Riso, quotazioni in caduta libera Il Governo scrive alla Commissione Ue
04 luglio 2017 | 17:35
È necessario un intervento urgente da parte dell'Ue per contrastare la crisi del settore risicolo europeo: questo è quanto richiesto dal Governo italiano, che lamenta quotazioni in caduta libera ormai da diverso tempo. Una nota congiunta è stata infatti inviata ai membri della Commissione europea Cecilia Malmström (commercio), Phili Hogan (agricoltura) e Vytenis Andriukaitis (salute), firmata dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, dello Sviluppo economico Carlo Calenda e dal sottosegretario alle Politiche europee Sandro Gozi.
«Le cause principali si questa crisi senza precedenti - scrivono - sono da attribuire soprattutto al regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi meno avanzati (accordo Eba), che prevede la possibilità di esportare verso l'Unione europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero. L'aumento esponenziale delle importazioni nell'Ue dai Paesi meno avanzati, che ha raggiunto il livello di 370mila tonnellate di riso lavorato, ha determinato uno squilibrio di mercato, causando forti riduzioni dei prezzi».
«È quindi quanto mai urgente un intervento europeo - prosegue la lettera - che si sviluppi su più fronti, al fine di evitare un ulteriore aggravarsi della situazione. Si tratta di una questione non solo economica, ma di tenuta politica, sociale e territoriale. Per questo vi proponiamo di assumere decisioni concrete, per dare risposte ai risicoltori dell'Ue».
Le richieste, formulate nella lettera dai due Ministri e dal sottosegretario, sono:
La Coldiretti coglie l'occasione di questa nota per ricordare che l'Italia è il primo produttore europeo di riso, con un territorio di 237mila ettari coltivato da 4.263 aziende, per una produzione di 1,58 milioni di tonnellate, con un tuolo ambientale insostituibile e insostituibili opportunità occupazionali.
La produzione nazionale sarebbe più che sufficiente a coprire i consumi interni, con le importazioni si finisce per affossare le quotazioni del Made in Italy, e con estrema facilità, spacciando il riso straniero per italiano, data la mancanza di sistema di etichettatura adeguato. Secondo la consultazione online promossa dal Mipaaf, ben l'81,5% degli italiani vuole conoscere in etichetta l'origine del riso che acquista.
«Le cause principali si questa crisi senza precedenti - scrivono - sono da attribuire soprattutto al regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi meno avanzati (accordo Eba), che prevede la possibilità di esportare verso l'Unione europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero. L'aumento esponenziale delle importazioni nell'Ue dai Paesi meno avanzati, che ha raggiunto il livello di 370mila tonnellate di riso lavorato, ha determinato uno squilibrio di mercato, causando forti riduzioni dei prezzi».
«È quindi quanto mai urgente un intervento europeo - prosegue la lettera - che si sviluppi su più fronti, al fine di evitare un ulteriore aggravarsi della situazione. Si tratta di una questione non solo economica, ma di tenuta politica, sociale e territoriale. Per questo vi proponiamo di assumere decisioni concrete, per dare risposte ai risicoltori dell'Ue».
Le richieste, formulate nella lettera dai due Ministri e dal sottosegretario, sono:
- L'applicazione urgente della clausola di salvaguardia per il ripristino dei dazi sulle importazioni di riso lavorato dalla Cambogia;
- L'autorizzazione a sperimentare in Italia l'introduzione dell'obbligo di Indicazione dell'origine in etichetta per il riso. Si tratta di una possibile risposta immediata alle esigenze degli operatori e una scelta di assoluta trasparenza verso i consumatori. Oltre l'80% dei 26mila cittadini che hanno partecipato alla consultazione pubblica del ministero delle Politiche agricole ha chiesto di conoscere l'origine del riso nelle confezioni;
- Misure straordinarie di sostegno al reddito dei risicoltori e di rilancio di una coltura strategica per l'Unione, attivando nuove risorse e strumenti utili alla salvaguardia della continuità produttiva, anche in ottica di tutela dell'ambiente e del paesaggio tradizionale.
La Coldiretti coglie l'occasione di questa nota per ricordare che l'Italia è il primo produttore europeo di riso, con un territorio di 237mila ettari coltivato da 4.263 aziende, per una produzione di 1,58 milioni di tonnellate, con un tuolo ambientale insostituibile e insostituibili opportunità occupazionali.
La produzione nazionale sarebbe più che sufficiente a coprire i consumi interni, con le importazioni si finisce per affossare le quotazioni del Made in Italy, e con estrema facilità, spacciando il riso straniero per italiano, data la mancanza di sistema di etichettatura adeguato. Secondo la consultazione online promossa dal Mipaaf, ben l'81,5% degli italiani vuole conoscere in etichetta l'origine del riso che acquista.
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