I cuochi del Sud? Sono più legati alle tradizioni, alla loro storia e ai loro territori e questo fa di loro professionisti meno creativi dei colleghi del Nord. Questo, in sintesi, il pensiero di
Carlo Cracco. Son bastate poche parole al cuoco vicentino, per scatenare le (inevitabili) reazioni dei colleghi meridionali, su tutte quella dello stellato ragusano
Ciccio Sultano.
Carlo Cracco e Ciccio Sultano
Mentre si aspetta con una certa trepidazione, soprattutto tra gli addetti ai lavori, l’attribuzione delle stelle Michelin, in programma mercoledì a Piacenza, la querelle tra i due cuochi prende forma in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi da Cracco all’Ansa, in cui lo chef ha parlato del ruolo della cucina italiana in quella che, secondo lui, è diventata ormai la “cucina universale”. «Noi chef - ha detto - cerchiamo sempre di dare un tocco unico alla cucina, legato alle nostre caratteristiche. La mia "ricetta" ideale, quando mi propongo sui mercati esteri, è un mix di creatività e di italianità. E credo anche che al Nord abbiamo forse un tocco di creatività in più: da noi il cambiamento è normale. Forse perché un cuoco al Sud ha una base di tradizione più solida e una vasta scelta di produzioni di territorio».
Dichiarazioni che, come dicevamo, non hanno tardato a suscitare reazioni: tra i primi a ribattere, sul suo profilo Facebook, il cuoco siciliano Ciccio Sultano, che non ha risparmiato al collega veneto battute al vetriolo: «Credo che quelle di Cracco non siano esternazioni a cui crede realmente, quanto giustificazioni dettate dai suoi limiti personali e non dei grandi chef del nord Italia. D’altronde stiamo parlando di uno che nel
Tiramisù mette la panna e non il mascarpone perché gli smonta. Insomma secondo Cracco se non sai fare le cose come si deve, piuttosto che ammettere i propri limiti, è meglio modificare le ricette in peggio e camuffare con la parola “innovazione”».
Come dire, non certo parole al miele, ma non è finita: «Non capisco, con tutto il rispetto che nutro per Carlo, perché un cuoco italiano insista sulla divisione tra nord e sud, dicendo che i meno creativi sono quelli più ricchi di tradizioni e prodotti – ha aggiunto Ciccio Sultano – e che, al contrario, chi ne ha meno o ne ha perse di più è, giocoforza, più inventivo. Ma siamo proprio sicuri? Qual è, scusate, la cucina moderna che a noi manca? Io traduco/tradisco la tradizione tutti i giorni come tanti altri colleghi che lavorano sotto il Po. E soprattutto, dopo Ferran Adrià non si più è inventato nulla di nuovo. Chi sa raccontare e vendere meglio vince, ma, vi prego, non parliamo di sostanziali differenze, perché non ne vedo! Assolutamente! Ci sono tante grandi, belle, geniali cucine e chi è più bravo a vendersi vince, al di là di qualsiasi latitudine, confine regionale, nazionale e internazionale».