Paestum Wine Fest, bilancio record per l'edizione 2023

Nei tre giorni della manifestazione degustate 20mila etichette di 600 cantine e 20 di consorzi e gruppi di acquisto. Già programmata la data per la dodicesima edizione: 16, 17 e 18 marzo 2024

30 marzo 2023 | 13:13
di Mariella Morosi

Mentre il mondo del vino si dà appuntamento al il Vinitaly, la città di Paestum (Sa) incassa il successo del suo Wine Fest che, alla XII edizione,  può definirsi quasi un'anticipazione dell'evento veronese. Un'ambizione giustificata sia dall'affluso di pubblico e di operatori che dalla  presenza dei più grandi brand nazionali con le loro etichette blasonate: un successo oltre le aspettative. Al Next, l'ex Tabacchificio ristrutturato con criteri conservativi e ingenti investimenti, in grado di ospitare grandi eventi con 8.500 mq coperti e 4.000 scoperti,  nei tre giorni del Wine Fest sono state degustate 20mila etichette di 600 cantine e 20 di consorzi e gruppi di acquisto. «Anche al Sud si possono fare cose straordinarie come questo salone del vino», avevano detto al taglio del nastro il sindaco Franco Alfieri e il consigliere delegato all'evento affiancati dagli organizzatori Angelo Zarra e Ottavio Gabriel Sorrentino. I visitatori tra salone e fuorisalone sono stati 22mila, 3600 gli operatori del settore Horeca e player distributivi nazionali, come Heres, Balan, Partesa o Etica. Tutte sold out le 35 masterclass, tra cui una, con vista sui templi greci, con 10 annate di Tenuta di Argiano mentre 4 talk che hanno offerto momenti di approfondimento con esperti del settore e produttori.

Campania in vetrina

In primo piano le eccellenze campane tratte da autoctoni come Falanghina, Aglianico, Fiano e Greco,  di grandi cantine come la San Salvatore ma anche di piccole aziende familiari come la Bianchini Rossetti di Casale di Carinola (CE) nata nel 1880, una data che è diventa l'etichetta del Falerno del Massico. E' gestita dal 2000 da Tony, ultimo di tre generazioni, che al suo arrivo ha rinnovato e reimpiantato con criteri d'avanguardia e nel rispetto del territorio. Molto apprezzata la produzione di Falanghina e di quel Falerno, tra i più celebrati vini della storia antica. Orazio e Plinio lo definirono "ardente" e Falerno e Tibullo "fumante" perchè nato da una terra vulcanica. 

Un altro caso di gestione familiare che resiste nonostante una realtà molto frazionata è quella di tre intraprendenti fratelli dell'azienda Tredaniele di Trentinara che intorno al vigneto di 5 ettari hanno creato una struttura ristorativa, organizzato eventi musicali in vigna e gite in bike, compreso un cestino di golosità. Il risultato è stato un forte contributo alla promozione della bellezza del borgo detto "il Paese dell'amore" per una leggenda del tutto simile a quella di Romeo e Giulietta.

Una storia generazionale è anche quella delle Cantine Tempere attiva fin dai primi del '900 a Sant'Arsenio, nel Vallo di Diano. Nei 5 ettari nelle colline di Tempe la scelta è quella di privilegiare l'Aglianico e più recentemente il Fiano, con vinificazioni in purezza. Soprattutto va riconosciuto ai titolari,  la famiglia Pica,  il merito della promozione dei vini campani cominciata dal nonno Filippo con un'attività itinerante di commercio. Oggi a Roma sono 6 le Enoteche Tempere.

