

 «Vogliamo rendere le nostre tenute, nate e pensate per produrre uva, dei musei a cielo aperto - aggiunge Carpineti- trasformare ciò che è produttivo in qualcosa di artistico. Tornare a parlare di bellezza, creatività, ingegno e distintività. Ciò che ha reso l’Italia per secoli una terra di bellezza e del saper fare».  La Tenuta Antoniana dal 2016 appartiene alla famiglia Carpineti, attiva dal 1986 con Marco, padre di Paolo,  tra i primi a credere nella potenzialità dell’areale dell’Agro Pontino e pioniere del biologico. Nei suoi 460 ettari si coltivano anche grani antichi e si allevano i bovini bianchi marchigiani. Nelle 4 tenute Carpineti, oltre a questa, Capolemole, San Pietro e Ninfa, la superficie vitata occupa 70 ettari. 

Marco Carpineti
S.P. Velletri-Anzio 3 – 04010 Cori (Lt)
Tel 06 967 9860

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