Agrinet: il futuro dell'agricoltura in tv. Conduce Francesca Magnoni
Grazie alle storie raccontate nel corso delle puntate, il programma conduce gli spettatori in un viaggio alla scoperta delle pratiche agricole del futuro e delle persone che le rendono possibili
È un appuntamento imperdibile per chiunque sia interessato all'agricoltura, alla sostenibilità e al futuro del nostro ambiente. È partita, su Tv2000, la nuova stagione di ”Agrinet: il futuro in campo”, programma condotto da Francesca Magnoni. La trasmissione, sostenuta dalla Commissione europea nell'ambito della Politica agricola comunitaria (Pac), mette in luce il contesto ambientale e il comparto agroalimentare. Grazie alle storie raccontate nel corso delle puntate, in onda ogni sabato alle 17,30, (della durata di 25 minuti ciascuna), "Agrinet" conduce gli spettatori in un emozionante viaggio alla scoperta delle pratiche agricole del futuro e delle persone che le rendono possibili. È un format caratterizzato da un'alternanza tra reportage dai campi e divulgazione scientifica.
Agrinet, il programma tv sull'agroalimentare co-finanziato dall'Ue
Questa struttura permette di esplorare non solo le realtà agricole italiane ma anche di approfondire gli aspetti scientifici orientati alla sostenibilità, strettamente collegati ai 10 obiettivi chiave della Politica Agricola Comunitaria.Il programma si avvale della consulenza tecnico-scientifica dell'Associazione nazionale Confagricoltura e dell'Università Iuav di Venezia, garantendo un approccio rigoroso e informato. Prodotto e ideato dal gruppo Icaro di Rimini, “Agrinet: il futuro in campo” è realizzato in collaborazione con Tv2000, l’associazione di tv locali Corallo, l'Università Iuav di Venezia e l'Associazione nazionale confagricoltura. La Commissione europea co-finanzia il progetto, promuovendo iniziative informative sui temi dell'agricoltura sostenibile attraverso appositi bandi. Abbiamo intervistato la conduttrice.
L'intervista a Francesca Magnoni, conduttrice di Agrinet
Come è nata l'idea di “Agrinet: il futuro in campo”?
«L’idea è nata per rispondere ad un bando europeo rivolto proprio alle società di media televisivi e radiofonici che contribuissero a diffondere i temi chiave della politica agricola comunitaria che è una delle più storiche politiche europee, nate per garantire che l'economia agricola e i prodotti alimentari sicuri e di provenienza certa raggiungessero tutti i cittadini e che gli agricoltori vedessero remunerato il proprio lavoro, che non è solo quello di coltivare, trasformare e produrre, ma anche rispettare il territorio con le sue risorse e valorizzare il patrimonio ambientale. La nostra filosofia editoriale è di raccontare storie di persone, quelle di donne e uomini che con passione portano avanti il loro lavoro o la loro missione nella vita. Tv2000 anche questo anno ha raccolto con sensibilità questi temi valorizzando l’agricoltura italiana con uno sguardo attento alle sue eccellenze. Parliamo del lavoro più antico del mondo, che però mai come in questo periodo è messo a dura prova: dai cambiamenti climatici, dalla concorrenza, dal costo delle materie prime, dalla tecnologia. Attraverso le storie di persone virtuose cerchiamo di sensibilizzare la collettività su temi oggi molto caldi».
La nuova edizione del programma esplora le eccellenze dell'agricoltura italiana. Qual è stata la storia che l'ha emozionata di più durante le riprese?
«Ogni storia mi appassiona e mi porta a esplorare luoghi che non conosco, borghi rurali pieni di fascino, prodotti alimentari a volte quasi sconosciuti; difficile per me dire quale sia la storia che più mi ha colpito, ma sicuramente - complice anche la mia origine romagnola -emotivamente mi sono sentita molto vicina ai giovani agricoltori messi in ginocchio dall'alluvione: vedere la loro resilienza, la forza con cui si sono risollevati è stato per me motivo di grande stimolo. Spero di poter trasmettere tutto ciò anche ai telespettatori».
Nel primo episodio avete ricordare l'alluvione in Romagna di un anno fa. Come è stato rivivere quei momenti con gli agricoltori che hanno subito i danni?
«Come detto è stato molto emozionante, a tratti commovente. Ho proprio voluto dedicare una puntata a questa drammatica vicenda per dare un messaggio: primo per ricordare i drammatici fatti a un anno di distanza e quindi tenere ancora accesi i riflettori, secondo per cercare di capire come possano gli agricoltori contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, sempre più condizionanti. Basti pensare che certi frutti o ortaggi non si potranno più coltivare né mangiare, perché troppo sensibili a siccità, a pioggia fuori stagione o grandine: gli agricoltori dovranno smettere si coltivarli a favore di altre colture. Tutto ciò è incredibile».
La cucina e la sostenibilità sono temi centrali nel programma. A casa sua, che rapporto ha con i fornelli?
«Da quando ho iniziato a girare il programma è a conoscere in modo più approfondito il valore dei prodotti a km zero, sono molto più attenta e consapevole quando faccio la spesa. Mi piace fare acquisti di stagione e assaggiare prodotti tipici, cucinare in modo semplice per esaltare al massimo sapori e profumi. Non sono una grande cuoca, ma sono curiosa di fare esperimenti. Mangio di tutto e mi piace variare la mia alimentazione».
Il programma alterna reportage e divulgazioni scientifiche. Come è nata la collaborazione con gli esperti dell’Associazione Nazionale Confagricoltura e dell’Università Iuav di Venezia?
