Terrazza Bosquet, gusto e accoglienza Dalla cucina piatti attenti all’estetica

Siamo a cena alla Terrazza Bosquet (stella Michelin), all’interno dell’Hotel Excelsior Vittoria nel centro di Sorrento. Al timone sin dal lontano 1834, la famiglia Fiorentino: Guido e la moglie Ornella

20 ottobre 2017 | 12:05
di Vincenzo D’Antonio
Esterno notte. Lampare in lontananza. Placide e docili le onde cullanti, civettuolo l’astro d’argento che in cielo si palesa a metà, al largo di Capri, pescatori sorrentini suggono da acque ancora calde per quanto lunga è questa estate che non cede all’autunno, alici e totani.



Accoglienza di innato garbo e di raffinata eleganza. La struttura è egregiamente diretta da Tiziana Laterza. È tutta la composita costruzione, per raggiungere la quale è deliziosa la passeggiata sotto archi di rigogliosi agrumeti, ad emanare fascino discreto ed emozioni struggenti. La cucina è governata dal prode cuoco sorrentino Antonino Montefusco. Poco più che trentenne, valide e variegate le sue esperienze. Antonino, volentieri gliene rendiamo merito, non ha vistoso aplomb mediatico: rifugge la ribalta, vive la sua alta professionalità, insieme con la sua brigata, in sereno ambiente dove laboriosamente, in affiatamento bello a vedersi, esita piatti che suggellano la strameritata stella Michelin. Cucina della mente e dell’animo. Mente aperta che sa attingere da competenze robuste e sa elaborare piatti originali, animo sensibile che aleggia su vivi ricordi di età trascorse e sa proporre, suadente la rivisitazione, dolci ricordi.


Antonino Montefusco

Coccole iniziali che, commovente la sincera bontà dell’approccio, precedono il benvenuto dalla cucina. Cucina che, lo si avverte, ha professionale quanto spontanea, fruttuoso il lavoro del top management, empatia con la sala. Servizio impeccabile, lodevole. Memorabile un delizioso fiore di dentice marinato con pomodoro confit. In albergo che evoca Caruso e, al grande tenore conseguente, Dalla, il trionfo di così prelibati assaggi funge da ouverture a piatto ambito e desiderato: 22 volte pomodoro. Sì, Antonino Montefusco questa sua creatura, ha voluto denominarla proprio così. Di cosa si tratta.

Dal migliore pomodoro San Marzano Dop e dagli eccellenti spaghetti del Pastificio dei Campi di Gragnano, in coerenza con una semplicità che è difficile a farsi, Antonino Montefusco, dal suo secondo Alfonso Porpora validamente coadiuvato, ottiene uno “spaghetto al pomodoro” che non ha eguale per quanto è buono. Giunge perfettamente servito a tavola ed al suo fianco, piatto didascalico a contenere pezzetti minuscoli di ben 22 pomodori, di cui 21 campani. A salvaguardia di una scorrevolezza liquida che potrebbe scemare durante la degustazione, cilindro contenente acqua di pomodoro sa assolvere, all’occorrenza, al compito del ripristino della componente liquida. Spaghetto al pomodoro, quindi, che diviene edutainment: graditissimo ed apprezzato dalla cosmopolita clientela che frequenta Terrazza Bosquet. Di impatto anche il nome del piatto: il mio ghiribizzo 22 volte pomodoro.


22 volte pomodoro

Intrigante, saporito, piacevolissime le consistenze, giunge in tavola l’Assolo di Fungo. Assemblaggio sapiente e gustoso di porcini, cardoncelli, finferli, chiodini e, ghiotta malta che dà forma, il Parmigiano-Reggiano Dop. Ancor prima che il palato, sono gli occhi a gioirne. Dai ricordi di Antonino e da rivisitazione smart, una saporita parmigiana di melanzane. Pani molto buoni, magistralmente presentati in madia con specchio che ne agevola non distratta visibilità ai commensali, suadentemente raccontati. Encomiabile il servizio al calice. Vini prescelti da cantina, assolutamente da visitare, forte di quasi mille etichette.

Il bravissimo sommelier Natale Sicignano propone e versa negli appropriati calici il carezzevole Le Serole, Pallagrello bianco by Terre del Principe. Armonico e di grande professionalità il servizio con il restaurant manager Alfonso Somma ed il maitre Benito Cascone. Altro cimento ardimentoso e ben riuscito: da Provolone del Monaco Dop, abilmente giocando in cucina su amalgama e consistenza, il prode Antonino esita eponimo dolce.


Provolone del Monaco

Ristorante aperto solo la sera, selenico. Ed a contrappunto, lieta la coesistenza serale, provvidenziale la presenza prandiale, ristorante altro nei pressi della piscina, in rigoglioso agrumento; L’Orangerie, visitato a pranzo. Cucina tutta a vista, tavoli ben distanziati. Servizio anche qui impeccabile. Aperitivo e poi, sorta di sontuoso antepasto che per utenti della piscina in giornate calde potrebbe costituire anche il piatto unico, un ottimo Polipo, patate, erbe aromatiche e limone di Sorrento. Nel calice, ad accompagnare il pranzo, il rosato da sole uve Aglianico del Taburno fatto da Libero Rillo, by Fontanavecchia: omaggio al Sannio.

Si prosegue con un sontuoso mezzo pacchero a sostegno di pescato locale e si conclude, di light lunch trattasi, con involtino di vitellone alla partenopea su crostone di pane all’aglio e petali di pecorino: eccellente. Entrambi i ristoranti, sia chiaro, sono fruibili dalla clientela esterna. Essere ospiti dell’Excelsior Vittoria dona emozioni continue, di certo per le proposte gourmet dei due ristoranti, altrettanto certamente per tutto quanto l’albergo sa offrire. Aperitivo in terrazza, il piacevole conversare, la buona musica, equipment ad agevolare wellness. Ed al mattino una prima colazione che è viatico sublime di giorno buono. D’intorno Sorrento, l’eponima Penisola, la Costiera Amalfitana, Pompei e, lì di fronte, il Vesuvio.


Mezzo pacchero

Calibrato e ben fatto calendario di eventi. Eventi talvolta incentrati su incontro di cucine, e difatti è imminente una serata gourmet con i fratelli Cerea, talvolta omaggio alle arti: a Luciano Pavarotti nel corrente ottobre ed al grande pittore statunitense Jackson Pollock nel mese di novembre. Si va via dall’Excelsior Vittoria e si ha già tanta voglia di tornare.

Per informazioni: www.exvitt.it

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