Ticket di sbarco a Venezia E da Roma arriva la proposta «city tax»
Fa discutere a tassa di sbarco a Venezia introdotta dalla Legge di bilancio per i turisti mordi e fuggi che in Laguna arrivano, visitano la città e ripartono senza consumare. Dalla Capitale arriva ora una controproposta
08 gennaio 2019 | 11:30
Sulla questione è intervenuto Giuseppe Roscioli, vicepresidente vicario di Federalberghi e presidente di Federalberghi Roma, che interpellato dal Sole 24 Ore ha lanciato un’idea di “city tax” anche per le altre città d’arte italiane.
La tassa di sbarco di Venezia, secondo Roscioli, avrebbe infatti il limite di essere applicabile solo nelle realtà con confini facilmente identificabili come Venezia, Capri o le isole Eolie. «Sarebbe impossibile introdurla a Roma a Firenze - ha detto il vicepresidente di Federalberghi - Meglio una city tax sui consumi, dai bar agli esercizi commerciali».
Resterebbe però il problema di chi - nelle città d’arte - staziona poche ore, portandosi il pranzo al sacco proprio per evitare di spendere nei locali pubblici. Tant’è: la proposta di Roscioli è comunque più ampia e interesserebbe anche la tassa di soggiorno, che di fatto andrebbe a scomparire. «L’importo della city tax sarebbe minimo - ha assicurato - ma su un imponibile molto ampio, perché si pagherebbe su tutti i consumi: dai bar, ai negozi, ai ristoranti ai musei». In altre parole, una tassa da far pagare anche ai residenti. Con la city tax, secondo la stima di Federalberghi Roma, la Capitale potrebbe incassare 300 milioni contro i 120 della tassa di soggiorno.
La tassa di sbarco di Venezia, secondo Roscioli, avrebbe infatti il limite di essere applicabile solo nelle realtà con confini facilmente identificabili come Venezia, Capri o le isole Eolie. «Sarebbe impossibile introdurla a Roma a Firenze - ha detto il vicepresidente di Federalberghi - Meglio una city tax sui consumi, dai bar agli esercizi commerciali».
Resterebbe però il problema di chi - nelle città d’arte - staziona poche ore, portandosi il pranzo al sacco proprio per evitare di spendere nei locali pubblici. Tant’è: la proposta di Roscioli è comunque più ampia e interesserebbe anche la tassa di soggiorno, che di fatto andrebbe a scomparire. «L’importo della city tax sarebbe minimo - ha assicurato - ma su un imponibile molto ampio, perché si pagherebbe su tutti i consumi: dai bar, ai negozi, ai ristoranti ai musei». In altre parole, una tassa da far pagare anche ai residenti. Con la city tax, secondo la stima di Federalberghi Roma, la Capitale potrebbe incassare 300 milioni contro i 120 della tassa di soggiorno.
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Alberto Lupini
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