Franciacorta, promozione e qualità Ma c'è ancora tanta strada da fare

21 settembre 2017 | 16:57
di Renato Andreolassi
Come si suole dire “pane al pane, vino al vino”. Per le bollicine della Franciacorta, è un momento magico. Il Festival dello scorso fine settimana, nonostante le bizze del tempo, è stato indubbiamente un successo con il kilometro di tela dipinta da artisti e semplici cittadini, attorno alla vigna Lechi. Così come il convegno di lunedì a Erbusco (Bs) che ha celebrato i 50 anni della Doc bresciana, divenuta poi Docg.



Il ritorno d'immagine c'è stato grazie ad una azzeccata campagna sui mezzi di informazione e ad alcuni testimonial che non hanno lesinato apprezzamenti al centinaio di cantine a ridosso del lago d'Iseo, dalle quali escono annualmente circa 15 milioni di bottiglie. Oscar Farinetti, mister Eataly, ne è stato il più entusiasta cantore a sostegno della tesi di fondo della ricerca effettuata dal sociologo Francesco De Masi, intitolata “Franciacorta 2027”: «Il futuro sarà nel biologico - sostiene lo studio - bisogna sfondare soprattutto negli Stati Uniti, queste sono le uniche bollicine di qualità assieme allo champagne francese, e soprattutto nei 22 comuni basta cemento; bisogna investire su una rete di piste ciclabili e puntare tutto sul turismo di qualità».



Perplesso su quest'ultimo punto il sindaco di Cortefranca, Gianpietro Ferrari, comune al centro della zona vitivinicola: «Cosa dico ai miei concittadini? - ci ha dichiarato - di abbandonare tutte le attività artigianali e industriali? Bene la norma approvata dalla Regione che blocca il cemento e ogni ulteriore insediamento produttivo, obbliga ad utilizzare le strutture dismesse e tutela le attività agricole; è un cambio di cultura e mentalità da fare gradualmente e nel tempo. Non sarà semplice».

Più articolate le considerazioni sulla ricerca da parte di alcuni piccoli e meno blasonati produttori. «Con 15 milioni di bottiglie, rispetto ai 312 dello champagne e ai 600 milioni del Prosecco, la battaglia non è facile e semplice: è la sfida del prossimo decennio, all'insegna della qualità e della conoscenza. Molti italiani - il 12% secondo un sondaggio - non conoscono ancora i nostri vini».



Anche se la realtà, al di là dei convegni autocelebrativi impone di leggere con obiettività e senza sicumera la classifica Biwa (Winesider Best Italian Wine Awards) 2017 sui 50 migliori vini italiani: gli unici due Franciacorta classificabili, secondo la giura internazionale formata da esperti italiani, inglesi, americani, spagnoli e giapponesi, li troviamo al 43° posto - Franciacorta Cabochon Brut 2015 Monte Rossa - e al 46° - Franciacorta Berlucchi Palazzo Lana Riserva Satèn 2008 Guido Berlucchi. Non tocca a noi commentare, certo è che sono da monito le parole - in apertura della ricerca - del presidente del Consorzio
Vittorio Moretti: «Le numerose ambizioni della Franciacorta sono fondate e concretamente realizzabili». Ai vignaioli l'arduo compito.

Per informazioni: www.franciacorta.net

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