Non dev'esserci spazio per errori se la vita degli italiani è a rischio

Mascherine inviate e subito ritirate perché non idonee, vertici della protezione civile che non sanno cos'è un ventilatore polmonare... In questa lotta dobbiamo sì pensare, ma anche fare di più

01 aprile 2020 | 18:09
di Marco Di Giovanni
L'Italia sta facendo bene, non c'è che dire. Certo, si possono trovare cavilli qua e là, ma la volontà c'è. Poco importa se Harvard critica il nostro modello (poi seguito dalla maggior parte dei Paesi nel mondo), non importa se qualcuno vuole aprire ora una commissione d'inchiesta (non è il momento adatto). Le critiche si possono muovere, ma l'intenzione di uscire da questa brutta situazione c'è, e un po' di luce infondo al tunnel, forse, la si vede. Peccato che inciampi lungo la strada non ne manchino, alcuni concreti che è obbligo rimarcare.


Domenico Arcuri e Domenico Pallaria

Ci riferiamo, ad esempio, alla lettera inviata oggi da Filippo Anelli, presidente di FNOMCeO (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurgi e degli odontoiatri), breve, alquanto imbarazzante, che qui riportiamo:


Egregi presidenti,
sono a comunicarVi che il Commissario straordinario per l'emergenza epidemiologica Covid-19 dott. Domenico Arcuri, mi ha appena informato che le mascherine contenute in involucri che riportavano la dizione maschere Ffp2 equivalenti, inviati dalla Protezione Civile, in data odierna, agli OMCeO dei capoluoghi di Regione, non sono dispositivi autorizzati per l'uso sanitario dalla Protezione Civile.

Vi chiedo quindi di sospendere immediatamente la distribuzione e l'utilizzo di quanto ricevuto, informando nel contempo eventuali medici o strutture che ne fossero già in possesso.

Cordiali saluti.

Filippo Anelli


A prescindere dalla leggera comicità del passaggio "inviati dalla protezione civile" - "non sono autorizzati per l'uso dalla protezione civile", questa è una cosa seria. La carenza (o l'inadeguatezza) dei dispositivi di protezione individuale dall'inizio di questa crisi è stata al centro di davvero tante polemiche (come quella che ha coinvolto la Lombardia, che si è ritrovata con decine di migliaia di mascherine che si son rivelate semplici panni per la polvere con due fori ai lati). È fondamentale che in questo genere di decisioni, ci sia un maggior senso di responsabilità.

E, a proposito di responsabilità, come non citare il caso esposto da Repubblica in giornata? Mi riferisco al capo della Protezione civile della Regione Calabria Domenico Pallaria, che oggi ha rimesso «il mio incarico di responsabile ad interim della Protezione civile nelle mani della presidente» della Regione Jole Santelli. Perché l'avrebbe fatto, ora? Nel pieno dell'emergenza?

Per via di un servizio di Report, durante il quale l'ex (si auspica) capo della protezione civile calabra ha confessato, parlando dell'emergenza, di non avere idea di cosa sia un ventilatore polmonare.

Due casi, seppur isolati e diversi, sono sufficienti per rinnovare un invito smosso da un senso civico alto, affinché ci siano preparazione e consapevolezza nel trattare un'emergenza di fronte alla quale, è vero, non ci siamo mai trovati prima, ma a causa della quale rischiano di morire (e muoiono) in Italia migliaia di persone.

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