Parmigiano e Grana tra le vittime delle etichette a semaforo

14 marzo 2016 | 12:05
Prosciutto di Parma, Parmigiano Raggiano e Grana Padano sono tra le vittime illustri dell’inerzia dell’Unione europea nell’intervenire per bloccare l’etichetta a semaforo degli alimenti adottata dal Regno Unito che colpisce ingiustamente il 60% delle produzioni italiane con indicazioni sbagliate e forvianti. È quanto afferma la Coldiretti in occasione del Consiglio dei ministri Agricoli a Bruxelles che all'ordine del giorno dei lavori reca anche lo svolgimento di un dibattito sulle conseguenze derivanti dall'utilizzo della cosiddetta etichettatura a semaforo, richiesto anche dall’Italia.

Si tratta di una informazione visiva sul contenuto di nutrienti abbinata a un colore e alla percentuale giornaliera di assunzione. A causa del sistema di etichettatura nutrizionale adottato dal Regno Unito, con i bollini rosso, giallo o verde ad indicare il contenuto di nutrienti critici per la salute il Parmigiano Reggiano pre-porzionato etichettato a “semaforo” dal 2013 al 2015 ha avuto una perdita di quota di mercato del 13% in volume mentre il calo per il Prosciutto di Parma è stato del 14% secondo una ricerca elaborata da Nomisma.



Questo perché la segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze. Il sistema finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e promuovere, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale.

«Una scelta che è stata adottata dal 98% dei supermercati inglesi che ostacola la libera circolazione delle merci e sta mettendo in pericolo alcuni settori cardine dell’export Made in Italy in Gran Bretagna - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che si tratta di - un danno alle produzioni più tipiche del Made in Italy che l’Unione europea sta ingiustamente tollerando sotto la pressione del referendum di giugno in Gran Bretagna a favore delle quale si assiste ad un crescendo di concessioni».

Martina: Stop a sistema che non informa consumatori e danneggia anche i prodotti di qualità
A Bruxelles, durante i lavori del Consiglio dei ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea, l’Italia ha portato in discussione la questione dell’etichettatura a semaforo. Con l’Italia si sono schierate nettamente per il no a questo sistema: Croazia, Belgio, Cipro, Spagna, Grecia, Slovenia, Portogallo, Lussemburgo, Bulgaria, Polonia, Irlanda, Romania, Germania, Slovacchia, Lettonia.

«Insieme ad altri 15 Paesi - ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina - chiediamo ancora una volta alla Gran Bretagna di rivedere questa scelta e alla Commissione Ue di intervenire per rimuovere questo elemento distorsivo del mercato. Fin dalla prima proposta abbiamo evidenziato che avrebbe provocato danni economici e d’immagine ai nostri prodotti e nessun beneficio ai consumatori. L’indagine Nomisma sull’etichetta a semaforo conferma le nostre perplessità ed evidenzia le distorsioni provocate sul mercato inglese».

«È un sistema che non promuove una dieta sana e un equilibrio nello stile alimentare, classificando i cibi con parametri discutibili e approssimativi. Possibile che un litro di latte intero inglese abbia il bollino rosso, mentre una soda light con dolcificante sintetico li abbia tutti verdi? Un paradosso che spiega bene come questo non sia uno strumento per tutelare la salute dei consumatori. È inammissibile che prodotti di qualità certificata Dop e Igp siano classificati con semaforo rosso, così come succede con altri alimenti che fanno parte della dieta mediterranea, come il pesce e l’olio d’oliva, o della grande tradizione dolciaria italiana».

Indagine Nomisma su etichettatura a semaforo
Il Ministro Martina ha anche partecipato alla presentazione dei risultati dello studio Nomisma sugli effetti dell’etichetta a “Traffic lights” sul mercato inglese. L’indagine, condotta su tre prodotti campione (Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e Brie francese), evidenzia un calo nelle vendite e nelle quote di mercato dei prodotti quando questi vengono etichettati con il sistema a semaforo, contro un incremento delle vendite degli stessi prodotti quando non etichettati. Si va dal -8% del Brie fino al -14% per il Prosciutto di Parma Dop o al -13% fatto registrare dal Parmigiano Reggiano Dop porzionato. In precedenza un sondaggio condotto da YouGov aveva messo in luce che 7 consumatori inglesi su 10 interpretano il bollino rosso come un invito a “non comprare”, piuttosto che “da consumare con moderazione”.

Il sistema inglese delle “Traffic lights”
Nel giugno 2013 il Regno Unito ha introdotto un sistema a bollini colorati in etichetta (“etichettatura a semaforo”) riguardanti le calorie, i grassi, gli zuccheri ed il sale presenti in 100 grammi di prodotto. Con tale sistema (raccomandato dal Ministero della Salute britannico e ampiamente adottato in particolare dalla distribuzione con il 98% di adesione), quando in un determinato alimento uno di tali aspetti è presente oltre certe concentrazioni, in etichetta viene indicato con un bollino rosso, se è presente in quantità basse il colore è verde, nei casi intermedi il colore è giallo.

Una previsione così semplicistica nella classificazione nutrizionale porta ad identificare molte eccellenze italiane come potenzialmente pregiudizievoli per la salute dei consumatori. Con questo meccanismo, infatti, vengono penalizzati prodotti come l’olio di oliva extravergine (ricco di acidi grassi insaturi, oltre che di sostanze antiossidanti) e il Parmigiano reggiano Dop (ricco di calcio e vitamine), ma anche alimenti come il tonno (ricco di acidi grassi polinsaturi essenziali Omega3 e Omega6). Anche nel caso dei prodotti dolciari e delle bevande si rischia di spingere l’industria verso un ricorso generalizzato a dolcificanti sintetici.

Nell’ottobre 2014, a seguito dei dibattiti in Consiglio con 16 paesi contrari, tra cui Italia e Francia, e dei reclami presentati da diverse associazione europee di produttori, la Commissione europea ha deciso di aprire una procedura d’infrazione nei confronti del Regno Unito, per ora allo stadio di messa in mora.

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Alberto Lupini


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