La Franciacorta piange Bianchi Morto il titolare di cantina “Villa”

Lutto nel mondo del vino in Lombardia: Alessandro Bianchi era il patron della prestigiosa cantina bresciana di Monticelli Brusati. Il presidente del Consorzio, Brescianini: «Un uomo di rigore»

13 marzo 2020 | 16:00
di Renato Andreolassi
È morto un galantuomo della terra e del vino. Il terribile coronavirus si è portato via per sempre Alessandro Bianchi, uno dei padri della Franciacorta, anima e cuore della prestigiosa cantina "Villa'' di Monticelli Brusati. Ottantacinque anni portati da gran signore e grande intenditore del mondo delle bollicine.

Alessandro Bianchi

L'ultima volta lo abbiamo incontrato agli auguri natalizi gustando un esemplare spiedo bresciano realizzato con la sua cacciagione. Elegante, sorridente, accogliente come sempre, aveva assistito alla presentazione della nuova linea dei rossi prodotti dalla cantina bresciana dopo una meticolosa selezione di uve. «In Franciacorta - aveva detto - non ci sono solo grandi Docg, ma anche vini corposi e forti come quelli che nascono lungo i gradoni che stanno alle spalle della casa padronale di Monticelli e sono baciati costantemente dal sole».

Assieme alla moglie Yvonne e ad alcuni pionieri iniziò l'avventura della Franciacorta negli anni '60 per poi essere tra i fondatori e promotore del Consorzio, negli anni '70. La storia d'amore fra la Franciacorta e Alessandro Bianchi ebbe inizio quando il viticoltore acquistò 37 ettari a Villa di Monticelli Brusati ai piedi della Madonna delle rose, colle ricoperto di querce e ginepri che da sempre garantiscono un microclima ideale per i vigneti.

Dieci anni dopo è stato tra i primissimi ad applicare il metodo scientifico all'enologia. «Il suo rigore verso la qualità - ha detto il Presidente del consorzio Silvano Brescianini - resta una lezione per noi e non possiamo che essergli riconoscenti»

Un pioniere in tutti i sensi che ha tracciato una strada all'insegna della qualità e dell'eccellenza. Lo hanno poi seguito la figlia Roberta e il genero Paolo Pizziol. «Vivrai sempre in noi e attraverso noi. Il tuo esempio - hanno scritto i suoi cari nell'ultimo saluto di addio - la tua rettitudine, i tuoi valori hanno lasciato un profondo segno con chi ha avuto la fortuna di incontrarti e conoscenti. L'amore è immortale e la morte è solo un orizzonte, l'orizzonte è il limite dei nostri occhi». Ti salutiamo tutti signore del vino, che la terra ti sia lieve mentre arriva la primavera e le viti gemmano.

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Alberto Lupini


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