Il ritorno ai fornelli di Carlo Cracco Lascia MasterChef per i suoi ristoranti
06 marzo 2017 | 12:41
E alla fine anche Carlo Cracco è “andato a Canossa”. L’espressione - che lascia intendere ad un ripensamento, ad un ritorno sui propri passi - l’ha usata proprio lo chef nell’ultima puntata di MasterChef per commentare con la solita sferzante ironia una delle decisioni più importanti dei giudici in semifinale. Ora però il detto viene buono per commentare la notizia data da Repubblica nelle scorse ore secondo la quale Carlo Cracco non sarà più il giudice di MasterChef dal prossimo anno. Chiuderà la sua avventura giovedì 9 marzo con la finalissima della sesta edizione e poi tornerà ai fornelli perché in pentola, nella sua pentola, ribollono progetti importanti.
Da una parte l’apertura del ristorante in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, dall’altra un’altra apertura sempre a Milano, ma in zona meno centrale, quella di Piazzale Accursio. Insomma il richiamo della cucina è stato più forte di quello della televisione anche se sono passati sei anni e c’è un passaggio dell’intervista rilasciata a Repubblica che la dice lunga non solo sul mestiere dello chef, ma su molti altri mestieri che devono adattarsi alle tendenze del nuovo millennio.
«Il nostro lavoro - ha spiegato Cracco - adesso non è solo stare in cucina. Questa è una visione vecchia del mestiere. Devi essere manager, le nostre sono aziende, hai la responsabilità di tante persone. E comunque in cucina ci sono sempre stato, anche in questi sei anni. Mettiamola così, starò ancora di più in cucina».
Saranno contenti i puristi della cucina tradizionale forse che finalmente vedranno valutato il valore dello chef in quanto chef e non in quanto divo della tv (Cracco è testimonial di molti brand e ha fatto pure la sua comparsa - sbiadita - all’ultimo Festival di Sanremo); molto meno contenti della notizia saranno i telespettatori (e le telespettatrici soprattutto) che non lo vedranno più in uno dei programmi televisivi maggiormente seguiti degli ultimi anni. Non lo perderanno però di vista perché Cracco ha comunque assicurato che continuerà a condurre l’altro programma - tutto suo - Hell’s Kitchen.
Carlo Cracco
Da una parte l’apertura del ristorante in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, dall’altra un’altra apertura sempre a Milano, ma in zona meno centrale, quella di Piazzale Accursio. Insomma il richiamo della cucina è stato più forte di quello della televisione anche se sono passati sei anni e c’è un passaggio dell’intervista rilasciata a Repubblica che la dice lunga non solo sul mestiere dello chef, ma su molti altri mestieri che devono adattarsi alle tendenze del nuovo millennio.
«Il nostro lavoro - ha spiegato Cracco - adesso non è solo stare in cucina. Questa è una visione vecchia del mestiere. Devi essere manager, le nostre sono aziende, hai la responsabilità di tante persone. E comunque in cucina ci sono sempre stato, anche in questi sei anni. Mettiamola così, starò ancora di più in cucina».
Saranno contenti i puristi della cucina tradizionale forse che finalmente vedranno valutato il valore dello chef in quanto chef e non in quanto divo della tv (Cracco è testimonial di molti brand e ha fatto pure la sua comparsa - sbiadita - all’ultimo Festival di Sanremo); molto meno contenti della notizia saranno i telespettatori (e le telespettatrici soprattutto) che non lo vedranno più in uno dei programmi televisivi maggiormente seguiti degli ultimi anni. Non lo perderanno però di vista perché Cracco ha comunque assicurato che continuerà a condurre l’altro programma - tutto suo - Hell’s Kitchen.
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Alberto Lupini
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