Illusione “Parmesan” negli Usa I consumatori credono sia italiano
15 marzo 2016 | 18:00
«Questa ricerca non lascia dubbi: oltre i due terzi dei consumatori americani sono indotti in inganno, ed è proprio sul comune terreno della tutela del consumatore che è allora necessario si orientino gli impegni delle delegazioni europea e statunitense in ambito Ttip, perché se sul versante produttivo si possono scontare interessi diversi e contrapposti, la difesa del consumatore, invece, è sicuramente un oggetto di lavoro comune».
Paolo De Castro (nella foto), parlamentare europeo e relatore per il Ttip (il negoziato aperto tra Usa e Ue che trova nella tutela delle Dop uno dei temi più scottanti) al Parlamento europeo, si è espresso così a Bruxelles nell’ambito della presentazione della ricerca (curata da Aicod) dalla quale emerge con chiarezza che per la stragrande maggioranza dei consumatori americani il “parmesan” caratterizzato nelle confezioni da elementi di “italian sounding” è di sicura provenienza italiana, anche quando, in realtà, non ha nulla a che vedere né con il nostro Paese né con il vero Parmigiano Reggiano.
Una forma di inganno che il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha nuovamente denunciato oggi nella sede del Parlamento europeo, parlando di un fenomeno che interessa 100mila tonnellate di prodotto americano (più di 10 volte il volume delle importazioni di Parmigiano Reggiano originale dall’Italia) e costituisce, come ha detto il direttore del Consorzio, Riccardo Deserti «un pesante pregiudizio rispetto all’aumento delle esportazioni ed un intollerabile inganno a carico di consumatori che, al contrario, stanno sensibilmente aumentando la richiesta di prodotti originali e di alta qualità».
Oltre 130 tra parlamentari europei, esponenti del mondo delle Dop e rappresentanti Usa hanno partecipato al confronto, dal quale è emerso un fronte compatto del sistema europeo delle indicazioni geografiche a sostegno della proposta lanciata dal Consorzio finalizzata ad un maggiore coinvolgimento dei consumatori nel dibattito sugli accordi Ttip.
Esplicito, al proposito, Paolo De Castro: «con un saldo attivo di 6 miliardi di euro nell’agroalimentare, l’Europa ha interessi rilevantissimi, e proprio per questo va rilanciata un’azione autorevole nell’ambito dei negoziati con gli Usa, per realizzare un’alleanza fondamentale con i consumatori americani, ai quali l’accordo deve offrire garanzie e informazioni corrette sui prodotti per evitare gli inganni di cui sono oggi vittime».
«Proprio il portare l’attenzione sui consumatori - ha aggiunto De Castro - rappresenta un terreno di dialogo di reciproco interesse sul quale realizzare un accordo che ci consenta di compiere un passo in avanti importante sul rispetto e sulla tutela delle Indicazioni Geografiche, perché senza questo risultato centrale è evidente, come più volte ha ricordato la Commissaria Cecilia Malstrom, che non sarà possibile alcuna intesa».
Nella sede del Parlamento europeo, tra l’altro, il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Riccardo Deserti, ha ricordato che già il formaggio made in Usa e denominato “parmesan” è considerato “italiano” dal 38% dei consumatori americani. «La situazione - ha puntualizzato Deserti - si aggrava poi decisamente quando le confezioni sono caratterizzate da elementi di “italian sounding”(ad esempio la bandiera tricolore o monumenti e opere d’arte italiane): in tal caso, infatti, il 67% degli acquirenti americani è convinto di trovarsi di fronte ad autentico prodotto italiano».
Paolo De Castro (nella foto), parlamentare europeo e relatore per il Ttip (il negoziato aperto tra Usa e Ue che trova nella tutela delle Dop uno dei temi più scottanti) al Parlamento europeo, si è espresso così a Bruxelles nell’ambito della presentazione della ricerca (curata da Aicod) dalla quale emerge con chiarezza che per la stragrande maggioranza dei consumatori americani il “parmesan” caratterizzato nelle confezioni da elementi di “italian sounding” è di sicura provenienza italiana, anche quando, in realtà, non ha nulla a che vedere né con il nostro Paese né con il vero Parmigiano Reggiano.
Una forma di inganno che il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha nuovamente denunciato oggi nella sede del Parlamento europeo, parlando di un fenomeno che interessa 100mila tonnellate di prodotto americano (più di 10 volte il volume delle importazioni di Parmigiano Reggiano originale dall’Italia) e costituisce, come ha detto il direttore del Consorzio, Riccardo Deserti «un pesante pregiudizio rispetto all’aumento delle esportazioni ed un intollerabile inganno a carico di consumatori che, al contrario, stanno sensibilmente aumentando la richiesta di prodotti originali e di alta qualità».
Oltre 130 tra parlamentari europei, esponenti del mondo delle Dop e rappresentanti Usa hanno partecipato al confronto, dal quale è emerso un fronte compatto del sistema europeo delle indicazioni geografiche a sostegno della proposta lanciata dal Consorzio finalizzata ad un maggiore coinvolgimento dei consumatori nel dibattito sugli accordi Ttip.
Esplicito, al proposito, Paolo De Castro: «con un saldo attivo di 6 miliardi di euro nell’agroalimentare, l’Europa ha interessi rilevantissimi, e proprio per questo va rilanciata un’azione autorevole nell’ambito dei negoziati con gli Usa, per realizzare un’alleanza fondamentale con i consumatori americani, ai quali l’accordo deve offrire garanzie e informazioni corrette sui prodotti per evitare gli inganni di cui sono oggi vittime».
«Proprio il portare l’attenzione sui consumatori - ha aggiunto De Castro - rappresenta un terreno di dialogo di reciproco interesse sul quale realizzare un accordo che ci consenta di compiere un passo in avanti importante sul rispetto e sulla tutela delle Indicazioni Geografiche, perché senza questo risultato centrale è evidente, come più volte ha ricordato la Commissaria Cecilia Malstrom, che non sarà possibile alcuna intesa».
Nella sede del Parlamento europeo, tra l’altro, il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Riccardo Deserti, ha ricordato che già il formaggio made in Usa e denominato “parmesan” è considerato “italiano” dal 38% dei consumatori americani. «La situazione - ha puntualizzato Deserti - si aggrava poi decisamente quando le confezioni sono caratterizzate da elementi di “italian sounding”(ad esempio la bandiera tricolore o monumenti e opere d’arte italiane): in tal caso, infatti, il 67% degli acquirenti americani è convinto di trovarsi di fronte ad autentico prodotto italiano».
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Alberto Lupini
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