Turni e orari leggeri. Ecco la sfida per riportare personale in bar e ristoranti

Non basta la sola leva salariale. L’emergenza occupazione là si può vincere solo con un salto di qualità nell’organizzazione del lavoro dei pubblici esercizi: i giovani chiedono più qualità della vita

15 dicembre 2023 | 15:34
di la mosca

La mosca nel piatto è un elemento di disturbo ben individuabile che irrita con la sua indebita intromissione. Spesso si usa questa espressione quando c'è chi rovina un equilibrio o un clima d'armonia. Rappresenta anche un fastidio o una seccatura in generale. Con questa rubrica vogliamo indicare, di volta in volta, le tante mosche nel piatto che sarebbe utile non ci fossero.

In queste settimane si parla molto dei livelli dei salari nel settore della ristorazione. Il tema è noto, remunerazioni troppo basse erose da un'inflazione a doppia cifra. È come se fosse sparita una mensilità dei nostri camerieri o chef dal loro reale potere di acquisto.

Visto dal lato delle imprese, si fa fatica a trovare le risorse per soddisfare le richieste di aumento salariale che arrivano dai lavoratori. Dopo il disastro del covid e due anni di costi impazziti delle materie prime e dell'energia, trovare marginalità è sempre più complicato.

Come se ne esce? È difficile, molto difficile. Lasciato al mercato il rischio oggettivo è quello di una spirale discendente, in cui il lavoro sottopagato determinerà sempre di più l'allontanamento del personale più qualificato e talentuoso, incidendo negativamente sul già basso posizionamento reputazionale e qualitativo del settore. Certo, non aiuta un Paese con un indebitamento pubblico al limite che non riesce ad incidere significatamente sul cuneo fiscale. Inoltre, alle difficoltà economiche, si combina una diversa scala di priorità che le nuove generazioni assegnano alla vita, mettendo in cima la disponibilità di tempo libero, rispetto al sacrificio del lavoro.

Questa è la "tempesta perfetta"  che ha sconvolto il mercato del lavoro, per la prima volta a corto di personale. Occorre un cambiamento radicale nei modelli organizzativi. Lo testimoniano le migliaia di imprenditori che hanno già rivisto le modalita gestionali del personale e in molti casi dell'offerta. Garantendo giornate di riposo settimanale, favorendo i turni nel fine settimana, evitando di restare aperti sempre sette giorni su sette, rivedendo i salari, magari utilizzando anche la nuova normativa sulle mance.

In fondo, esisterebbe una domanda semplice semplice che dovremmo porci quando guardiamo negli occhi i nostri collaboratori e che forse potrebbe essere utile per un cambio di paradigma. Vorremmo che nostro figlio o nostra figlia facesse il loro lavoro? Se la risposta è no, allora dovremmo chiederci perché lo pretendiamo dagli altri.

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Alberto Lupini


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