Asti Secco, mani avanti sull'identità Giorgio Bosticco: «Non copiamo nessuno»

23 febbraio 2017 | 10:37
Asti versione Secco. Anzi, Asti Secco, perché proprio questo è il nome scelto dal Consorzio (dalla maggioranza dei produttori che ne fanno parte) per la nuova formula dell'Asti Docg. Si attende a questo punto, solo il via libera definitivo del Ministero al nuovo disciplinare, ma per il resto tutto è pronto: tanto che le nuove bollicine si potranno assaggiare in esclusiva (anche se non ancora con etichetta specifica) al prossimo Vinitaly.

Luigi Genesio Icardi (presidente dei Comuni del Moscato), Giorgio Bosticco e Giorgio Ferrero

Questo il punto di partenza del forum sull'Asti Secco tenutosi a Santo Stefano Belbo (Cn), forum che ha preso poi due diverse direzioni: da una parte i programmi di promozione all'estero, dall'altra un forte no alla guerra delle bollicine con la “corazzata” Prosecco. Il vino spumantizzato leader ormai nel mondo ha già detto la sua, più volte, sia alla presentazione del nuovo disciplinare della Docg Asti, sia in fasi successive, lasciando trapelare, tra accuse e dubbi, la forte preoccupazione che sia stavolta nazionale la minaccia di imitazione che potrebbe ledere la denominazione di Conegliano e limitrofi, come già accaduto svariate volte all'estero.

«Al di là di tutto a noi non resta che attendere di verificare come il nuovo disciplinare dell'Asti verrà declinato ed eventualmente applicato e di conseguenza agiremo, nei modi e nei tempi che la normativa prevede», aveva detto Stefano Zanette, presidente della società Sistema Prosecco, che rappresenta i tre Consorzi di tutela del Prosecco.



Una risposta, seppur a distanza spaziale e temporale, ma vicina per impatto e replica tematica, è arrivata in occasione del forum, da Giorgio Ferrero, assessore regionale all'Agricoltura della Regione Piemonte: «Per un rilancio dell'intera filiera, lontano da sospetti di fare concorrenza a prodotti come il Prosecco, che non devono temere una Docg nascente come quella dell'Asti Secco. Anzi, credo che tutte le bollicine italiane concorrano al Made in Italy».

Sulla stessa lunghezza d'onda le parole di Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio di Tutela dell'Asti, che ha sottolineato come il disciplinare dell'Asti Secco, «che sarà una Docg», sia inattaccabile «dal punto di vista normativo e legale». Inoltre il direttore del Consorzio, ribadendo l’assoluta originalità dell’Asti Secco, ha annunciato programmi di valorizzazione all’estero, soprattutto negli Stati Uniti con un investimento da 6 milioni di euro.



In questo senso, similmente a quanto affermato dai due relatori, Fabrizio Rapallino della Coldiretti ha ribadito l’originalità del progetto Asti Secco rispetto al Prosecco e esortato a promuoverne un consumo costante e slegato dalle feste (un po’ il problema dell’Asti dolce).

Una voce fuori dal coro, quella di Giovanni Bosco, presidente del Ctm, il Coordinamento terre del moscato, che ha provocatoriamente ipotizzato che i problemi dell’Asti docg dolce che negli ultimi tempi ha avuto vendite in flessione, sia da imputarsi al nome “Asti” e chiesto chi pagherà la pubblicità per l’Asti Secco.



Polemiche a parte, il forum di Santo Stefano Belbo è servito per dare un segnale di esistenza di una filiera che sta cercando di mettere ordine nelle proprie fila, con una parte agricola che tenta l’unità dopo tante strazianti guerre intestine, e una parte industriale che è chiamata a dimostrare di essere davvero interessata a rilanciare Asti, sia nelle tipologia dolce sia in quella secca o dry come qualcuno ha detto, assessore Ferrero compreso, a Santo Stefano Belbo.

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Alberto Lupini


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