Cucine invisibili e cuochi fantasma: quando aiutare è una missione
Ci sono cuochi che preparano più di mille pasti al giorno nell’indifferenza totale di chi scrive di cibo. Sfamano centinaia di poveri e bisognosi nelle mense della Fondazione dei Fratelli di San Francesco a Milano
29 gennaio 2021 | 07:02
di Guerrino Di Benedetto
George, Amadou, Adriana, Maurizio
Il menu varia ogni giorno grazie alle donazioni di tante aziende del settore che sostengono questa realtà che aiuta chi ha perso tutto e dà un ricovero ai poveri, che purtroppo sono sempre in aumento, in particolare in questo anno difficile. Il cibo qui non è esperienza sensoriale ma necessità di vita e in un certo senso torna ad essere quello che è sempre stato nella storia dell’umanità: sostegno per vivere. La visione di Padre Clemente, vero deus ex machina di questa realtà, è dare aiuto senza se e senza ma ad ogni persona, nessuno chiede chi sei e da dove vieni, ma si dà solo accoglienza e un sorriso. Maurizio scrive i suoi menu senza fronzoli o fantasie gastronomiche, basandosi solo sulla concretezza di chi sa che dare cibo buono è già una missione.
Le cucine invisibili e i cuochi fantasma sono tanti in Italia e nel mondo. Sarebbe bello che ogni tanto i mass media parlassero anche di loro, magari sostenendo il loro lavoro con la solidarietà di un “grazie”. Certo fanno più clamore le code di poveri alla ricerca di cibo, rispetto a chi lavora per aiutarli. Credetemi amici lettori, nelle cucine invisibili si vive un’esperienza unica, fatta di storie e di un’umanità che ci apre ad una diversa concezione del cibo: non si parla di stelle, forchette o cappelli, nessuno dei cuochi fantasma anela ad entrare nelle “Guide”. Mi viene in mente una canzone di Ligabue, “Una vita da mediano” quando dice «sempre lì lì nel mezzo... e vinci casomai i Mondiali». Penso che Padre Clemente, Maurizio, George, Lamin, Amadou e Adriana il loro piccolo Mondiale lo abbiano già vinto. Sempre lì lì nel mezzo.
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Alberto Lupini