Particolare interesse ha destato nel pubblico il tema dei vini estremi della Campania, con una produzione limitata, che continua solo per la passione di pchi, e a cui è stata dedicata una masterclass. Un esempio viene dalle Cantine Palazzo Marchesale per l'Asprinio di Aversa, coltivato con l'antico sistema dell'alberata sostenuta da pioppi con filari alti fino a 20 metri e che per la gestione agronomica richiede vignaioli-acrobati. Tra le altre masterclass dedicate alla produzione vinicola campana,  "Le tre interpretazioni dle Greco di Tufo secondo Feudi di San Gregorio", "Guidi Marsella, Fiano di Avellino DOCG e "Sannio, coltiviamo emozioni".

Spazio a liquori e distillati

In degustazione non mancavano neppure liquori e distillati nella produzione regionale e nazionale, dagli amari ai derivati dalla frutta. C'era anche Giuseppe Pastore di Casalmerino, un giovane produttore di rum a base di melassa ottenuta dai fichi secchi e invecchiato 7 anni. Ha ironicamente chiamato la sua etichetta "Terùn": cioè terrone meridionale quasi indegno di competere con i rum d'autore. Grandi appuntamenti sono stati dedicati anche agli ospiti di altre realtà regionali come,  "L'altra Toscana, i tagli bordolesi di Saettini", "Tenuta San Leonardo, Vigneti delle Dolomiti a confronto" e la verticale "Il Brunello di Montalcino Docg delle Tenute Silvio Nardi" con la presenza della titolare Emilia Nardi. Affrontati anche temi di grande attualità legati all'ambiente. Alla tavola rotonda moderata dal presentatore Marco di Buono, "Dalla sostenibilità alla circolarità: sfide e opportunità per la gastronomia" hanno portato il loro contributo amministratori, esperti o docenti tra cui Pasquale Sasso, Federico Menetto , Vincenzo Pepe e Giancarlo Manzi mentre il cuoco-contadino Peppe Zullo di Orsara di Puglia ha raccontato la sua esperienza dimostrando che una svolta concreta a favore della sostenibilità non è un'utopia. «Si può fare con intelligenza - ha detto- cominciando dalla tavola e privilegiando il nostro straordinario patrimonio vegetale».

In rappresentanza del ricco agroalimentare locale era presente l'“Associazione Divini Assaggi" e in numerosi stand dislocati nel parco si potevano gustare le specialità locali, il caciocavallo "impiccato" sulla brace e le "bombette" di carne alla brace. Dessert per tutti con la colomba pasquale firmata dal pasticciere-pizzaiolo Nicola Noschese di Pontecagnano.

Partecipazione e coinvolgimento del territorio

La presenza di produzioni vitivinicole, di distillati e selezioni per la mixology provenienti da ogni regione d’Italia e anche dal resto del mondo ha favorito, tra l’altro, lo sviluppo di una rete di relazioni commerciali tra produttori e buyers che ha coinvolto gli enoappassionati e i consumatori finali. In esposizione anche attrezzature per la ristorazione, forni professionali, macchinari per la conservazione sottovuoto e abbattitori di ultima generazione.

Ampie sono state le ricadute dell'evento sull’economia dell’intero Cilento con il tutto esaurito non solo nelle strutture alberghiere, ma nell’intera rete di accoglienza fatte di strutture di diverso livello. «Prossimi obiettivi da raggiungere in sinergia con i protagonisti del territorio - ha detto in chiusura Ottavio Gabriel Sorrentino - è ampliare il progetto con un respiro sempre più internazionale rendendo man mano rafforzando l’aspetto business per tutto il comparto enologico».

 

È stato un successo ma anche, calato il sipario,  uno spunto per una riflessione sulle criticità - se ci sono state - e soprattutto uno sguardo al futuro. «Da oggi - ha detto Angelo Zarra- si pensa ad una rinnovata progettualità per l'edizione 2024 per un Salone ancora più performante e sempre più all’altezza dell’intera filiera vitivinicola». Già decisa la data per la dodicesima edizione: 16, 17 e 18 marzo 2024, sempre in questa suggestiva città dei Templi che già al tempo dei greci e dei romani  vantava la fama di polo vitivinicolo.

www.paestumwinefest.it

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Alberto Lupini


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