Vista, elogio al tartufo al ristorante di Casina Valadier
Lo chef del locale romano Massimo D’Innocenti ha dedicato al “diamante della terra” il primo di una serie di appuntamenti tematici
10 dicembre 2019 | 10:16
di Mariella Morosi
La sala del ristorante
Il profumo del tartufo ha segnato tutto il menu, dall'antipasto al dolce, con accompagnamento musicale live. Sui tavoli castagne, bacche, melograni e frutti del bosco erano posati su foglie di un aranciato acceso mentre dalle vetrate si poteva abbracciare tutta la città. Il direttore Massimo Gallo e il suo staff erano impeccabili nell'accoglienza degli ospiti, con quella classe d'altri tempi che ci si aspetta in un luogo che ha fatto la storia di Roma.
Massimo d'Innocenti, schivo e poco disponibile alle luci della ribalta, preferisce far parlare i suoi piatti. Ma poi non si sottrae al racconto se sollecitato e allora sa stupire, e divertire, raccontandosi con la modestia dei grandi. La sua cucina è di territorio, con piatti rappresentativi della ricchezza del racconto gastronomico romano. Questo il menu scelto: Tartare di pezzata rossa, Parmigiano Reggiano 60 mesi, tartufo bianco e nocciole, Risotto di zucca mantovana, funghi porcini e tartufo bianco, Filetto di vitello in crosta di tartufo, crema di patate, scorzonera e uovo di quaglia e a, concludere, Mont Blanc, zucca, castagne e tartufo bianco. Scelti in abbinamento i vini Torre Rosazza Friulano, Pinot Nero Borgo Magredo, Bruciato Bolgheri Antinori e Passito di Pantelleria Ben Ryé.
Massimo d'Innocenti
È stata la prima cena a tema della stagione, ma ne seguiranno altre ispirate alle stagioni ma anche a delizie come il cioccolato o il caffe oppure al benessere a tavola, quello che davvero non toglie nulla al gusto. Il suo menu di tutti i giorni comprende anche una serie di proposte veloci o healthy, come il tris di supplì “La Grande Bellezza” (cioè all’amatriciana, cacio e pepe e carbonara), il Fritto di calamari in cartoccio con salsa tartara, le Polpettine di melanzane, parmigiano e provola affumicata, Hamburger di Chianina con insalate fresche e appetitose, oltre a una lista di smoothies a base di frutta o di verdura.
L'accoglienza, alla Casina Valadier, comincia al piano terra, dove si può fare una tardiva colazione o un lunch, oppure al Chill Bar per godersi il tramonto con un cocktail o un distillato. Grande è la ricerca di prodotto che lo chef svolge, andando personalmente a visitare le aziende, i piccoli produttori, gli allevamenti e i caseifici. Così si può gustare il “pecorino bottaiolo” tipico del Monte Amiata, affinato e rifermentato in botte. Ma riesce a far arrivare anche il burro di malga, un eccellente Castelmagno e le tome piemontesi. Tutto il pesce che utilizza, come la ricciola, il tonno rosso e le spigole è di mare, è pescato nel Tirreno.
Le verdure, mai di serra, sono di giornata e le carni arrivano dal Friuli. «Chiunque entri a lavorare nella mia cucina - dice Massimo D'Innocenti - deve saper ascoltare: prima di conoscere grandi tecniche, prima di aver studiato da grandi chef deve avere la voglia di assorbire la sapienza che la mia brigata ha costruito negli anni, insieme a me. Il messaggio che in tutti questi anni ho cercato di chiarire ai miei ragazzi è che l’umiltà è alla base di ogni piatto e che possiamo costruire insieme qualcosa di unico. Il segreto del mio lavoro? Magnifici prodotti, lavoro di squadra e amore per questo lavoro». Con la proprietà della famiglia Montefusco la Casina Valadier ha saputo conservare e valorizzare la bellezza delle sale, degli arredi d'epoca, degli affreschi e degli antichi pavimenti in cotto. C'è anche incorporato nell'edificio, un sito romano con un tratto di muratura ancora integro.
La struttura fu realizzata tra il 1816 e il 1837 durante la ristrutturazione di Piazza del Popolo e del Pincio, sull'antico Collis Hortulorum, dove i romani possedevano i giardini più vasti e sfarzosi della città. Nell’album d'onore ci sono le firme di personaggi come Gandhi, Re Farouk, Strauss e Pirandello. Nel corso degli anni Venti continuò ad essere una delle mete più ambite da celebrità, turisti e politici, entrando nella storia dei caffè-ristoranti romani. Durante la seconda Guerra Mondiale fu occupata, a più riprese e alternativamente, da militari tedeschi e inglesi e questi ultimi, apprezzandone la bellezza, ne fecero un circolo con sala da tè per gli ufficiali.
Per informazioni: www.casinavaladier.com
© Riproduzione riservata
• Leggi CHECK-IN: Ristoranti, Hotel e Viaggi
• Iscriviti alle newsletter settimanali via mail |
• Abbonati alla rivista cartacea Italia a Tavola |
• Iscriviti alla newsletter su WhatsApp |
• Ricevi le principali news su Telegram |
“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”
Alberto Lupini