In 26mila allo Sfincione Fest Trionfo per la focaccia bagherese
Una specialità che non è solo occasione di goduria gastronomica, ma anche strumento di rilancio economico e turistico del territorio che diede i natali a Renato Guttuso
02 dicembre 2019 | 18:21
di Gianni Paternò
Il tipico sfincione di Bagheria
Attorno allo sfincione bagherese si sta creando un movimento per la valorizzazione turistica della cittadina e per la diffusione delle sue bontà alimentari tipo il limone verdello per il quale si organizza il Verdello Fest, l’acciuga di Aspra, l’astrattu (concentrato di pomodoro ottenuto essiccando al sole la salsa di pomodoro). Motore di queste valide iniziative è l’Associazione La Piana d’Oro che ha come attori principali Michele Balistreri e Adalberto Catanzaro con tutta una serie di iniziative anche all’estero per promuovere il territorio e i suoi prodotti. Tra queste iniziative l’avvenuto riconoscimento da parte di Slow Food della Comunità dei panificatori dello Sfincione Bianco di Bagheria; ne fanno parte già i maestri artigiani panificatori Maurizio Valenti, Massimo Scaduto, Giampiero Pecoraro, Carlo Conti, Vita Gagliano, Gaetano Morici, Gabriele Ragusa e Michele Mancino che potranno utilizzare i loghi identificativi nella vetrofania e nel confezionamento del prodotto nel rispetto del disciplinare che è in via di definizione.
La ricetta dello sfincione bianco è semplice e come tutte le cose semplici richiede maestria e materie prime di eccellenza; si parte da un impasto ben idrato di semola di grano duro siciliano che alla fine della cottura deve risultare particolarmente soffice e ben lievitato, la consa, o condimento, prevede uno stufato di cipolla dolce, fette di tuma (pecorino ancora senza sale) o ricotta fresca ovina o insieme, acciuga salata, mollica fresca di pane da rimacinato con caciocavallo grattugiato, olio evo, con una forma obbligatoria rotonda od ovale. Se ben realizzato risulta una pietanza golosissima, equilibrata e leggera. Nel passato anche recente tutte le famiglie bagheresi facevano il loro sfincione magari cuocendolo nei forni pubblici e tutti i circa 90 panifici e gastronomie lo propongono magari con varianti più o meno piccole.
Mario Liberto
Mario Liberto, un appassionato studioso delle tradizioni culinarie sicule, nella master class dedicata ha raccontato che le origini risalgono ai Greci e che sia più nobile di quello palermitano che ha il pomodoro diffuso nell’Isola nell’800. Fu proprio la nobiltà palermitana che a Bagheria possedeva le ville a portarvelo e siccome era un gustoso cibo povero si diffuse nella popolazione. Altra occasione di partecipazione il dibattito su “Bagheria città del gusto” condotto da Francesca Cerami dell’istituto Idimed.
Alla terza edizione i banchetti dello sfincione bianco erano 6 per i panificatori cittadini: Maurizio Valenti dell'Antico Forno Valenti che nei 2 giorni ha preparato 480 sfincioni per circa 1.000 kg, Carlo Conti del Panificio Conti, Massimo Scaduto dell’Antica Forneria Scaduto, Gaetano Morici del Panificio Elitè, Giampiero Pecoraro dell’Antico Panificio Don Pietro, Vita Gagliano del Panificio La Spiga più altri 3 provenienti da città vicine. Oltre allo sfincione si proponevano altri prodotti da forno, da pasticceria e gastronomici. Tra questi il bagherese Giuseppe Buttitta, U Barunieddu, che con l’occasione ha affiancato alla sua eccellente Crema di Sfincione la variante Crema di Sfincione Bianco e la Crema di Caponata.
Giuseppe Buttitta
Occasione culturale e di comunicazione sono stati i cooking show organizzati in collaborazione con Dagò Cibi Eccelsi di Antonino D'Agostino che tra l’altro ha fornito le farine Petra del Mulino Quaglia; non sono mancati i momenti di spettacolo e di musica. «Stiamo lavorano per ottenere il marchio più ambito della categoria, la Dop - spiegano Michele Balistreri e Adalberto Catanzaro dell’associazione La Piana d’Oro - e questo significa continuare a lavorare come abbiamo fatto finora, con impegno, dedizione e coinvolgendo tutti gli attori di questo progetto, ciascuno con la propria competenza».
Michele Balistreri, Maurizio Valenti e Adalberto Catanzaro
Oltre alla Villa Cattolica, sede del Museo Guttuso, alla Villa Palagonia o villa dei mostri e Villa Valguarnera, un motivo in più per visitare Bagheria è gustare e magari portarsi via un buon sfincione bianco, insieme valgono il viaggio.
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