Cina, Brandy italiano a rischio con l'inchiesta antidumping di Pechino

Assodistil esprime preoccupazione per le indagini in corso in concomitanza con la campagna di promozione italiana, nel mercato cinese. Il presidente Sandro Cobror: «Danno economico enorme al settore degli spirits»

08 gennaio 2024 | 16:11

Formalmente si tratta di un'indagine antidumping. Nel concreto, potrebbe essere una ritorsione della Cina nei confronti di analoghe mosse delle autorità italiane su prodotti cinesi. AssoDistil esprime «preoccupazione e sconcerto» per la stretta del ministero del Commercio di Pechino che interessa diverse tipologie di prodotti alcolici Ue. Sotto indagine, in particolare, i distillati di vino come il Brandy italiano. L'associazione di categoria, che rappresenta la quasi totalità della produzione distillatoria in Italia, chiede al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, «un'azione per impedire che questa pericolosissima iniziativa abbia seguito».

Assodistil: «Brandy sottocosto? Accuse infondate all'Italia»

«Da mesi - sottolinea Sandro Cobror, direttore di AssoDistil - stiamo investendo nel mercato cinese con un progetto di promozione del Brandy italiano, eccellenza dei distillati Made in Italy. Proprio mentre cominciamo a registrare i primi segnali di interesse da parte dei consumatori cinesi,  veniamo a conoscenza di questa indagine antidumping delle autorità locali». In poche parole, la Cina accusa l'Italia e altri Paesi Ue di aver introdotto merce a costi inferiori rispetto a quelli del mercato cinese, ovvero di una pratica sleale.

«Sebbene, dalle prime informazioni sembrerebbe che lo scopo dell'indagine sia eminentemente ritorsivo contro analoghe indagini UE indirizzate verso l'import di motori elettrici dalla Cina - continua Cobror - non vi è dubbio che l'iniziativa cinese metta a rischio lo sviluppo del mercato del Brandy in quel Paese nonché la propensione all'investimento da parte di quei produttori non ancora presenti in Cina che vedono nel grande Paese asiatico un interessantissimo mercato potenziale di sviluppo sia del brandy che dei distillati in generale. Un’indagine antidumping «rischierebbe inevitabilmente di bloccare sul nascere una iniziativa come quella della promozione del Brandy italiano in Cina, oltre che recare un danno economico enorme al settore degli spirits».

Tutto questo, secondo il presidente dell'associazione che da oltre 70 anni riunisce, rappresenta e tutela le principali realtà del settore della distillazione italiana, senza alcuna ragione reale. «Oggi sul mercato cinese il brandy Ue viene venduto a prezzi decisamente superiori a quello dei distillati locali - sottolinea il presidente Assodistil - e, comunque, laddove pure si ravvisasse l’opportunità di bloccare le importazioni di distillati dall’Ue, ciò risulterebbe economicamente ininfluente per controbilanciare il rischio di un blocco delle importazioni in Ue di componentistica e motori elettrici dalla Cina che vale dieci volte di più».

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Alberto Lupini


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