Non è un caso che il Pontefice abbia toccato
questo tema se si considera che il primo appuntamento pubblico del suo pontificato lo ha organizzato proprio incontrando i giornalisti per chiedere loro «attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza», tutti principi che nulla hanno a che fare col tema
fake news. Il ciclone bufale ha coinvolto negli ultimi tempi anche la stessa Chiesa per creare scandali o cavalcarli. Ma
Papa Francesco si è soffermato su questa problematica mondiale anche perché da arcivescovo di Buenos Aires subì numerosi attacchi poco certificati sulla sua persona e sul suo operato.
Papa Francesco
«Oggi - ha detto Bergoglio - in un contesto di comunicazione sempre più veloce e all’interno di un sistema digitale, assistiamo al fenomeno delle notizie false, le cosiddette fake news. La loro diffusione può rispondere a obiettivi voluti, influenzare le scelte politiche e favorire ricavi economici. L’efficacia delle fake news è dovuta in primo luogo alla loro natura mimetica, cioè alla capacità di apparire plausibili. In secondo luogo, queste notizie, false ma verosimili, sono capziose, nel senso che sono abili a catturare l'attenzione dei destinatari, facendo leva su stereotipi e pregiudizi diffusi all’interno di un tessuto sociale, sfruttando emozioni facili e immediate da suscitare, quali l'ansia, il disprezzo, la rabbia e la frustrazione. La loro diffusione può contare su un uso manipolatorio dei social network e delle logiche che ne garantiscono il funzionamento: in questo modo i contenuti, pur privi di fondamento, guadagnano una tale visibilità che persino le smentite autorevoli difficilmente riescono ad arginarne i danni».
Il Papa però guarda anche al bicchiere mezzo pieno, riempito da tutte quelle
iniziative che stanno nascendo per combattere il fenomeno: «Non è impresa facile - ha detto - perché la disinformazione si basa spesso su discorsi variegati, volutamente evasivi e sottilmente ingannevoli, e si avvale talvolta di meccanismi raffinati. Sono perciò lodevoli le iniziative educative che permettono di apprendere come leggere e valutare il contesto comunicativo, insegnando a non essere divulgatori inconsapevoli di disinformazione, ma attori del suo svelamento. Sono altrettanto lodevoli le iniziative istituzionali e giuridiche impegnate nel definire normative volte ad arginare il fenomeno, come anche quelle, intraprese dalle tech e media company, atte a definire nuovi criteri per la verifica delle identità personali che si nascondono dietro ai milioni di profili digitali».