Protezione hi-tech e Made in Italy Sfruttiamo il nostro manifatturiero
L'avvocato Lorenzo Pagnacco propone di creare una filiera manifatturiera tutta italiana che possa creare mascherine e guanti antivirus rapidamente e con una altissima qualità
05 aprile 2020 | 17:41
«Attivando le opportune sinergie è possibile immediatamente, nel giro di pochissimi giorni, mettere in piedi una filiera per produrre dispositivi di protezione made in Italy, realizzati con materiali hi-tech di qualità riconosciuta in tutto il mondo, lavabili e quindi riutilizzabili con efficacia intatta anche cento volte, in vista della battaglia ancora lunga che attende il Paese contro la pandemia di Covid-19. Una soluzione “chiavi in mano” che rappresenterebbe per tante aziende una questione di vita o di morte, per lo Stato l'occasione di evitare un enorme spreco di denaro pubblico legato alle importazioni dall'estero, e per i cittadini e gli operatori che potrebbero beneficiarne l'opportunità di tutelare la salute propria e quella altrui con strumenti doc».
A lanciare attraverso l'AdnKronos Salute il suo appello ai gestori dell'emergenza coronavirus è l'avvocato Lorenzo Pagnacco, studio legale a Padova che ricalca l'idea bergamasca di unire le migliori imprese del territorio per produrre mascherine. «Seguo una serie di aziende che si occupano di questo settore manifatturiero ma non cerco nessuna forma di pubblicità né per me né per i miei assistiti - tiene a premettere, chiedendo di non fare i nomi delle imprese che cura - Parlo come professionista, come cittadino e come padre di famiglia, sulla base di informazioni che ho potuto verificare e documentare. Ho avuto modo di parlare con persone che amano il loro territorio, e che implorano di mettere a frutto le loro conoscenze e di fare qualcosa per contribuire alla sopravvivenza della nostra manifattura».
In Italia, spiega Pagnacco, «ci sono aziende che hanno brevetti o distribuiscono materiali unici al mondo nel settore sanitario, realtà imprenditoriali che costituiscono un patrimonio del nostro Paese, sono in parte sconosciute e stanno già producendo prodotti lavabili. Mascherine, ma non solo: qualsiasi forma di protezione, da quelle per i carrelli della spesa ai guanti. E' già da oggi possibile mettere pienamente al servizio di tutti noi e della popolazione mondiale le loro capacità».
«Una normativa d'urgenza, e anche una prassi burocratica, possono facilitare all'istante una sinergia virtuosa con pochissime e chiarissime disposizioni», propone il legale. «La soluzione è semplicissima», assicura: questi «tessuti tecnici possono essere tagliati giornalmente attraverso macchinari in centinaia di migliaia di pezzi. Ed è sufficiente fornire questi semilavorati alle aziende di confezionamento» per realizzare un'alleanza tricolore a vantaggio del Paese.
Mai come in questo momento «pensare solo ai prodotti finiti e all'usa e getta è un errore», sottolinea Pagnacco, evidenziando come alcuni materiali lavabili hi-tech siano «prodotti con caratteristiche anche superiore a quelli monouso», oltre all'essere per definizione amici dell'ambiente. Percorrere questa “strada interna” consentirebbe inoltre di «evitare l'acquisto di prodotti dall'estero, di qualità talvolta scadente o in alcuni casi nociva».
Permetterebbe di bypassare numerosi problemi di importazione comprese “consegne mancate o parziali”, scongiurando il rischio di dover scontare “nel prossimo anno, anno e mezzo e forse di più” una «dipendenza continua dell'Italia all'estero». Specie in un contesto in cui, «forti del loro potere contrattuale», i fornitori dei Paesi produttori spesso «chiedono esclusivamente pagamenti anticipati della merce pronta, o al limite acconti del 50% sulla merce ordinabile».
«Dobbiamo evitare lo spreco di enormi quantità di denaro pubblico e privato per l'acquisto dall'estero di prodotti con tecnologie meno sicure», ribadisce l'avvocato. Ma per cogliere questa opportunità «abbiamo bisogno di mettere in contatto fra loro le diverse aziende, perché evidentemente chi prima produceva qualsiasi tipo di materiale con quei tessuti non lo faceva su larga scala».
