Cig, subito un altro mese di aiuti Ossigeno estivo per bar e ristoranti

Il Decreto annunciato lunedì sera dal Consiglio dei ministri prevede che le imprese possano chiedere immediatamente le 4 settimane di integrazione salariale che prima erano programmate per l'autunno . Un aiuto - ammesso che arrivi tempestivo - per i pubblici esercizi che possono guardare all'estate con più fiducia

16 giugno 2020 | 10:04
Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri e del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, ha approvato un decreto-legge che introduce ulteriori misure urgenti in materia di trattamento di cassa integrazione, ordinaria e in deroga, e fondo di integrazione salariale. Il testo prevede che, in deroga alla normativa vigente che accompagnava fino a giugno le imprese con gli ammortizzatori sociali, i datori di lavoro che abbiano fruito del trattamento di integrazione salariale ordinario, straordinario o in deroga, per l'intero periodo precedentemente concesso, fino alla durata massima di quattordici settimane, possano fruire di ulteriori quattro settimane anche per periodi precedenti al 1° settembre 2020 dando quindi continuità agli aiuti. Resta ferma la durata massima di diciotto settimane, considerati cumulativamente i trattamenti riconosciuti.


Un mese di ossigeno per le imprese

Inoltre, il decreto dispone che, indipendentemente dal periodo di riferimento, i datori di lavoro che abbiano erroneamente presentato la domanda per trattamenti diversi da quelli a cui avrebbero avuto diritto o comunque con errori od omissioni che ne hanno impedito l'accettazione, possano presentare la domanda nelle modalità corrette entro trenta giorni dalla comunicazione dell'errore nella precedente istanza da parte dell'amministrazione di riferimento, a pena di decadenza, anche nelle more della revoca dell'eventuale provvedimento di concessione emanato dall'amministrazione competente.
Infine, sono prorogati dal 15 luglio al 15 agosto 2020 i termini per la presentazione delle istanze di regolarizzazione di cui all'art. 103 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, e dal 30 giugno al 31 luglio 2020 quelli per la presentazione delle domande per il Reddito di emergenza.

Il nuovo provvedimento dà quindi fiato alle aziende per un altro mese, tappando almeno in parte il vuoto che si sarebbe creato tra metà giugno e settembre. Ma come si era arrivati a questa situazione? La questione si era posta nelle scorse settimane, quando ci si era accorti che la maggior parte delle aziende che hanno iniziato a beneficiare della cassa integrazione già a marzo, avrebbero terminato proprio in questi giorni sia le prime nove settimane concesse in primo momento dal Governo, che le 5 settimane aggiuntive deliberate successivamente.


Nunzia Catalfo

In mancanza di questo ulteriore provvedimento, datori di lavoro e dipendenti sarebbero rimasti a secco per i prossimi tre mesi e questo perché il decreto Rilancio prevedeva che per formulare una nuova domanda di ammissione alla cassa integrazione si sarebbe dovuto attendere fino a settembre. Un nodo intricato, perché proprio in queste settimane allo studio del Governo c'è anche l'ipotesi di prolungare dal 17 agosto fino a dicembre il blocco dei licenziamenti che, senza la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali, avrebbe di fatto messo le aziende al muro, con un rischio di insolvenza altissimo.

Una questione complicata, che non si risolve con l’ultimo decreto, ma che ha spinto il premier ad annunciare che il Governo è al lavoro proprio in questi giorni per il superamento della Cig e per arrivare a un meccanismo «nuovo e molto più veloce». «Abbiamo già in cantiere progetti specifici - ha detto il presidente del Consiglio - come la riforma e la semplificazione degli ammortizzatori sociali, la rimodulazione in chiave di politica attiva degli strumenti di sostegno, il rinnovo della disciplina della Naspi. La cassa integrazione è uno strumento che si è rivelato farraginoso». Poi ha aggiunto: «A differenza di altri governi, non lasciamo i lavoratori, non li abbandoniamo per strada, non consentiamo che siano licenziati».

Proprio oggi l’Istat ha fatto il punto sulla crisi e ha reso noto alcuni dati sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali. La Cassa integrazione e il Fondo di integrazione salariale sono stati usati dal 70,2% delle aziende con almeno tre addetti. Questo "anche grazie all'allargamento della platea di possibili fruitori". L'istituto fa il punto sulla "crisi economica che ha colpito il sistema produttivo", spiega l’Istituto in una nota, avvertendo che “oltre la metà delle imprese (il 51,5%, con un'occupazione pari al 37,8% del totale) prevede una mancanza di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020".


L'Inps garantisce tempestività nei pagamenti

Sul fronte cassa integrazione si era aperta praticamente da subito una ferita profonda e ancora sanguinante, quella del ritardo dei pagamenti che aveva e sta mettendo ancora in ginocchio il mondo del lavoro, con l’Horeca particolarmente colpito. «Stiamo liquidando la cassa integrazione correntemente, mano a mano che arrivano gli Sr41, non c’è arretrato», ha detto ad Adnkronos/Labitalia, Maria Luisa Gnecchi, vice presidente dell’Inps. L’Sr41 è il modello telematico attraverso cui avviene il pagamento per la Cassa integrazione guadagni (Cig).

Secondo Gnecchi «i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione non possono essere imputati a priori all’Inps. Per verificare di chi sono i ritardi si deve vedere quando è stata inviata la domanda di cassa integrazione da parte dell’azienda, quando l’Inps ha risposto con l’autorizzazione e quando poi l’azienda o il consulente hanno risposto con l’Sr41. Ho controllato personalmente alcuni casi e nonostante l’autorizzazione dell’Inps entro cinque giorni dall’invio della domanda il modelli Sr41 è arrivato dopo 15 giorni», sottolinea Gnecchi. E la vice presidente dell’Istituto non accetta che «da parte di imprese e consulenti si parli di complessità nel reperire i dati da inserire nell’Sr41. I dati sono quelli che l’impresa già deve conoscere: le ore di cassa integrazione, il codice fiscale del lavoratore e il suo Iban. Non è mica il lavoratore che ha deciso di mettersi in cassa integrazione. L’unica cosa che non conoscono e che va inserito è il codice autorizzativo che invia l’Inps», aggiunge ancora Gnecchi. Quindi, in conclusione, «ai lavoratori che si lamentano per la cassa integrazione che non arriva consiglio di verificare quando è stata inviata la domanda dell’azienda e quando ha risposto l’Inps. I ritardi vanno verificati», conclude.

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Alberto Lupini


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