Stop alla movida “selvaggia” Da Roma il disegno di legge

05 maggio 2016 | 15:45
Un nuovo disegno di legge concordato tra Viminale ed Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) colpisce la movida "selvaggia". Il mondo della notte deve essere regolamentato, a tutela della quiete pubblica e per salvaguardare i centri storici delle città. Ne hanno discusso il ministro degli Interni Angelino Alfano e il presidente dell'Anci Piero Fassino, che si sono soffermati anche sulla necessità di pene severe per chi indossa caschi durante le manifestazioni pubbliche, multe per prostituzione, accattonaggio, parcheggiatori abusivi e graffitari.



È chiara la volontà di contrastare la movida nella sua forma più “selvaggia”, se non altro limitarla per il rispetto della quiete pubblica. La proposta del Governo è quella di disporre di addetti al controllo nei locali di pubblico spettacolo e anche negli stabilimenti balneari. Un ddl quindi che a livello nazionale andrebbe a regolamentare, almeno in parte, un mondo contro cui già Regioni e città avevano tentato di prendere provvedimenti, spesso con risultati deludenti.

Si prenda come esempio Ferrara, che voleva imporre come limite per la chiusura dei locali, le 00.30, andando però contro al principio di libera concorrenza. A Milano invece la norma anti-movida finì con il penalizzare l'attività dei gelatai, già penalizzati dalla crisi dei consumi, tanto da indurre il sindaco Giuliano Pisapia a promettere di risolvere al più presto l'“equivoco”.



Tutte regole azzardate, tentate, ma in troppi tengono gli occhi chiusi, in troppi si girano dall'altra parte, e in mancanza di una normativa nazionale continuano a lasciare che la notte e il mondo del divertimento non abbiano limiti, riaccendendo la questione, insieme a tv e stampa, giusto in caso del singolo episodio di cronaca nera, destinato ad essere dimenticato da lì ad un paio di giorni. Con un tale ddl tutto può effettivamente cambiare, e le denunce di Fipe, Confesercenti e Italia a Tavola finalmente trovano una prima reale concretizzazione.

Altro esemplare caso contro-movida prosegue ancora oggi - iniziato nel 2011 - a Firenze: accusata la vita notturna di Santa Croce. Il pubblico ministero Luigi Bocciolini, ora passato in procura generale, ha citato a giudizio titolari e gestori di dieci locali della zona: 19 le persone accusate di disturbo alla quiete pubblica, alcune anche di occupazione abusiva di suolo pubblico. La lotta del pm contro la vita notturna fiorentina ha radici ben più profonde circa la responsabilità dei gestori fiorentini sul comportamento delle persone che stazionano in strada.



Già anni fa il tribunale del riesame dispose il dissequestro di sette locali al tempo accusati, poi la Cassazione, alla quale il pm decise di rivolgersi nel 2014, precisò che il gestore del locale è responsabile del disturbo solo se schiamazzi e rumori giungono dall'interno dell'esercizio. Stupisce quindi ora un nuovo attacco da parte di Bocciolini. «Prendiamo serenamente atto dell'iniziativa della procura - commenta l'avvocato Filippo Cei, uno dei legali dei gestori ora accusati - pur nello stupore che sia stata presa dopo la favorevole sentenza della Cassazione».

Ciò che da tutto questo si deduce è un'agguerrita controversia, sia nelle singole situazioni che sulla carta. Un ddl come quello che ora pare prendere forma potrà decidere definitivamente le sorti dell'attività serale - compresi quindi da una parte il divertimento, dall'altra urla e schiamazzi - nelle città italiane. Si attende questo disegno arrivi ora al Consiglio dei Ministri.

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Alberto Lupini


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