Da qui l'appello: «Attivando il meglio della sinergia tra Confindustria, Protezione civile e anche alcuni apparati dello Stato (sappiamo per esempio di organismi militari che sono intervenuti all'interno delle aziende per aiutare la produzione) - conclude Pagnacco - si può creare in tempi rapidissimi, parlo di giorni, una filiera produttiva salvavita per il nostro settore tessile e manifatturiero».
Fonte: Adnkronos
Una filiera 100% made in Italy per avere le mascherine
A lanciare attraverso l'AdnKronos Salute il suo appello ai gestori dell'emergenza coronavirus è l'avvocato Lorenzo Pagnacco, studio legale a Padova che ricalca l'idea bergamasca di unire le migliori imprese del territorio per produrre mascherine. «Seguo una serie di aziende che si occupano di questo settore manifatturiero ma non cerco nessuna forma di pubblicità né per me né per i miei assistiti - tiene a premettere, chiedendo di non fare i nomi delle imprese che cura - Parlo come professionista, come cittadino e come padre di famiglia, sulla base di informazioni che ho potuto verificare e documentare. Ho avuto modo di parlare con persone che amano il loro territorio, e che implorano di mettere a frutto le loro conoscenze e di fare qualcosa per contribuire alla sopravvivenza della nostra manifattura».
In Italia, spiega Pagnacco, «ci sono aziende che hanno brevetti o distribuiscono materiali unici al mondo nel settore sanitario, realtà imprenditoriali che costituiscono un patrimonio del nostro Paese, sono in parte sconosciute e stanno già producendo prodotti lavabili. Mascherine, ma non solo: qualsiasi forma di protezione, da quelle per i carrelli della spesa ai guanti. E' già da oggi possibile mettere pienamente al servizio di tutti noi e della popolazione mondiale le loro capacità».
«Una normativa d'urgenza, e anche una prassi burocratica, possono facilitare all'istante una sinergia virtuosa con pochissime e chiarissime disposizioni», propone il legale. «La soluzione è semplicissima», assicura: questi «tessuti tecnici possono essere tagliati giornalmente attraverso macchinari in centinaia di migliaia di pezzi. Ed è sufficiente fornire questi semilavorati alle aziende di confezionamento» per realizzare un'alleanza tricolore a vantaggio del Paese.
Mai come in questo momento «pensare solo ai prodotti finiti e all'usa e getta è un errore», sottolinea Pagnacco, evidenziando come alcuni materiali lavabili hi-tech siano «prodotti con caratteristiche anche superiore a quelli monouso», oltre all'essere per definizione amici dell'ambiente. Percorrere questa “strada interna” consentirebbe inoltre di «evitare l'acquisto di prodotti dall'estero, di qualità talvolta scadente o in alcuni casi nociva».
Permetterebbe di bypassare numerosi problemi di importazione comprese “consegne mancate o parziali”, scongiurando il rischio di dover scontare “nel prossimo anno, anno e mezzo e forse di più” una «dipendenza continua dell'Italia all'estero». Specie in un contesto in cui, «forti del loro potere contrattuale», i fornitori dei Paesi produttori spesso «chiedono esclusivamente pagamenti anticipati della merce pronta, o al limite acconti del 50% sulla merce ordinabile».
«Dobbiamo evitare lo spreco di enormi quantità di denaro pubblico e privato per l'acquisto dall'estero di prodotti con tecnologie meno sicure», ribadisce l'avvocato. Ma per cogliere questa opportunità «abbiamo bisogno di mettere in contatto fra loro le diverse aziende, perché evidentemente chi prima produceva qualsiasi tipo di materiale con quei tessuti non lo faceva su larga scala».
Da qui l'appello: «Attivando il meglio della sinergia tra Confindustria, Protezione civile e anche alcuni apparati dello Stato (sappiamo per esempio di organismi militari che sono intervenuti all'interno delle aziende per aiutare la produzione) - conclude Pagnacco - si può creare in tempi rapidissimi, parlo di giorni, una filiera produttiva salvavita per il nostro settore tessile e manifatturiero».
Fonte: Adnkronos
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Alberto Lupini
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