Cadis 1898 (cantina di Soave) cambia direttore generale. Il cda sfiducia Raifer

L'interruzione del rapporto con il manager sarebbe dovuto a divergenze sulle strategie di sviluppo. Non si sa quando Raifer lascerà l'incarico e che fine farà il progetto di aumentare l'imbottigliato con destinazione Horeca

17 marzo 2024 | 14:00
di Alberto Lupini

La novità è per molti versi clamorosa: la più importante cantina sociale del Veneto, la Cantina di Soave, che dallo scorso anno si chiama Cadis 1898, dopo 4 anni cambierà il direttore generale. Wolfgan Raifer dopo 4 anni lascerà il ponte di comando per una divergenza sulle strategie di gestione con parte del consiglio di amministrazione. La decisione di troncare il rapporto con Raiser è stata presa dal cda e il presidente Roberto Soriolo, in carica dal 2018, l’ha poi comunicato ad una riunione tecnica dei soci dei giorni scorsi. Quali siano le ragioni vere del contendere non si conoscono, così come non si sa quando effettivamente Raiser lascerà l’incarico e chi lo sostituirà. In una nota del cda ci si limita a ribadire la “decisione di interrompere la collaborazione con il direttore generale”.

 Cantina di Soave, per il presidente Soriolo c'era divergenza sugli obiettivi

«Non posso entrare nello specifico in questo momento, posso solo dire che alla base della decisione c’è una visione diversa degli obiettivi della cantina, sulla politica dell’imbottigliamento e del vino sfuso – ha precisato il presidente Soriolo al Corriere di Verona – Lui (Raifer, ndr) viene da un mondo, quello dell’Alto Adige, che è molto diverso dal nostro. E la nostra cantina, che abbraccia tutte le denominazioni veronesi, rossi e bianchi, Soave, Valpolicella e altri, puntava a strategie di sviluppo diverse».

Tornando al comunicato del consiglio di amministrazione, si legge poi che «Cantina di Soave, una realtà con una storia lunga più di un secolo e con un territorio di altissima vocazione vinicola, ha maturato con consapevolezza questa scelta (l'interruzione del rapporto col direttore generale, ndr) , forte di una struttura aziendale solida e ricca di professionalità, con investimenti di prim’ordine in tecnologia e accoglienza. Nonostante il momento delicato del settore del vino, il Veneto e la provincia di Verona, con denominazioni importanti a livello internazionale, continuano ad essere i punti di riferimento del mercato e la Cantina di Soave ne è da tempo protagonista». 

 Il bilancio 2023 consolidava la cantina di Soave

Secondo alcune ricostruzioni, Raifer, uno dei più brillanti manager del vino altoatesino che aveva sostituito all’inizio del 2020 Bruno Trentini, per 27 anni direttore della cantina, avrebbe puntato sul vino sfuso a discapito dell’imbottigliato e penalizzando i soci. Notizie che sembrano fantasiose considerando che non ci sono state turbative sul mercato delle uve. La conferma viene dai dati di bilancio attestato a 141,3 milioni di euro (in linea con quello precedente) con 7,8 milioni di cash flow (300mila euro di utile più gli ammortamenti) ed una riduzione dell'indebitamento verso le banche (da 35.9 a 20 milioni di euro). Un bilancio che per quanto riguarda la liquidazione delle uve evidenziava 64milioni di euro, con una redditività media per ettaro di 9.700 euro, in linea con gli ultimi anni. Le ragioni di una divergenza non sembrerebbero quindi stare sul prezzo delle uve... 

Che fine farà il progetto di aumentare l'imbotigliato di cantina Soave?

E riguardo al rapporto sfuso/imbottigliato, proprio il direttore generale avrebbe predisposto un progetto per aumentare la produzione di imbottigliato da presentare al prossimo Vinitaly e con l'obiegttivo Horeca. Sarà ora interessante capire se questo progetto proseguirà o meno, considerando che la cantina di Soave, da sempre ha un’ampia produzione di sfuso…

Un progetto che si inserisce fra l’altro nella strategia secondo cui era nata l’anno scorso l’attuale configurazione del gruppo, a seguito di un’ampia riorganizzazione strategica per trasmettere maggiore chiarezza e dare visibilità ad ogni sito produttivo aziendale. «È cambiato l’abito, ma di certo non l’anima che da 125 anni ci guida alla ricerca del miglior risultato per i nostri 2.000 soci conferitori e per tutti quei clienti che da anni acquistano le nostre bottiglie», aveva annunciato al momento della presentazione il direttore generale di Cadis 1898 Wolfgang Raifer.

Da cantina di Soave a Cadis 1898 per essere più competitivi

Cadis 1898, lo ricordiamo, è l’acronimo che riprende le iniziali dello storico nome, accompagnandosi all’anno di fondazione del gruppo: un binomio che porta con sé equilibrio tra modernità e storicità. Con 2.000 soci circa, rappresenta oggi circa 6.400 ettari di vigneto, 140 milioni di fatturato e 42 milioni di bottiglie. Si tratta di una realtà che oggi raggruppa le realtà produttive del gruppo fra Soave, Valpolicella, Bardolino e Custoza.

Più in particolare queste le realtà più importanti del gruppo:

  • la Cantina di Soave attualmente gestisce il 48% dei vigneti dell’area di produzione del Soave D.o.c. e il 43 % dei vigneti dell’area di produzione del Soave Classico. Come marchio di eccellenza utilizza Rocca Sveva,
  • la Cantina di Illasi gestisce invece il 17% dei vigneti dell’area di produzione del Valpolicella D.o.c.,
  • la Cantina di Montecchia il 70% dei vigneti dell’area di produzione del Lessini Durello D.o.c.,
  • Terre al lago, infine, il 4% dei vigneti dell’area di produzione del Bardolino D.o.c. e il 7% del Custoza D.o.c.

Per quanto riguarda le prospettive della cantina, è forse interessante rifarsi a quanto indicava Raifer all’ultima assembla dei soci che aveva approvato il bilancio praticamente all’unanimità:  «I soci sono sempre al centro del progetto di Cadis 1898 e hanno approvato un bilancio solido che garantisce stabilità», esordisce il direttore generale Wolfgang Raifer. «La nostra è una realtà sana, con conti in ordine, che può guardare con fiducia al futuro nonostante le criticità degli ultimi anni e i nuovi ostacoli che emergono». «Sull’intero comparto vitivinicolo», chiarisce il direttore generale di Cadis 1898, «pendono diverse problematiche, ad esempio: la recessione della Germania, un mercato dove l’export di vino italiano ha sempre trovato grandi spazi e l’aumento dei costi di produzione che non è più possibile far ricadere sul consumatore finale. A tutto ciò si aggiunge anche un aspetto culturale da non sottovalutare e su cui occorre lavorare profondamente: il vino deve essere comunicato non più come una semplice bevanda ma come un alimento e come tale deve essere consumato e gestito in maniera adeguata», concludeva il prossimo ex direttore generale.

Cadis 1898
Viale della Vittoria, 128 37038 Soave (VR)
Tel: +39 045 6139811

 

© Riproduzione riservata


“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”

Alberto Lupini


Edizioni Contatto Surl | via Piatti 51 24030 Mozzo (BG) | P.IVA 02990040160 | Mail & Credits  -  Policy  -  PARTNER  -  EURO-TOQUES | Reg. Tribunale di Bergamo n. 8 del 25/02/2009 - Roc n. 10548
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024