Il Parlamento europeo ha di recente approvato le nuove regole per l’introduzione e la vendita di alimenti non “usuali” destinati alle nostre tavole: grilli, formiche, ma anche alghe e cibi costruiti in laboratorio, con lo scopo di svecchiare la regolamentazione dei cosiddetti “
Novel food”, una categoria alimentare sulla quale non si legiferava da quasi 20 anni. L’11 novembre è arrivato anche il parere positivo del Consiglio Ue e la normativa entrerà quindi in vigore. Uno degli alimenti che entrerà a far parte dell’elenco dei Novel food è proprio quello più lontano dalla nostra concezione di “buono” e “commestibile”: gli insetti.
La pratica di cibarsi di insetti ha recentemente destato un certo interesse nel grande pubblico anche grazie al contribuito di episodi riportati dai media, un numero sempre più consistente di iniziative volte a far conoscere questo tipo di alimento, in Italia ad esempio Expo 2015, e la pubblicizzazione di proposte imprenditoriali che coinvolgevano cuochi famosi.
Secondo uno studio della Fao, realizzato nel 2013 in collaborazione con l’Università di Wageningen nei Paesi Bassi, nel mondo gli esseri umani si cibano già di oltre 1.900 specie di insetti. A livello globale, gli insetti più consumati sono coleotteri (31%), bruchi (18%), api, vespe e formiche (14%), cavallette, locuste e grilli (13%). Molti di questi insetti sono ricchi di proteine e grassi buoni, e di calcio, ferro e zinco.
Per capire meglio il valore nutrizionale degli insetti è utile fare un semplice paragone tra la carne bovina e le locuste. La carne bovina ha un contenuto di ferro di 6 mg per 100 g di peso secco, mentre il contenuto di ferro delle locuste oscilla tra gli 8 e i 20 mg per 100 g di peso secco, a seconda della specie e del tipo di alimento di cui si nutrono.
Oltre ad essere una fonte di cibo altamente nutriente, gli insetti potrebbero rappresentare una scelta valida dal punto di vista dell’impatto ambientale. Il sostegno della produzione di insetti sembra essere proprio il punto di forza di questo settore, in modo da poter ridurre il consumo di carni che è noto essere di forte impatto ambientale.
Il riconoscimento degli insetti come alimento per l’uomo non può non prevedere un’attenzione particolare agli aspetti microbiologici e chimici che ne attestino la sicurezza per i consumatori. Gli studi effettuati fino ad oggi non hanno evidenziato rischi diversi da quelli causati dai comuni prodotti alimentari. Dal punto di vista microbiologico i ricercatori hanno puntato la loro attenzione sulle condizioni di allevamento, in particolare la scelta del substrato, che è di grosso impatto sulla flora microbiologica degli insetti. I rischi sono molto bassi nel caso si utilizzino mangimi o sottoprodotti vegetali. Dal punto di vista chimico deve essere valutato il rischio di accumulo di sostanze pericolose strettamente legato al tipo di substrato utilizzato.
L’identificazione dei pericoli presenti nelle specie di insetti edibili è un elemento fondamentale nella definizione del rischio associato al consumo di un nuovo alimento e rappresenta l’elemento base per la creazione di una filiera produttiva in grado di gestire tali pericoli. La futura filiera prevede la necessità di gestire in modo corretto il prodotto finito e prevenire e controllare i pericoli identificati attraverso l’applicazione di misure utili alla riduzione del rischio per il consumatore. Alcuni ricercatori sostengono che la sicurezza dell’alimento a base di insetti possa essere raggiunta con il ricorso a processi di produzione in grado di abbattere drasticamente la carica microbica.
Grazie all’entrata in vigore del nuovo regolamento UE 2015/2283 si assisterà ad un passo importante per le aziende alimentari a favore dell’innovazione per la commercializzazione di questi prodotti, poiché si calcola che entro il 2050, anno in cui la popolazione mondiale avrà superato i 9 miliardi, il mercato dovrà essere pronto ed equipaggiato per affrontare ai problemi legati alla disponibilità di cibo e alla sostenibilità ambientale.
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