Dopo il lockdown italiani più attenti al cibo: il 53% acquista e consuma più ortaggi

Secondo l'Osservatorio Sanità di UniSalute e Nomisma un italiano su due ha modificato il proprio regime alimentare con la pandemia. Per il 40% è stato un miglioramento, per il 12% un peggioramento

26 novembre 2021 | 07:30

Com'è cambiata la nostra alimentazione dall'inizio della pandemia? Se lo è chiesto una ricerca dell'Osservatorio Sanità di UniSalute realizzata in collaborazione con Nomisma. Risultato? Un italiano su due ha modificato il proprio regime alimentare negli ultimi dodici mesi. Di questi, il 40% si è detto soddisfatto del cambiamento, mentre per il 12% la nuova dieta è risultata essere meno sana ed equilibrata della precedente.

 

Più attenzione alla qualità e maggiori acquisti di ortaggi

In generale, comunque, il rapporto con il cibo è stato caratterizzato da una maggiore attenzione alla qualità del prodotto. Il 53% del campione compra (e consuma) più ortaggi mentre il 49% ha dichiarato di organizzare meglio i pasti nel corso della giornata (soprattutto se lavora in smart working) rinunciando a panini e snack veloci, calorici e fuori pasto. Questo, per il 37% dei casi si è tradotto anche in un beneficio per la salute. D'altronde, per gli italiani mangiare sano significa curare problemi di peso (79%), tenere sotto controllo i valori del sangue come trigliceridi e colesterolo (77%), prevenire problemi cardiaci o circolatori (66%).

 

Ma si fa meno sport di prima

Certo di strada ce n'è da fare: un italiano su quattro (23%) dichiara di essere ingrassato rispetto al periodo precedente al lockdown, per un aumento di peso che si è attestato, mediamente, intorno ai 6 chili. Questo, secondo lo studio, si deve al fatto che molti italiani hanno sì prestato attenzione alla dieta ma non potendo svolgere attività fisica (causa chiusure o forti limitazioni) con continuità. Come emerge da una precedente indagine dell'Osservatorio, durante il lockdown la quota di italiani inattiva dal punto di vista motorio è cresciuta, passando dal 25% pre-pandemia, all'attuale 30%.

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Alberto Lupini


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