Il prezzo dello zucchero alle stelle: +48% rispetto al 2022 e record dal 2010

Le quotazioni internazionali dello zucchero sono in aumento del 48% rispetto all'anno scorso, raggiungendo il livello più alto dal novembre 2010. Questo aumento è stato causato principalmente dalle crescenti preoccupazioni legate alla prospettata contrazione dell'offerta globale nella prossima stagione. Questi dati emergono dall'analisi condotta dalla Coldiretti sull'indice Fao a settembre 2023. E a contribuire a questa situazione ci sono le prime previsioni di forti cali nella produzione di zucchero in Thailandia e India, entrambi importanti produttori, a causa del persistere del fenomeno El Niño.

Inoltre, gli effetti di questa situazione si stanno facendo sentire anche in Italia, dove l'Istat ha registrato un aumento dei prezzi per lo zucchero del 38% a settembre, che è più di quattro volte l'incremento medio dei prezzi alimentari. La Coldiretti, poi, sottolinea che lo zucchero è un componente presente nell'85% dei prodotti alimentari realizzati a livello industriale, il che sta avendo un impatto significativo sui prezzi dei prodotti nel carrello della spesa. Nonostante il consumo di oltre 1,7 milioni di tonnellate di zucchero in Italia, il paese produce solo 150mila tonnellate, una cifra drasticamente ridotta a causa della chiusura di 17 zuccherifici su 19 negli ultimi vent'anni. Più dell'80% dello zucchero consumato in Italia viene importato dall'estero, e le sue quotazioni influenzano notevolmente il mercato interno.

Per difendere la produzione italiana di zucchero, la Coldiretti afferma che è necessario introdurre un'etichettatura di origine obbligatoria anche per lo zucchero, in modo che i consumatori possano fare scelte informate quando fanno la spesa. La produzione di zucchero 100% italiano è considerata una priorità strategica per evitare l'incremento dei prezzi dovuto all'oligopolio straniero e per evitare possibili carenze di scorte per l'industria agroalimentare italiana, dato che il consumo di zucchero è in aumento a livello internazionale (tra il 2% e il 3% annuo) per i prossimi 10 anni.