Vino, ecco come e quanto si consuma in Giappone e Corea del Sud

Si è svolto a Roma, mercoledì 13 dicembre, il consueto appuntamento di fine anno che Istituto Grandi Marchi dedica all’approfondimento della situazione fine wines sui mercati internazionali. Dopo le ricerche dedicate [...]

13 dicembre 2023 | 16:27

Si è svolto a Roma, mercoledì 13 dicembre, il consueto appuntamento di fine anno che Istituto Grandi Marchi dedica all’approfondimento della situazione fine wines sui mercati internazionali. Dopo le ricerche dedicate alla Germania, al mercato Uk dopo la Brexit e alla situazione globale nel post pandemia, sono stati Giappone e Corea del Sud i Paesi protagonisti del report 2023.

La panoramica globale sui consumi del vino nel continente asiatico evidenzia la Corea del Sud come un mercato emergente, visto l’aumento del +168% nei consumi e del +200% nelle importazioni negli ultimi cinque anni. Per quanto concerne il Giappone si può parlare di un mercato consolidato visto il consumo, da anni pressoché stabile, di 3 milioni di ettolitri e un lieve calo nei numeri d’importazione (-3%) supportato però da un aumento medio del valore delle etichette del +47%.

Le prime evidenze dell’Osservatorio riguardano i comportamenti di consumo: incidenza più alta in Giappone (il 45% della popolazione consuma abitualmente vino) con target prevalente degli over 50 (Gen X e Baby Boomers); poco più bassa in Corea del Sud (39%) dove la Gen Z incide più dei Baby Boomers (18% contro 16%). Il prezzo è il principale driver di acquisto, ma anche il territorio di provenienza, (per il 34% dei consumatori giapponesi) e il valore del brand (per il 19% dei coreani), fanno la differenza durante l’acquisto e costituiscono i principali parametri per identificare un vino di alta qualità.

Un altro dato rilevante emerso dall’indagine riguarda il ruolo dei ristoranti italiani da considerare come una delle principali leve di comunicazione e diffusione dei fine wines: infatti i consumatori di entrambi i Paesi considerano degustazioni e show cooking interessanti momenti di approfondimento, nonché una delle occasioni di consumo più ricercate. Riguardo al packaging, in entrambi i Paesi si fa particolare attenzione ai dettagli e ai richiami territoriali in etichetta e in Giappone emerge un grande apprezzamento per i tappi di sughero che non rappresentano invece una priorità per la Corea del Sud.

«Nonostante la leadership detenuta dalla Francia con il 58% delle importazioni di vini in Giappone e il 35% in Corea del Sud - ha evidenziato Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor - il 21% dei consumatori giapponesi prevede di aumentare- nei prossimi 3 anni - il consumo dei fine wines italiani (a fronte di un 7% che invece presume di ridurli). In Corea del Sud le prospettive sono ancora più rosee, con quasi un consumatore su due che pensa di aumentarne l’acquisto, contro un 17% di chi invece immagina di ridurli e un 9% che non cambierà abitudine».

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Alberto Lupini


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