«È nata già da un paio di anni nelle precedenti edizioni del programma, per rispondere all'esigenza di una consultazione tecnica con esperti del settore. Il supporto di una associazione di agricoltori nazionale è importante per la selezione dei protagonisti delle puntate e con Iuav Venezia la collaborazione si lega a tutti i temi della sostenibilità, tutela del paesaggio, cambiamento climatico per sviscerare insieme i contenuti delle puntate e mettere a disposizione esperti per le interviste. Il programma su Tv2000 vuole essere anche un modo per collegare il mondo accademico con quello lavorativo come occasione di scambio e incontro di buone pratiche».
Durante le riprese, ha incontrato anche molti produttori. C'è una storia che l'ha colpita in modo particolare?
«Una delle cose che mi ha colpito, durante la registrazione della puntata dedicata alla filiera corta dei grani antichi lucani, con la trasformazione in farine integrali e produzione di pasta e taralli, è stata quella di scoprire il ruolo dell’agricoltore come custode di antiche varietà di semi. Il tema della biodiversità non è un fatto di moda o di marketing, ma un argomento sempre più urgente da affrontare. La modernità è la necessità di produzioni più massicce ed economicamente convenienti ha portato ad abbandonare varietà che stanno rischiando di scomparire, ricominciare a coltivarle e a proporle sul mercato significa fare uno sforzo per riportare la nostra ricchezza, tra l'altro un primato del nostro bel paese, sulle nostre tavole, contribuire a ridare slancio alla nostra economia rurale fatta anche di piccoli agricoltori, e soprattutto difendere il paesaggio e l'ambiente. Per esempio ho imparato che le antiche varietà autoctone sono più rustiche e quindi più resistenti ai cambiamenti climatici, meno bisognose di trattamenti, tutto a vantaggio del pianeta e dell'ambiente».
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All’interno del programma c’è la rubrica ‘La Pac vista dai bambini’ che affronta temi importanti nelle scuole primarie. Cosa ha imparato dal dialogo con i bambini sulla sostenibilità?
«I bambini sono molto attenti e ricettivi su argomenti che domani li toccheranno sempre di più, argomenti che apparentemente possono sembrare ostici per loro, ma se li si affronta con piccoli esempi concreti e semplici che riguardano la loro quotidianità, È molto interessante e stimolante per loro affrontarli prima possibile. Avvicinarli a questi temi, non solo li prepara a traghettarsi verso un futuro per certi aspetti sempre più complesso, ma li rende consapevoli cittadini di domani».
La sostenibilità è un tema cruciale nel programma. Quali cambiamenti pensa siano necessari per rendere l’agricoltura italiana più sostenibile?
«Penso che ognuno debba fare la propria parte in maniera sinergica: le istituzioni devono sostenere politiche agricole sempre più attente alle esigenze degli agricoltori di oggi, gli agricoltori agire sempre di più per una agricoltura che non sia solo interessata a produrre e trasformare, ma rivolta anche ad un ruolo di salvaguardia e conservazione dell'ambiente, infine il consumatore deve essere sempre più attento e consapevole al momento del proprio acquisto, riducendo lo spreco e scegliendo con attenzione i prodotti che porta in tavola».
A livello personale, come affronta i temi legati al cambiamento climatico nella sua quotidianità?
«Cerco nel mio piccolo di fare la mia parte, partendo dalla mobilità sostenibile: ho la fortuna di abitare in una piccola città che è Rimini e riesco a muovermi soprattutto in bicicletta o a piedi, per la pulizia della casa cerco di acquistare solo prodotti ricaricabili, evitando l'eccessivo utilizzo di confezioni di plastica, per la spesa privilegio acquisti a km zero e di stagione, utilizzo l'acqua di lavaggio della verdura per innaffiare le piante del mio terrazzo».
La nuova edizione del programma è supportata dalla Commissione europea. Quanto è importante per lei il sostegno delle istituzioni in progetti come questo?
«È molto importante perché ci ha dato l'occasione di dare il via a questa produzione televisiva e radiofonica. Il progetto ha obiettivo di divulgare i temi chiave della politica agricola comunitaria a tutti gli Stati membri».
C'è una puntata in particolare della nuova stagione che non vede l'ora che il pubblico veda? Se sì, quale e perché?
«Ci terrei molto che il pubblico vedesse la puntata girata nella Costa dei Gelsomini dove ho incontrato tre imprenditrici che coltivano e trasformano bergamotto. Queste giovani donne portano avanti le aziende di famiglia in maniera innovativa e soprattutto desiderano rilanciare l'imprenditoria nella loro bellissima terra di Calabria».
Ha mai pensato di scrivere un libro o un blog sulle esperienze che vive grazie a “Agrinet”?
«Grazie della bella domanda, ma non ci ho ancora pensato: le trasferte per girare le puntate sono giornate molto intense che condivido con i colleghi e dove siamo molto concentrati nel riuscire a raccontare in 25 minuti tutto quello che scopriamo e poi montiamo le puntate, sperando di restituire al meglio tutto ciò che abbiamo visto. È un lavoro che mi coinvolge molto. Al momento tempo per scriverne dei racconti per un libro o un blog non riuscirei a trovarlo, ma mi piacerebbe sicuramente».
Cosa fa nel tempo libero quando non è impegnata con il programma?
«Oltre al lavoro, mi dedico alle mie passioni, che sono tra le altre il canto, l'attività fisica, il viaggio. Vivo a Rimini e ho anche un legame molto forte con il mare, quando ho tempo faccio lunghe passeggiate in riva sia in inverno che in estate».
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Alberto Lupini